
Volontariato e minimalismo: ingredienti per una vita più felice
volontariato e minimalismo – Nella società odierna, frenetica e consumistica, molti di noi sono intrappolati in un ciclo senza fine di lavoro per denaro e accumulo di beni. È risaputo come questo stile di vita porti spesso a una forte sensazione di insoddisfazione, a comportamenti competitivi e relazioni tese. Negli anni, la società ha cominciato ad osservare come un numero sempre più crescente di persone scelga di vivere con meno beni, magari dedicando anche più tempo al volontariato. Questa può essere un dato preoccupante per politici e economisti perché la nostra economia si poggia sul lavoro, sui guadagni e sui consumi. Più produciamo e guadagniamo, più l’economia è in salute. Tuttavia, al contrario di quello che si potrebbe pensare, lavorare meno, guadagnare meno e possedere meno è ciò che favorirebbe davvero il benessere e la felicità individuale.
Vediamo come.
Perché possedere troppe cose può essere un problema?
I beni materiali, pur offrendo piacere temporaneo, spesso comportano costi che sono, in un certo senso, nascosti.
Più possediamo, più sentiamo il bisogno di proteggere e mantenere i nostri averi. Questa è una delle fonti principali dell’ansia. Ma possedere crea anche una certa dipendenza: più cose abbiamo, più ne desideriamo. La felicità per l’acquisto di un nuovo “oggetto” dura assai poco; qualche giorno, settimana o mese. Per provare continuamente le stesse emozioni di piacere, abbiamo bisogno di possedere sempre qualcosa di nuovo. (In parte le ragioni di questo sono da attribuire alla nostra biologia: il cervello si è evoluto per favorire l’accumulazione che in contesti di scarsità ci aiuta a sopravvivere).
Non c’entra solo la nostra biologia. Anche la società cerca di influenzare i nostri bisogni e desideri spesso per motivi commerciali, consumistici o economici.
Si corre il rischio, insomma, di entrare in un ciclo di consumo senza fine. Se ci concentriamo sull’acquisizione di beni materiali, diventiamo più competitivi e assetati di potere, ma anche più tesi e stressati perché ci confrontiamo continuamente con gli altri. Questa mentalità alimenta insicurezza e diminuisce il nostro valore personale, facendoci sentire di non avere o di non essere mai abbastanza.
Inoltre, dobbiamo lavorare molte ore per guadagnare denaro per poter comprare questi beni. Ciò può mettere a dura prova le relazioni personali. Lo stress di mantenere un certo stile di vita può creare tensione e conflitto, lasciando poco spazio per una connessione e comunicazione genuine. Nella ricerca della ricchezza e dello status, le relazioni spesso diventano transazionali, basate su ciò che possiamo ottenere dagli altri piuttosto che sul supporto reciproco e l’amore.
L’ossessione per l’accumulo delle ricchezze e dello status va a scapito del benessere mentale ed emotivo.
La ricerca incessante della ricchezza può distorcere le nostre priorità, facendoci trascurare le semplici gioie della vita e l’importanza delle connessioni personali. Questa ossessione porta a esaurimento nervoso e a un senso di insoddisfazione perpetua, indipendentemente da quanta ricchezza si accumuli. La pressione costante per ottenere di più può creare uno stato mentale caotico, dove la vera felicità è sempre appena fuori portata…
Entra il gioco il minimalismo
Abbracciare uno stile di vita minimalista può portare a cambiamenti profondi.
Vendendo (quasi) tutto ciò che possediamo, magari donando i nostri averi a chi ne ha bisogno, ci liberiamo dal peso del materialismo. Il minimalismo ci incoraggia a trovare gioia nella semplicità della vita, apprezzando ciò che abbiamo piuttosto che cercare costantemente di più. Questo cambiamento di prospettiva permette di concentrarsi su esperienze e relazioni, che sono molto più appaganti di qualsiasi possesso materiale.
Vivere con meno favorisce anche un senso di appagamento. Quando non siamo preoccupati di acquisire di più, possiamo apprezzare il momento presente e le persone che ci circondano. Questa serenità porta a una felicità che non dipende da fattori esterni, ma viene da dentro. Diventiamo più consapevoli di noi stessi e fiduciosi, perché comprendiamo che il nostro valore non è legato a ciò che possediamo ma a chi siamo.
Semplicità volontaria
La chiamano semplicità volontaria, e in alcuni casi “povertà volontaria”.
Si tratta della scelta intenzionale di rinunciare ai beni superflui, e smettere, il più possibile, di lavorare per denaro. La seguente regola non vale necessariamente per tutti, ma può funzionare per molti e portare a uno stato di sanità e chiarezza mentale:
rifiutando la pressione sociale di accumulare ricchezze, guadagniamo libertà dal disordine mentale e dallo stress associati al materialismo. La povertà volontaria ci permette di concentrarci su ciò che conta veramente, come la crescita personale, le relazioni per noi importanti e il contributo al benessere degli altri.
Una scelta che promuove una prospettiva equilibrata e radicata sulla vita.
Quando non siamo consumati dal desiderio di avere di più, possiamo apprezzare la bellezza della semplicità e la ricchezza della vita e delle persone che ci circondano. Si tratta di uno stile di vita che favorisce la pace mentale e la stabilità, poiché allineiamo le nostre azioni con i nostri valori e scopi.
