La canzone del Carnevale d’Ivrea

La canzone del Carnevale d’Ivrea

Una volta anticamente egli è certo che un Barone ci trattava duramente con la corda e col bastone; d’in sull’alto Castellazzo, dove avea covile e possa, sghignazzando a mo’ di pazzo ci mangiava polpa ed ossa.
Ma la figlia d’un mugnaro gli ha insegnato la creanza, che rapita all’uom più caro volea farne la sua ganza. Ma quell’altra prese impegno di trattarlo a tu per tu: quello è stato il nostro segno, e il Castello non c’è più.
E sui ruderi ammucchiati, dame e prodi in bella mostra. sotto scarli inalberati noi veniamo a far la giostra: su quei greppi, tra quei muri, che alla belva furon tana, suonan pifferi e tamburi la vittoria popolana.
Non v’è povero quartiere che non sfoggi un po’ di gale, che non canti con piacere la Canzon del Carnevale. Con la Sposa e col Garzone che ad Abbà prescelto fu, va cantando ogni rione: il Castello non c’è più.

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