Nel sito archeologico di Tharros, in Sardegna, ci sono due colonne bianche che fanno parte del tempio tetrastilo, un tempo affacciato sul mare, considerato uno dei simboli del sito.
Di questo tempio antico rimangono solo le basi e queste due colonne che sono in realtà ricostruzioni moderne, piazzate dove un tempo sorgevano le originali. Collocate all’ingresso della strada che conduceva alla città antica, rappresentavano l’accesso al foro, il centro della vita pubblica e commerciale in epoca romana.
Oggi, le colonne bianche di Tharros offrono un suggestivo scorcio del passato, evocando immagini di una città vivace e importante, punto di incontro di culture diverse e testimone di secoli di storia mediterranea.
Chi si ferma davanti alle colonne di Tharros guarda nello stesso punto che per secoli ha visto passare navi fenicie, puniche e romane. La pietra chiara si staglia contro l’azzurro del mare, creando un’immagine che sembra sospesa tra rovina e eternità.
Questi resti appartengono al tempio principale della città, riconoscibile dal basamento e dai frammenti architettonici recuperati dagli scavi. Una colonna porta ancora il capitello corinzio, riccamente decorato, l’altra si erge nuda, con le scanalature verticali che catturano la luce del pomeriggio. In mezzo, lo spazio vuoto lascia scorrere lo sguardo verso l’orizzonte e l’isola di fronte.
Il visitatore di spalle nella foto diventa parte della scena, quasi un tramite tra presente e passato. Non osserva soltanto due colonne: osserva il paesaggio che le ha generate, il promontorio battuto dal maestrale, i blocchi riutilizzati nel Medioevo, la continuità di pietra e acqua che lega Tharros a tutta la storia del Mediterraneo.
Oggi le colonne sono simbolo iconico del sito. Non raccontano solo un tempio, ma l’intera città che dialogava con il mare, con gli stagni retrostanti e con i popoli che qui hanno lasciato la loro impronta.

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