Inside the Country, Inside the People: Chaharshanbe Suri

Eccoci nuovamente con la rubrica Inside the Country, Inside the People, l’appuntamento con la cultura e le tradizioni dal mondo, che oggi ci porta in Iran per celebrare il famoso Chaharshanbe Suri, meglio conosciuto come the Persian Festival of Fire
Da pochi giorni siamo finalmente entrati in primavera e, come ormai ci è noto, in moltissimi Paesi del mondo si festeggia l’equinozio e l’ingresso in questa fantastica stagione simbolo di rinascita.
Per il popolo persiano questo rito rappresenta la celebrazione del capodanno, quando, la notte tra l’ultimo martedì ed il primo mercoledì di ogni Nowruz (cioè l’anno, che coincide con l’equinozio di primavera), gli iraniani celebrano un festival del fuoco che ha affondato le sue radici nelle antiche usanze e nella storia del paese.
Anche in questo caso è il fuoco a farla da padrone e, anche in questo caso, il fuoco stesso serve a purificare l’anima da tutte le negatività accumulate nell’anno precedente. Il rito consiste in una vera e propria camminata attraverso le fiamme, per questo, lungo le strade delle città, vengono preparati grandi e piccoli falò dove chiunque è invitato a passarci sopra, saltando, camminando o correndo per ricevere quella benedizione e pulizia che il fuoco stesso può dare, eliminando le sfortune, impurità, disgrazie, malattie e lasciando corpo e anima puliti e pronti ad accogliere il nuovo anno. Una volta spenti i falò, anche le ceneri di questi fuochi dovranno essere gettate via, proprio per far entrare nella maniera più linda il nuovo Nowruz

L’origine di questo festival del fuoco risale prima dell’arrivo dell’Islam in Persia, quando era celebrato gli ultimi cinque giorni dell’anno. Poi, con l’arrivo dell’Islam, il Chaharshanbe Suri (Chaharshanbeh significa Mercoledì e Suri significa rosso, festa o festival) ha assunto una collocazione temporale più precisa, cadendo il primo mercoledì del Nowruz. La scelta di portare le celebrazioni a questo giorno preciso è stata voluta dagli iraniani proprio per preservare questa festa e salvarla dall’influenza araba.
Prima dell’invasione musulmana gli iraniani non avevano sette giorni della settimana e nell’antica Persia tutti i giorni del mese portavano il nome di angelo, con l’arrivo dell’islam questi nomi vennero sostituiti in favore degli attuali nomi della settimana che conosciamo. Dal periodo musulmano in poi molti usi e feste iraniane cominciarono a svanire e alcune scomparvero del tutto. 

Così, gli iraniani preoccupati di preservare la loro cultura, cercarono di salvare i loro riti e costumi dall’estinzione proteggendoli dalla pratica islamica che ormai stava prendendo il sopravvento. Sapendo che gli arabi credevano che il mercoledì fosse un giorno sfortunato, un giorno di cattivi presagi, i persiani spostarono la loro festa del fuoco proprio in questo preciso giorno in modo da non subire alcuna contaminazione o imposizione araba.
Ci sono molti rituali legati a questo capodanno, per esempio, durante le camminate sopra ai fuochi la gente canta una canzone tradizionale chiamata “Sorkhi-ye to az man” che significa più o meno “Il tuo colore rosso che arde deve essere mio. Il mio pallore giallo malaticcio sarà tua”. Inoltre, anche i fuochi d’artificio e i giochi di luce fanno parte del rituale che richiama la simbologia del fuoco, pertanto tutti ne fanno uso illuminando i cieli con meravigliosi giochi di colore. 

Ancora, durante il Chaharshanbe Suri potrete vedere appese a tutte le case delle specie di pentolacce, ovvero piccoli vasi contenenti carbone, sale (entrambi simbolo di malaugurio e sfortuna) e una piccola moneta di poco valore (simbolo di indigenza). Rompendo questa pentolaccia gli abitanti della casa scacciano dalla loro abitazione i cattivi presagi.
Un altro rituale, strettamente legato all’inizio del nuovo Nowruz, e che quindi viene praticato il 21 marzo, è la preparazione della casa. Si chiama Haft-e-Seen e prevede una pulizia e rinnovamento di se stessi e degli interni della propria abitazione. Ci si fa il bagno, si indossano abiti nuovi e profumi, si decora con mobili nuovi e fiori freschi.


La parte più importante di questo Haft-e-Seen è rappresentata dalla tavola, che dev’essere imbandita di sette elementi, il cui nome inizia per S, che simboleggiano diversi concetti peculiari della primavera e del capodanno: 1. Somagh (Sumac): simboleggia il colore del sorgere del sole
2. Serkeh (aceto): simboleggia l’età e la pazienza
3. Senjed (frutta secca da albero di loto): simboleggia l’amore
4. Samanoo (budino dolce): simboleggia abbondanza
5. Sabzeh (germogli): simboleggia la rinascita
6. Sib (mela): simboleggia la salute e la bellezza
7. Sir (aglio): simboleggia la medicina 
 


Sekkeh (moneta): simboleggia la ricchezza e la prosperità
Sonbol (Giacinto): un fiore di primavera
Mahi (pesce): simboleggia la vita
Tokhmeh morghi (uovo): simboleggia la fertilità
Sham (candela): simboleggia l’illuminazione
Shirini (dolci): simboleggia il diffondere la dolcezza
Un libro di poesie o di preghiera

Leggi le puntate precedenti di Inside the Country, Inside the People, la rubrica sulle più affascinanti tradizioni culturali nel mondo:

Il capodanno cinese
Carnevali d’Italia
Carnevale di Rio
Lòm a Merz
Maslentitsa
Holi Festival
St. Patrick’s Day

About Silvia Tamburini 23 Articles
Il mio obiettivo è conoscere. Il punto non è vedere posti lontani, ma assaporarne la vita, la cultura, la quotidianità e annusarne il profumo anche a km di distanza. Viaggiare è la mia scuola, la condivisione il mio strumento.

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