Donald Trump: corrotto, incriminato e sotto accusa, ma di nuovo Presidente degli Stati Uniti. Come è possibile?

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Come è possibile che Trump sia stato di nuovo eletto – Donald Trump è stato rieletto presidente degli Stati Uniti nel 2024. Dopo una campagna elettorale molto serrata e controversa, Trump ha ottenuto più di 270 voti elettorali necessari per vincere, diventando il 47° presidente del paese. Questo evento segna il suo ritorno alla Casa Bianca dopo aver perso le elezioni del 2020 contro Joe Biden.


Donald Trump: accusato di falsificazione di documenti aziendali e di aver pagato Stormy Daniels per comprare il suo silenzio. Di gestione impropria di documenti riservati. Di aver tentato di sovvertire i risultati delle elezioni del 2020 e di aver interferito nei risultati elettorali della Georgia. Di frode fiscale nella Trump Organization e di frode finanziaria a New York. Coinvolto in una causa civile per diffamazione e aggressione sessuale nel 2023 (Si rimanda alle fonti elencate in calce al testo).

Quest’uomo è appena stato eletto presidente degli Stati Uniti. Ma come è possibile?

Come è possibile che Trump sia stato di nuovo eletto?

Non dovrebbe stupirci più di tanto: l’Italia ha già vissuto per vent’anni l’ascesa di Silvio Berlusconi, figura che condivide con Trump numerose e imbarazzanti somiglianze. Sono certo che molti lettori – come me – si staranno chiedendo, con una certa frustrazione, come sia possibile che, nonostante le accuse e le incriminazioni, Donald Trump sia riuscito a farsi rieleggere presidente degli Stati Uniti. Ho cercato di approfondire in rete, e ciò che segue è una sintesi delle possibili spiegazioni che ho trovato. Tuttavia, sarò lieto se qualche lettore vorrà contribuire al dialogo e ampliare la riflessione su questo affascinante quesito antropologico: perché continuiamo a dare fiducia a figure corrotte, arroganti e innegabilmente impresentabili?

Perché votiamo i corrotti

Nonostante l’ampia serie di accuse e procedimenti, Donald Trump è stato nuovamente eletto presidente degli Stati Uniti. Questo risultato può sembrare sorprendente, ma ci sono diverse ragioni che lo spiegano. Sapevate, ad esempio, che la Costituzione degli Stati Uniti non impedisce a una persona incriminata o persino condannata di candidarsi alla presidenza * ? Questo significa che, dal punto di vista legale, Trump aveva il diritto di partecipare alle elezioni. È anche vero che molti dei procedimenti legali a suo carico sono ancora in corso, e in assenza di una condanna definitiva, per la legge americana vige la presunzione di innocenza.

Una base elettorale incrollabile

Un altro fattore cruciale è il sostegno solido e leale della sua base elettorale.

I sostenitori di Trump non cedono. Di fronte a ogni evidente arroganza, accusa e incriminazione, rimangono incrollabili, un po’ come chi, pur avendo davanti prove concrete della sfericità della Terra, rifiuta di abbandonare il terrapiattismo. Per loro, nessuna prova è abbastanza convincente da mettere in dubbio la propria fede.

In psicologia, questo comportamento è spiegato da diversi fenomeni, tra cui l’effetto del backfire e il bias di conferma. L’effetto del backfire descrive come, di fronte a informazioni che contraddicono le loro credenze, le persone tendano a rafforzare ulteriormente le loro posizioni. Il bias di conferma, invece, ci porta a cercare e accettare solo le informazioni che confermano ciò che già pensiamo, ignorando quelle contrarie. Questo è spesso legato all’identità di gruppo (o bias dell’appartenenza): le convinzioni fanno parte di chi siamo e del gruppo a cui apparteniamo, quindi metterle in discussione significherebbe sfidare la nostra stessa identità. Infine, interviene la dissonanza cognitiva: quando una persona è esposta a fatti che contraddicono le proprie credenze, prova un forte disagio e, per ridurlo, tende a rifiutare quei fatti, mantenendo salda la propria opinione.

In questo contesto psicologico, molti dei sostenitori di Trump vedono le accuse come attacchi politici orchestrati dai suoi avversari. Questa percezione è stata ulteriormente alimentata dallo stesso Trump, che ha spesso descritto le indagini come una ‘caccia alle streghe’. Di conseguenza, le accuse non solo non hanno diminuito il suo supporto, ma in alcuni casi lo hanno addirittura rafforzato, così da consolidare l’immagine di un outsider perseguitato dall’establishment.

Trump maestro della comunicazione mediatica

Bisogna poi riconoscerglielo: Trump è un abile oratore. Ha saputo sfruttare abilmente i media e i social network per mantenere alta la sua visibilità e per diffondere i suoi messaggi. La sua capacità di dominare l’attenzione pubblica, anche attraverso dichiarazioni controverse, gli ha permesso di rimanere al centro del dibattito politico.  Tutto questo, assieme all’insoddisfazione di una parte dell’elettorato nei confronti dell’amministrazione precedente, ha senza dubbio giocato a suo favore.

