Ogni quindici minuti, un aereo sorvola i tetti della città, diretto all’aeroporto Humberto Delgado di Lisbona. Il suo rombo taglia il cielo limpido e ci ricorda che siamo tornati nel cuore pulsante della modernità, lontani dal silenzio della campagna e dalle notti stellate di Peniche.
Dopo giorni di autostop, di ospitalità inattese e di strade percorse senza fretta, la città ci accoglie con il suo ritmo incessante, con il rumore dei motori che non si spegne mai. Ci chiediamo come facciano i lisbonesi a convivere con questo traffico continuo, con il cielo attraversato da aerei a ogni ora del giorno.
Eppure, forse, è un rumore necessario: per i viaggiatori che partono, per le famiglie che si ritrovano, per gli amici che vogliono restare connessi al mondo. Con il tempo, quel suono che a noi sembra estraneo diventa familiare, parte del respiro stesso della città – un battito d’ali che accompagna la vita quotidiana, come una moderna melodia di partenza e ritorno.
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