La cascina piemontese che aspira a diventare una comunità autosufficiente

Alla scoperta di mondi alternativi in Piemonte

“Voglio fondare una comunità autosufficiente in Piemonte – la storia di Marco B.” – Oggi desidero condividere con voi una delle esperienze di volonturismo più affascinanti che abbia mai vissuto sul territorio italiano.

Circa un anno fa, ho avuto l’opportunità di incontrare Marco, un uomo alto e slanciato con una perenne abbronzatura. Vive a Dorzano, in Piemonte, all’interno di un vasto terreno acquistato da poco. Benché nato in Italia, Marco si definisce sudafricano di cuore, un dettaglio che tiene a precisare. Ha trascorso gran parte della sua vita in Africa, assimilando l’inglese e l’afrikaans, lingua diffusa in Namibia e Sudafrica. La sua famiglia piemontese si era trasferita lì, presumibilmente per lavoro.

Tuttavia, quando la famiglia decise di ritornare in Italia, Marco optò per restare in Africa, il continente che aveva conquistato il suo cuore. Questo non ha limitato la sua voglia di esplorare: dai Caraibi alla Thailandia, passando per Israele, Cina, Cuba e Sudamerica, Marco ha lasciato il suo segno in ogni angolo del mondo.

Il ritorno alle radici italiane

Oggi, Marco ha riabbracciato la sua terra natale, l’Italia. È stato suo figlio, Misha, a essere la scintilla di questa decisione, spingendolo verso un’avventura audace e ambiziosa: trasformare una cascina piemontese in una comunità off the grid, cioè completamente indipendente dalle convenzionali infrastrutture di sistema.

Rimane impresso nella mia mente un dialogo che ebbe inizio con Marco, poco prima di sederci per cenare quel primo giorno. Parlò delle ragioni dietro le sue determinate decisioni. “Tutto ciò lo faccio per Misha”, mi rivelò con sincerità. “Non posso sopportare l’idea di vederlo intrappolato in un ufficio, soggetto ai voleri di una grande azienda o di un’istituzione bancaria. Questo progetto nasce dalla mia speranza che possa vivere liberamente, svincolato dall’oppressione del denaro e dai vincoli di un lavoro salariato. Desidero che sia padrone del suo destino, senza alcun superiore a dettarne i ritmi”.

Un genitore fuori dagli schemi o profondamente saggio?

cascina autosufficiente“La stragrande maggioranza delle persone svolge lavori ripetitivi, scarsamente retribuiti e spesso privi di un autentico significato sociale, tutto per garantire la propria sopravvivenza finanziaria”, affermò Marco. Non era la prima volta che mi imbattevo in tale riflessione, in molti sensi condivisibile. Tuttavia, era insolito udire queste parole da un padre. Molti genitori, infatti, sentono di aver adempiuto al proprio ruolo quando i loro figli si inseriscono stabilmente nel mondo del lavoro tradizionale. Spesso, ciò che conta non è la natura del lavoro, ma la capacità di garantire un reddito e, di conseguenza, una presunta indipendenza.

“Tutti desiderano che i propri figli raggiungano l’indipendenza,” continuò Marco, “ma qui c’è un paradosso! Proprio quando ottengono un lavoro tradizionale, perdono la vera autonomia. Si ritrovano a mettere la sveglia ogni mattina per passare la maggior parte del tempo in un piccolo ufficio, davanti a un computer, seguendo un set rigido di compiti assegnati. E la storia si ripete, giorno dopo giorno, fino all’età pensionabile. Questo non mi sembra affatto indipendenza, piuttosto una forma di assoggettamento. Mi sfugge come molti genitori possano vedere le cose diversamente. Se necessario, sosterrò economicamente mio figlio per sempre. Desidero che viva appieno l’esperienza del mondo, non che diventi semplicemente un ingranaggio di un sistema economico distorto.

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Marco B.

La visione di una comunità autosufficienza

Marco non ha in mente di sostentare suo figlio per tutta la vita. Al contrario, desidera fornire a Misha gli strumenti e le risorse per fargli abbracciare l’autosufficienza. Sta dando vita a un progetto rivoluzionario: offrire a suo figlio e a chiunque voglia unirsi alle attività della cascina un’alternativa di vita. L’obiettivo è conquistare una vera libertà, ottenuta attraverso i frutti del proprio impegno. Sebbene Marco non sia familiare con concetti come “decrescita” o “downshifting“, le sue azioni rispecchiano una filosofia orientata alla semplicità consapevole e al minimalismo nella vita quotidiana. L’idea è chiara: lavorare con moderazione per vivere con pienezza. Marco è convinto che, per mantenere la comunità in armonia, servano solo poche migliaia di euro all’anno.

La cascina si propone come un’oasi per chi desidera immergersi in uno stile di vita off-grid. Qui, si può godere di verdure fresche, raccolte direttamente dall’orto biologico, degustare uova fresche di galline che pascolano liberamente e usufruire di prodotti ottenuti grazie a scambi con contadini locali. Nessun intervento chimico o fertilizzante artificiale interviene nella coltivazione e cura dell’orto. Il compost utilizzato è completamente naturale, prodotto dagli animali che popolano la cascina. L’acqua, pura e fresca, viene prelevata dal pozzo interno alla proprietà, mentre per il riscaldamento si fa ricorso al legname ottenuto dalla potatura di piante e alberi.

Cascina autosufficienza

Un rifugio per viandanti consapevoli

cascina autosufficienteNato nel marzo del 2016, Marco ha battezzato la sua iniziativa “La village”, presentando la sua dimora come una fattoria biologica e comunità autosufficiente, un’oasi alternativa lontana dalla logica commerciale. L’idea alla base della comunità concepita da Marco trae ispirazione dai Kibbutz israeliani, esperienza che lo stesso Marco aveva avuto modo di vivere durante uno dei suoi viaggi d’annata. Ogni membro della comunità contribuisce con il proprio bagaglio di competenze ed esperienze, ricevendo in cambio vitto e alloggio. Prima del mio arrivo, diverse volontarie provenienti da Russia, Inghilterra e Ungheria avevano già affiancato Marco, prestando il loro aiuto in modo altruistico.

Durante le due settimane trascorse accanto a Marco, mi sono dedicato assiduamente ai lavori ogni mattina. Insieme, abbiamo eretto un ampio recinto, dando così alle galline uno spazio più generoso in cui scorrazzare. Un’altra volontaria, originaria della Toscana, si prendeva cura dell’orto biologico, ormai rigoglioso. Una serie di ulteriori interventi di ristrutturazione verranno intrapresi nel prossimo futuro, grazie al contributo di nuovi aiutanti provenienti da ogni angolo del mondo. “Ogni cosa al suo tempo”, mi sussurrò Marco, “senza alcuna fretta”.

Dopo tutto, le creazioni più magnifiche e longeve al mondo prendono forma con calma e pazienza.

Cascina autosufficiente

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Viaggiatore, wwoofer e ragazzo curioso da Torino. In viaggio dal 2009, amo scrivere articoli su paesi, comunità, famiglie e villaggi ecologici dove si vivono culture e stili di vita diversi. Per saperne di più sfoglia il blog, oppure cercami su Facebook.

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