Davide Travelli è un cicloviaggiatore italiano e storyteller del viaggio lento.
Dal 2015 sta compiendo un giro del mondo in bicicletta, documentando vita on the road, attrezzatura e consigli per chi vuole viaggiare piano e a lungo. Ha attraversato le Americhe dall’Alaska fino a Ushuaia in solitaria, poi ha proseguito con la traversata dell’Africa e quindi l’Europa. Condivide il viaggio su YouTube e Instagram, dove pubblica vlog, bike-check e diari di tappa.
Sul suo sito “Alaska2Patagonia” e nella bio stampa trovi una sintesi del progetto e della filosofia di viaggio. Il suo approccio è low-budget e basato spesso su ospitalità e soste lunghe, in linea con lo slow travel.
Questa foto mostra Davide Travelli accanto al cartello verde che segna il Passo Abra de Jahuaycate in Perù, a 5070 metri di altitudine. È uno dei valichi più alti che un cicloturista possa affrontare lungo la Cordigliera delle Ande.
Il paesaggio è tipico dell’alta montagna: rocce spoglie, cielo limpido e un’aria rarefatta che rende la pedalata estremamente faticosa. Arrivare a quota 5.000 metri in bici significa affrontare non solo la salita, ma anche il freddo, il vento e il rischio di mal di montagna. Allo stesso tempo, è un traguardo che pochi viaggiatori hanno la possibilità di vivere, un momento che racchiude la durezza e la bellezza dell’avventura.
Abra de Jahuaycate – 5070 m è uno dei passi più alti pedalabili del Perù. Siamo nel cuore della Cordigliera delle Ande, tra rocce scure, cielo terso e aria sottilissima. Raggiungere questo valico in bici significa affrontare pendenze impegnative, vento freddo e un clima che può cambiare in pochi minuti. A questa quota la pressione atmosferica è molto più bassa rispetto al mare e l’ossigeno disponibile diminuisce sensibilmente, perciò ogni metro conquistato richiede calma, costanza e ascolto del proprio corpo.
Pedalare sopra i 5000 metri vuol dire fare i conti con l’ipossia: il respiro accelera, il battito sale, la potenza cala e i muscoli bruciano prima. L’acclimatazione diventa fondamentale per ridurre il rischio di mal di montagna; bere spesso, salire con gradualità e riposare quando compaiono mal di testa o nausea aiuta a proseguire in sicurezza. L’energia va gestita con rapporti agili e ritmo regolare, gli strati termici tengono caldo durante le soste, l’irraggiamento solare impone crema e occhiali anche con aria fredda. Quando il cartello verde appare all’orizzonte la fatica si trasforma in euforia: la linea del passo non è solo un punto su una mappa, è la prova concreta che tenacia e pazienza possono portare lontano anche dove l’aria scarseggia.
Leggi l’intervista a Davide Travelli👇🏻
In sella ad una bici per esplorare il mondo: intervista a Davide Travelli
Clicca su NEXT o PREVIOUS qui in basso per vedere altre foto e leggere ulteriori informazioni 👇

Leave a Reply