Il 2 ottobre si celebra la Giornata Mondiale degli Animali negli Allevamenti, una ricorrenza globale dedicata ai miliardi di animali che soffrono quotidianamente in condizioni di allevamento intensivo. L’obiettivo di questa giornata è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle condizioni di vita di questi animali, molti dei quali destinati a diventare cibo per l’industria alimentare.
La scelta della data non è casuale: il 2 ottobre coincide con il compleanno di Gandhi, grande sostenitore della non-violenza verso tutti gli esseri viventi. Questa ricorrenza invita a riflettere sull’impatto morale delle nostre scelte alimentari e sull’importanza di trattare con rispetto anche gli animali che raramente vediamo, ma che sono costantemente presenti nelle catene produttive globali.
La situazione degli allevamenti intensivi in Europa
In Europa, nonostante le numerose promesse di miglioramento, le condizioni degli animali negli allevamenti restano spesso critiche. Milioni di animali vivono ancora in gabbie o in spazi sovraffollati, e solo poche nazioni hanno adottato riforme significative. La revisione delle leggi europee sul benessere animale, prevista per il 2023, non è stata ancora pubblicata: questo significa che l’abolizione di pratiche crudeli come l’allevamento in gabbia rimane ancora in sospeso.
In questa giornata, molte organizzazioni anti-speciste ricordano che ogni scelta conta: adottare un’alimentazione vegetale può essere un passo importante per ridurre la sofferenza animale e contribuire a un cambiamento più ampio. Eventi e iniziative globali, come il progetto “A Day in the Life of a Farmed Animal“, puntano a rendere visibili le vite e le storie di questi animali, spesso dimenticati o invisibili.
Allevamenti intensivi 2024: a che punto siamo 📈
Negli allevamenti intensivi, la situazione per gli animali è desolante e le statistiche parlano chiaro: nel mondo, oltre 70 miliardi di animali vengono allevati ogni anno per fini alimentari, di cui una larga parte in strutture industriali su vasta scala. In questi luoghi, gli animali vivono ammassati, spesso senza vedere la luce del sole e privati della possibilità di comportarsi naturalmente.
L’85% dei polli e il 95% di maiali e bovini in Italia sono allevati intensivamente, in condizioni di grande sofferenza.
Questi sistemi infliggono terribili sofferenze agli animali, ma questo non è tutto: hanno anche un impatto devastante sull’ambiente e sulla salute umana. Gli allevamenti intensivi contribuiscono al 75% delle emissioni di ammoniaca in Italia, inquinando aria, suolo e acqua. Inoltre, sono responsabili del 40% delle emissioni globali di metano, un gas serra potentissimo (leggi Green Report 📊).
A livello globale, il 60% del grano coltivato finisce come mangime per gli animali, un utilizzo inefficiente delle risorse, aggravato dal fatto che la produzione di carne richiede enormi quantità di acqua: per un solo hamburger servono circa 2350 litri.
Questa industria ha ripercussioni anche sulla salute umana. Numerosi esperti ritengono infatti che promuova la diffusione di malattie zoonotiche come l’influenza aviaria e la peste suina, e contribuisca alla resistenza agli antibiotici a causa dell’abuso di questi farmaci negli allevamenti.
Soluzioni ❓
È evidente che la soluzione passa attraverso una riduzione drastica del consumo di carne e una transizione verso sistemi agro-ecologici. Scegliere un’alimentazione vegetale, ancora una volta, rappresenta molto più che una scelta etica: è un atto necessario per combattere il cambiamento climatico e proteggere il nostro pianeta.
Fonti
- Animal equality
- https://www.wfaday.org/it
- https://www.ecoo.it/articolo/indagine-sugli-allevamenti-intensivi-luoghi-di-culto-della-sofferenza-animale/139942/
- https://www.essereanimali.org/2023/09/produzione-carne-ue-dati/
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