foto crediti: Alfo Medeiros – Nell’acqua che beviamo, nell’aria che respiriamo, nel cibo che mangiamo: le microplastiche sono ovunque. Invisibili a occhio nudo, queste particelle minuscole si infiltrano nei nostri corpi e negli ecosistemi, rappresentando una minaccia tanto subdola quanto devastante. Ma mentre l’attenzione pubblica si concentra su grandi catastrofi ambientali, il problema delle microplastiche rimane spesso sottovalutato.
Cosa sono le microplastiche?
Le microplastiche sono frammenti di plastica di dimensioni inferiori ai 5 millimetri.
Possono essere primarie, quando vengono prodotte già in questa forma (come le microsfere nei cosmetici o i pellet industriali), o secondarie, quando derivano dalla degradazione di oggetti di plastica più grandi (bottiglie, sacchetti, tessuti sintetici).
Il problema?
Queste particelle sono estremamente resistenti e si accumulano negli ambienti naturali e negli organismi viventi, senza possibilità di essere eliminate facilmente.
Dove si trovano?
Ovunque.
Studi recenti hanno rilevato la presenza di microplastiche nei ghiacciai, negli oceani più remoti, nelle piogge e persino nel latte materno. Il mare è forse l’habitat più colpito: ogni anno, milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani, dove si frammentano in pezzi sempre più piccoli, ingeriti da pesci e molluschi e, infine, da noi.
Ma non è solo una questione di cibo.
Le microplastiche sono state trovate nelle bottiglie d’acqua, nel miele, nel sale da cucina e perfino nell’aria che respiriamo nelle nostre case, trasportate dalle fibre sintetiche dei vestiti e dai detriti industriali.
Un pericolo per la salute
Il nostro corpo non è progettato per smaltire la plastica.
Eppure, ogni settimana ingeriamo l’equivalente di una carta di credito in microplastiche. *
Le implicazioni per la salute umana sono ancora oggetto di studio, ma le prime evidenze suggeriscono che queste particelle possano interferire con il sistema endocrino, trasportare sostanze tossiche e persino alterare il microbiota intestinale.
I danni non si limitano agli esseri umani. Gli animali marini soffrono di avvelenamento e malnutrizione a causa della plastica ingerita, mentre gli ecosistemi terrestri subiscono un inquinamento che compromette la qualità del suolo e dell’acqua.
Che fare?
Di fronte a un problema globale come questo, le risposte devono essere sistemiche. Eppure, il peso del cambiamento ricade spesso sulle scelte individuali. Certo, possiamo ridurre l’uso della plastica monouso, scegliere tessuti naturali, filtrare l’acqua del rubinetto e boicottare prodotti che contengono microplastiche. Ma senza un’azione politica incisiva—come il divieto di plastiche superflue, il miglioramento dei sistemi di riciclo e la promozione di alternative biodegradabili—ogni sforzo personale rischia di essere una goccia nell’oceano.
La consapevolezza è il primo passo. Perché la minaccia invisibile delle microplastiche non smetterà di crescere finché non smetteremo di ignorarla.
*NdT: La stima secondo cui ogni settimana ingeriamo circa 5 grammi di microplastiche, equivalenti al peso di una carta di credito, proviene da uno studio del 2019 intitolato “No Plastic in Nature: Assessing Plastic Ingestion from Nature to People“, commissionato dal WWF all’Università di Newcastle. Questa cifra rappresenta comunque l’estremo superiore di un intervallo di stime. Gli stessi autori, in una successiva pubblicazione scientifica del 2021, hanno indicato che l’ingestione media globale di microplastiche è di circa 0,7 grammi a settimana, con un range che varia tra 0,1 e 5 grammi.
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