In questa scena sospesa tra follia e poesia, Jonathan si lancia nel vuoto con un sorriso liberatorio e il suo iconico cartello stretto tra le mani. Capovolto, come il messaggio che porta, sfida la forza di gravità e anche le paure più umane: quella di cadere, di rischiare, di andare troppo lontano. Ma lo fa con la leggerezza di chi sa di avere un filo invisibile che lo tiene: quello che lo lega alla madre e, con lei, a chiunque abbia mai atteso un messaggio rassicurante da chi è partito. La foresta intorno è immobile, mentre lui vola a testa in giù – eppure perfettamente “fine”.
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