L’ingrediente aggiuntivo del volontariato
Il volontariato aggiunge un’altra dimensione a questo percorso di auto-scoperta.
Dedicando il nostro tempo e le nostre energie ad aiutare gli altri, troviamo un senso più profondo di scopo e soddisfazione. Fare volontariato aiuta ad entrare in connessione con le nostre comunità e a favorire un senso di appartenenza e umanità condivisa. Ci permette anche di avere un impatto positivo sulla società che, per quanto piccolo, contribuisce comunque al nostro benessere generale.
L’atto di aiutare gli altri in maniera disinteressata è un ottimo modo per coltivare empatia e compassione, qualità spesso oscurate in un mondo dominato dal denaro. Quando aiutiamo gli altri, sviluppiamo una maggiore comprensione delle loro difficoltà e gioie, creando relazioni più forti.
Questo senso di connessione e comunità è uno dei pilastri più importanti della felicità e della pace.
Uscire dalla zona di comfort
Fare volontariato è anche e soprattutto un ottimo modo per crescere e maturare: ci costringe ad uscire dalle nostre zone di comfort, sfidandoci a crescere e imparare in modi nuovi. Così facendo ritroviamo la fiducia in noi stessi, poiché tocchiamo con mano la differenza tangibile che possiamo fare nella vita degli altri. È una soddisfazione diversa rispetto a quella fugace che si ottiene dai beni materiali.
La gioia di dare e connettersi con gli altri perdura. Porta a un senso di scopo e appagamento più profondo.
Un sentiero che vale la pena percorrere
L’attrattiva del denaro e dei beni materiali è molte forte, questo è innegabile.
Tuttavia dobbiamo prendere atto che, spesso, può trasformarci in individui avidi e insicuri e portare a relazioni fittizie o distruttive. Abbracciare il minimalismo e dedicarsi al volontariato è un sentiero potenzialmente valido per conoscere una “vera pace”; una forma di felicità autentica, oltre che fiducia in se stessi.
Abbandonando desideri materialistici e concentrandosi su ciò che conta davvero, possiamo trovare un senso più profondo di appagamento e connessione. Siamo convinti che il sentiero verso una vera pace non risiede in ciò che possediamo, ma in come viviamo e ci connettiamo con il mondo intorno a noi.
Alcune statistiche relative al fenomeno delle persone che scelgono di lavorare meno ore e guadagnare meno intenzionalmente.
Questi dati possono variare a seconda delle fonti e delle regioni, ma ci sono alcune tendenze generali che emergono.
Stati Uniti
Gallup (2020): Circa il 4% dei lavoratori negli Stati Uniti ha ridotto le ore di lavoro intenzionalmente per migliorare il bilanciamento tra vita lavorativa e vita privata.
Pew Research Center (2018): Circa il 16% degli americani ha scelto di lavorare part-time non per mancanza di opportunità a tempo pieno, ma per motivi personali, familiari o educativi.
Europa
- Eurostat (2019): In Europa, il 30% dei lavoratori part-time ha dichiarato di aver scelto volontariamente questa modalità di lavoro per motivi personali o familiari.
- OECD (2020): Nei paesi dell’OCSE, circa il 10% dei lavoratori maschi e il 25% delle lavoratrici femmine lavorano part-time per motivi che includono il bilanciamento tra vita lavorativa e vita privata.
Regno Unito
- Office for National Statistics (2019): Circa il 14% dei lavoratori del Regno Unito ha scelto di lavorare meno ore per motivi legati alla salute mentale, alla cura dei bambini o altri impegni personali.
Australia
- Australian Bureau of Statistics (2020)
Circa il 24% dei lavoratori part-time in Australia ha scelto questa modalità per motivi legati al bilanciamento tra lavoro e vita privata, inclusa la cura dei figli e la gestione della casa.
Le ragioni più comuni
- Bilanciamento tra vita lavorativa e vita privata
Molti scelgono di ridurre le ore di lavoro per avere più tempo da dedicare alla famiglia, agli hobby e al benessere personale.
- Stress e salute mentale
Ridurre le ore di lavoro può aiutare a gestire lo stress e migliorare la salute mentale.
- Crescita personale
Alcuni scelgono di lavorare meno per dedicarsi a studi, volontariato o altre attività di sviluppo personale.
Impatto finanziario
- Soddisfazione personale
Molti report indicano che coloro che scelgono di guadagnare meno per avere una vita più equilibrata spesso riportano livelli di soddisfazione personale più elevati.
- Riduzione dei consumi
Riducendo le ore di lavoro, molte persone anche riducono i loro consumi e adattano il loro stile di vita a un livello di reddito inferiore ma più sostenibile e soddisfacente.
Questi dati dimostrano che un numero sempre più rivelante di persone sta scegliendo di ridurre intenzionalmente le ore di lavoro e il reddito per migliorare la qualità della vita. Ci fanno ben sperare in un cambiamento culturale che porta ad un maggiore equilibrio tra vita personale e professionale.
Fonti e approfondimenti
- https://psypost.org/working-fewer-hours-is-associated-with-higher-life-satisfaction-according-to-new-research/
- https://www.abs.gov.au/articles/people-working-fewer-hours
- https://www.nber.org/system/files/working_papers/w30833/
- https://www.ecb.europa.eu/press/blog/date/2023/html/ecb.blog230607~9d31b379c8.en.html
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