Earth Day: la Terra non è un hashtag

Earth Day: la Terra non è un hashtag

Earth Day – Ogni 22 aprile si celebra la Giornata della Terra. Ma più che una celebrazione, dovrebbe essere un richiamo. A guardarci attorno, è evidente che non stiamo festeggiando un granché.

L’idea nacque nel 1970, negli Stati Uniti, quando il senatore democratico Gaylord Nelson propose una grande mobilitazione ambientalista dopo aver assistito agli effetti disastrosi della fuoriuscita di petrolio a Santa Barbara, in California. Voleva portare le questioni ecologiche dentro la politica, dentro l’agenda pubblica, dentro le strade. E ci riuscì: il 22 aprile di quell’anno oltre venti milioni di persone – studenti, attivisti, insegnanti, famiglie – scesero in piazza per difendere il pianeta. Fu un’onda mai vista prima. Quel giorno segnò l’inizio di un movimento che avrebbe spinto alla nascita dell’EPA (l’Agenzia per la protezione ambientale) e a importanti leggi ambientali.

Nel tempo, la Giornata della Terra è diventata un evento globale, che oggi coinvolge più di 190 Paesi. Ma il rischio è che resti un’eco stanca, un rito da calendario. Post sui social con alberi e pianeti, promesse vaghe di sostenibilità, aziende che si rifanno il trucco verde per un giorno, per poi continuare con lo stesso modello estrattivo.

Eppure, la verità è che serve ancora. E serve davvero. Serve ricordare che la crisi climatica non è un’allerta futura, ma una realtà già in corso. Serve fermarsi a guardare che tipo di relazione abbiamo con la terra – e con chi la abita. Serve agire, certo, ma anche imparare ad ascoltare: i contadini, i popoli indigeni, chi difende le foreste, chi lotta contro le trivelle, chi semina biodiversità dove c’era cemento.

In questa giornata, le persone organizzano azioni collettive: pulizie nei parchi, piantumazioni, workshop, incontri pubblici, scioperi per il clima. Altre scelgono il silenzio, il camminare, il piantare un seme. Alcune magari iniziano a cambiare qualcosa: smettono di comprare plastica, iniziano a coltivare un terrazzo, lasciano l’auto ferma, leggono un libro che apre gli occhi.

La Giornata della Terra non è la soluzione, ma può essere un inizio. O una scossa. O un’occasione per ricordarsi che questo pianeta è l’unico che abbiamo. E non ci appartiene: ci ospita.

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