Viaggio in Francia con 15 euro a settimana – (Seconda Parte)

Yannie sta sgusciando noci ad un’estremità del lunghissimo tavolo della sala, Anna è indaffarata ai fornelli, Anthony sta bevendo una birra dando le spalle al camino e Jane poco distante sta davanti al suo Mac cercando di capire che cosa sia l’HACCP. Sorgin, uno dei gatti di casa, si lecca ozioso sulla panca, senza curarsi di nessuno. C’è un po’ di disordine nell’enorme stanza, ma l’atmosfera è molto calda e accogliente. Sono le 20 passate e io e la mia ragazza Rita siamo appena arrivati dalla Bretagna, dopo un viaggio in auto di 10 ore.

Come ho raccontato in un precedente post su Viaggiare con lentezza stiamo girando la Francia con un budget ridottissimo, muovendoci in covoiturage e facendoci ospitare in cambio di alcune ore di lavoro grazie alla piattaforma online Workaway. Ci troviamo alle pendici dei Pirenei, a 30 km dal confine con la Spagna e quello descritto sopra è il quadretto che ci accoglie appena messo piede a casa di Jane e Anthony. Yannie di Hong Kong e Anna di Tallinn, sono invece due viaggiatrici che stanno facendo Workaway proprio come noi. Siamo arrivati giusto in tempo per unirci alla cena estone preparata da Anna.

Un crocevia di workawayers

Durante la cena cogliamo l’occasione per presentarci, ma soprattutto per conoscere i nostri hosts e le altre due ospiti. Jane e Tony, sulla sessantina, sono originari di Manchester, dove lei faceva l’insegnante e lui il carpentiere. Circa 20 anni fa hanno deciso di mollare tutto e di trasferirsi nel Paese Basco, dove la famiglia di Anthony aveva una grande casa di villeggiatura inutilizzata e malmessa. Oggi l’edificio è completamente ristrutturato, nonostante non abbia perso il suo aspetto rustico e la sua conformazione tradizionalmente basca: travi a vista, un labirinto di scale in legno e persiane rosse. Davanti ha un bellissimo giardino terrazzato, un grande orto biologico, un pollaio e un piccolo teatro. Tony ha allestito anche un laboratorio di falegnameria, dove ha costruito con le sue mani gran parte dell’arredamento della casa.

Per vivere Jane e Tony affittano alcune delle molte stanze, spesso a gruppi che vengono per fare corsi. Jane inoltre guida il pulmino della scuola, dove insegna anche inglese ai bambini in un corso pomeridiano. Ospitano workawayers (viaggiatori che fanno workaway) da molti anni: anche grazie al loro aiuto sono riusciti a ristrutturare la casa tutta da soli e sempre grazie a loro riescono a gestire l’attività turistica. In estate arrivano ad ospitarne fino ad otto contemporaneamente.

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La grande casa di Jane e Tony

La nostra “collega” Yannie ha 27 anni, ride quasi tutto il tempo per le cose più incredibili, studia chimica e fa la barista a Hong Kong. Si è presa un anno sabbatico che ha utilizzato per viaggiare attraverso l’Europa. È lì da quasi una settimana quando ci incontriamo.
Anna ha 21 anni, parla un inglese perfetto, studia comunicazione ed è alla fine del suo anno sabbatico in giro per l’Europa. È ospite di Jane e Tony da circa 10 giorni.
La cena estone, composta da un’insalata di barbabietola con maionese, un’insalata di mele e delle patate lesse cosparse di una salsa fatta da Anna, vola tra una chiacchiera e l’altra.
Al termine della cena colgo l’occasione per chiedere ai padroni di casa come ci organizzeremo per il lavoro e in che cosa consisteranno i nostri compiti nei giorni seguenti.

Tony mi risponde che c’è un gruppo di 16 persone in arrivo la settimana seguente e che dovremo dare una mano con la preparazione dei pasti e le pulizie nei 9 giorni in cui saranno ospiti: “Sarà dura” dice e ci suggerisce di prenderci più tempo libero possibile prima dell’arrivo degli ospiti.

Mari e monti

Effettivamente la prima settimana io e Rita abbiamo un sacco di tempo libero e a parte qualche ora di lavoro nell’orto non facciamo praticamente niente.

Dormiamo nella mansarda sopra la sala di yoga, una sistemazione molto spartana, ma sufficientemente confortevole per noi. Visto che per il momento non siamo necessari ai nostri hosts ne approfittiamo per fare più gite possibile e in quei giorni visitiamo Saint-Jean-Pied-de Port (partenza del cammino di Santiago), Biarritz, Bayonne e abbiamo anche il tempo per fare una bellissima camminata sulle vicine montagne. I dintorni offrono panorami spettacolari: piccoli paesini si alternano a grandi prati dove pascolano animali spesso allo stato brado, soprattutto mucche e pecore.