Molti elettori, delusi dalle politiche economiche o sociali degli ultimi anni, continuano purtroppo a vedere in Trump un’alternativa capace di portare cambiamento.

L’istruzione del popolo conta nel voto ai politici corrotti?

Sono dubbi comuni, chiacchere da bar, forse, ma c’è una domanda che molti di noi inevitabilmente si pongono: se votiamo politici inadeguati, non sarà che il nostro livello di istruzione resta ancora troppo basso? Come molte questioni, la relazione tra livello di istruzione e propensione a votare per candidati corrotti è decisamente complessa e può variare in base al contesto socio-politico. Ci sono studi (vedi fonti qui in basso) che indicano che un’istruzione superiore può aumentare la consapevolezza civica e la sensibilità verso la corruzione, rendendo gli elettori più inclini a punire politicamente i candidati corrotti. Tuttavia, in ambienti dove la corruzione è sistemica, anche gli elettori istruiti possono diventare cinici o rassegnati, percependo la corruzione come inevitabile e quindi non influenzando le loro scelte di voto.

Ci sono poi altri fattori da considerare come l’identità di gruppo, le affiliazioni politiche e le dinamiche economiche, che possono avere un impatto non indifferente sulle decisioni elettorali rispetto al livello di istruzione. Pertanto l’istruzione gioca certamente un ruolo importante nel modellare le attitudini verso la corruzione, ma non è l’unico né necessariamente il più determinante fattore nel decidere il sostegno a politici corrotti.


Rielezione di Trump: possibili impatti sui conflitti internazionali


Quali scenari globali ci attendono ora?

La rielezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti suscita preoccupazioni tra gli analisti riguardo alle sue possibili implicazioni sui conflitti in Ucraina e in Medio Oriente. Durante la campagna elettorale, Trump ha espresso l’intenzione di ridurre l’impegno americano in Ucraina, suggerendo che dovrebbe essere l’Europa ad assumersi una maggiore responsabilità nel sostegno a Kiev. Secondo il Financial Times, il suo piano prevederebbe una revisione degli accordi di Minsk, con l’obiettivo di congelare il conflitto e mantenere l’integrità territoriale dell’Ucraina, ma con regioni autonome e senza l’adesione alla NATO.

Anche in Medio Oriente, la rielezione di Trump potrebbe influenzare il conflitto israelo-palestinese. In passato, Trump ha presentato un piano di pace che riconosceva la sovranità israeliana su ampie porzioni della Cisgiordania, cosa che aveva suscitato reazioni contrastanti nella regione.

Alcuni analisti temono che un approccio simile possa esacerbare le tensioni, allontanando ulteriormente la possibilità di una soluzione a due Stati. Resta da vedere come questi scenari si evolveranno e quali conseguenze avranno sulla stabilità internazionale e sulle già fragili dinamiche geopolitiche di Ucraina e Medio Oriente.

Solo il tempo potrà svelare se le tensioni verranno effettivamente ridotte o se, al contrario, assisteremo a un’escalation dei conflitti.


Fonti

Come è possibile che Trump sia stato di nuovo eletto (fonti)

C’entra qualcosa l’analfabetismo o la mancanza di educazione nella popolazione? (fonti)

  • https://www.academia.edu/48622169/The_Curse_of_Knowledge_Education_Corruption_and_Politics
  • https://link.springer.com/article/10.1007/s11205-020-02463-z
  • https://www.cambridge.org/core/services/aop-cambridge-core/content/view/655C33877217827725D626BAB83CEAD4/S1755773915000053a.pdf/corruption-performance-voting-and-the-electoral-context.pdf
  • https://www.academia.edu/48622169/The_Curse_of_Knowledge_Education_Corruption_and_Politics

Scenari globali – cosa dicono gli analisti (fonti)


*La Costituzione degli Stati Uniti stabilisce tre requisiti fondamentali per la candidatura alla presidenza:

  • Cittadinanza per nascita
  • Età minima di 35 anni
  • Residenza: il candidato deve aver risieduto negli Stati Uniti per almeno 14 anni.

Questi criteri sono delineati nell’Articolo II, Sezione 1, Clausola 5 della Costituzione degli Stati Uniti. Non esistono disposizioni costituzionali che impediscano a una persona incriminata o condannata di candidarsi alla presidenza. Pertanto, anche individui con precedenti penali possono legalmente concorrere per la carica più alta del paese.

Per ulteriori dettagli, è possibile consultare il testo completo della Costituzione degli Stati Uniti disponibile sul sito ufficiale del governo americano.


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Mi chiamo Davide. Sin da sempre ho coltivato uno spirito indipendentista e ribelle che mi ha spinto a lavorare come programmatore in modalità remota. Oltre alla mia passione per il coding, mi dedico alla fotografia nel mio tempo libero e naturalmente adoro il cinema. Amo immergermi nell'atmosfera dei concerti (adoro la musica dal vivo e l'energia che si sprigiona da essi). Faccio migliaia di altre cose, ma sarebbe impossibile scriverle tutte qui!

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