Un giorno, poco prima che partano, riusciamo anche a fare una gita a San Sebastian, in Spagna, insieme a Yannie e Anna.

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Tapas a San Sebastian con le nostre “colleghe”

In quei primi giorni stiamo pochissimo a casa e riusciamo a vedere la regione in lungo e in largo, passando dalle vivaci e assolate città costiere alle montagne deserte e innevate di Roncisvalle. A dire il vero, quando abbiamo trovato l’offerta su workaway.info che parlava di un “centro yoga sui Pirenei atlantici”, ci aspettavamo di finire rinchiusi in un rifugio in mezzo alla neve.

Verde, bianco e rosso

In realtà l’annuncio di Jane e Tony descriveva la regione “molto bella per camminare, a mezz’ora dalla costa (Biarritz) […] molto interessante storicamente (grotte preistoriche, musei e botteghe di cioccolato.” In effetti il Paese Basco, oltre a riservarci un clima meraviglioso, con giornate di sole e temperature sui 15 gradi a Dicembre, ci ha sorpreso per la sua ricchezza. La forte identità basca poi si avverte in tanti aspetti della cultura e della vita quotidiana, si parla per lo più francese, ma non ci sentiamo né in Francia né in Spagna. Lo stretto legame della popolazione con il proprio territorio è comunque ben rappresentato dalla lingua euskera: popolo basco e Paese Basco si dicono nello stesso modo, euskal herria. Anche i colori della Ikurriña, la bandiera basca, riflettono il territorio e i suoi tratti dominanti: il verde dei prati, il bianco delle case e il rosso delle loro persiane.

La regione offre moltissimi prodotti tipici come formaggi, carni e salumi pregiati e, cosa che non abbiamo perso occasione di provare, finissimo cioccolato. Tony ci ha spiegato che nel territorio basco infatti durante l’Inquisizione si erano rifugiati molti ebrei e che questi avevano portato con sé l’arte cioccolatiera. Non dovendo sottostare alle regole della Chiesa gli ebrei erano tra i pochi che sapevano lavorare il cacao, per lungo tempo un esotico e afrodisiaco “cibo del diavolo” vietato ai cristiani.

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Rita alle prese con una salita

Danze Sciamaniche

Dopo una settimana di relativa pacchia è infine arrivato il gruppo che sarebbe stato ospite fino alla fine del nostro Workaway. Sedici persone tra i 30 e i 60 anni, provenienti da varie parti della Francia si sono trovate da Jane e Tony per fare la prima parte di un seminario sui “Nove Colpi”. L’argomento? Entrare in contatto con se stessi e con il proprio corpo attraverso delle danze sciamaniche, l’inizio di un percorso di consapevolezza, liberazione e felicità. Il corso era tenuto da Ena e Nicolas una ballerina e un ricercatore di scienze cognitive e consiste in nove giorni di canti e balli sfrenati, alternati a momenti di discussione e attività collettive. Spesso, dalla sala yoga due piani più in alto, giunge qualche schianto dovuto a salti e colpi di tamburo, oppure qualche grido e io, Rita e i padroni di casa ci troviamo a guardarci tutti un po’ perplessi, mentre siamo intenti a lavorare in cucina. Dall’arrivo del gruppo il nostro tempo libero è rimasto solo un lontano ricordo e passiamo quasi l’intera giornata nella grande sala da pranzo / cucina al primo piano.

Sguatteri per 70 ore

Il dizionario Treccani definisce sguattero “inserviente di cucina addetto ai lavori più umili e pesanti”. Questa definizione centra esattamente ciò in cui ci siamo trasformati io e Rita a partire dal nostro settimo giorno con Jane e Tony. Dall’arrivo del gruppo e per gli otto giorni successivi la nostra routine è la seguente: alle 10 ripuliamo la sala e i piatti del dopo-colazione e fino alle 12,30 aiutiamo a cucinare e poi ripuliamo nuovamente la sala, che viene usata per la preparazione dei pasti ; alle 12,30 pranziamo con gli ospiti e alla fine sgomberiamo un’altra volta la tavola e puliamo la sala; tempo libero dalle 15 alle 18, quando riattacchiamo nuovamente con lo stesso copione del pranzo; alle 22 solitamente siamo al letto, stanchi morti. Ecco cosa intendeva Tony quando la prima sera ha detto che ci sarebbe stato “lot of hard work to do”. Tagliare verdure, apparecchiare, sparecchiare e pulire diventano presto mansioni così ripetitive e pesanti che desideriamo scappare.

Teniamo duro, perché sappiamo che Jane e Tony contano su di noi. È evidente che hanno sottovalutato la mole di lavoro, anche considerando le particolari esigenze dietetiche del gruppo: c’è l’ospite con la dieta paleo, c’è chi non mangia grassi, chi non mangia zuccheri, chi è vegetariano. I padroni di casa cercano di usare quasi esclusivamente i prodotti del loro orto e scelgono sempre comunque prodotti biologici e locali. Non badano al risparmio in quanto a qualità, anche se spesso si trovano a contare delle porzioni così precise per l’intero gruppo, che al minimo errore di calcolo si trovano costretti a dividersi una pietanza tra loro. Inoltre, cercano di sfruttare più possibile gli ingredienti, utilizzando gli scarti per zuppe e torte salate.

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Io durante una delle non-troppo-entusiastiche ore di lavoro

Zucca e Peperoni

A essere sinceri infatti la parte più difficile del nostro soggiorno sui Pirenei non è stata il lavoro. Dovete sapere che io e Rita scegliamo i nostri hosts, anche e soprattutto in base ai commenti sul cibo che i workawayers lasciano sul sito. Nonostante le verdure biologiche e a filiera cortissima provenienti dall’orto il rancio è stato per noi un tasto dolente. Tutti i giorni pranzo e cena venivano presi gli stessi ortaggi e mischiati insieme, anche se magari in modo diverso: un giorno in una zuppa, un giorno in una torta salata, un giorno gratinati al forno.

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L’orto di Jane e Tony

Uno degli ultimi giorni però, in assenza di Jane, c’è stata una novità nel menù. Anthony, lasciato da solo ai fornelli, osa dove nessuno avrebbe mai osato: scongela una ratatouille di verdure estive e per renderla più abbondante la cosparge di una crema di zucca appena passata. Non posso evitare di pensare al famoso cliché secondo il quale gli inglesi hanno la peggiore cucina del mondo e al fatto che io e Rita dobbiamo leggere più attentamente le recensioni su workaway.info.

Un bicchiere mezzo pieno

Dagli ultimi dettagli raccontati potrebbe sembrare che la nostra esperienza da Jane e Tony non sia stata facile e in effetti devo dire che gli ultimi giorni non vedevamo l’ora di scappare. La rifaremmo? Probabilmente sì. Abbiamo fatto e visto cose nuove, sia a casa dei nostri hosts che fuori nelle nostre gite. Inoltre le ore di lavoro non sono state così eccessive, ma solo distribuite male: il workaway prevede di lavorare circa 24 – 30 ore a settimana, noi ne abbiamo lavorate 70 in 17 giorni, quindi non molte più del pattuito. Abbiamo speso pochissimo in quei giorni: 58 euro in totale, 15 euro a testa a settimana, per comprare dei panini, due cioccolate calde, della frutta,fare un pranzo fuori a Bayonne e mangiare delle tapas a San Sebastian. A dire il vero poi alcuni dei clienti a cui, alla partenza ,abbiamo dato dei passaggi in città, ci hanno anche dato una “mancia”. Con i soldi risparmiati ci siamo fatti una settimana di vacanza in Spagna. Inoltre Jane e Tony non sono stati dei cattivi hosts. Sono persone molto interessanti, con uno stile di vita semplice e si sono preoccupati spesso per le lunghe ore di lavoro che ci siamo trovati a fare…

ma forse sto dicendo così solo perché alla nostra partenza Jane ci ha corrotto con una crema spalmabile di una famosa cioccolateria locale.

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Io, Rita, Jane, Tony e Yannie (a capotavola)
[ Le avventure di Stefano e Rita continuano. nel frattempo, per leggere i racconti precedenti visitate la loro pagina su VCL o il loro profilo facebook]

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Quest’avventura è stata possibile grazie al Workaway

Per iscriverti al Workaway clicca qui.

Scopri di più su:

Per saperne di più…

Stefano e Rita stanno facendo il giro del mondo con la Sharing Economy. Potete ascoltare una loro intervista su youtube.

Oppure visitare la loro pagina facebook IO VOLEVO SOLO ANDARE IN MAROCCO.

Leggi anche il loro racconto sul viaggio in nave cargo.

About Rita e Stefano BonaVera 9 Articles
Stefano: fiorentino, laureato in lingue e ora iscritto ad antropologia, receptionist in hotel da più di 10 anni. A novembre 2016 sono partito per un anno di viaggio con la mia ragazza. Rita: calabrese di nascita e crescita, fiorentina d'adozione. Fra pochi giorni parto per un anno sabbatico col mio ragazzo in giro per il mondo. Prima tappa e ultima previste: Francia e Iran. Mi appassionano le lingue straniere, ma conosco bene solo l'inglese e francese. E anche la lingua dei segni italiana. Whatelse?

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