foto crediti: Marco (di Mani Nei Rovi) – Il radicchio è una di quelle verdure che portano con sé una forte identità, sia nel gusto che nell’aspetto. È inconfondibile per le sue foglie di un rosso intenso venato di bianco, quasi come se la natura avesse voluto disegnare con la mano di un pittore. Ha anche un carattere deciso, con il suo sapore amarognolo che o lo ami o lo detesti.
E proprio per questo, il radicchio è diventato protagonista di tante ricette della tradizione italiana, soprattutto del Nord.
Cresce bene nei climi freschi e umidi, e alcune varietà – come il celebre radicchio di Treviso o quello di Chioggia – sono veri e propri simboli del Veneto. Non è raro, anzi, che ci siano fiere dedicate solo a lui, dove i produttori raccontano con orgoglio le tecniche di coltivazione, a volte persino tramandate da generazioni. Il radicchio di Treviso, per esempio, passa attraverso un processo di imbianchimento che lo rende più tenero e ne attenua l’amaro, trasformandolo in una prelibatezza da gustare anche cruda in insalata o appena scottata alla griglia.
La versatilità del radicchio
Ma il radicchio è anche versatile: si può stufare con cipolla e vino rosso, mantecare in un risotto, infilare in una torta salata o arrostire nel forno con un filo d’olio e rosmarino. E sorprendentemente, si abbina bene anche con sapori dolci, come quelli di una riduzione di aceto balsamico o perfino del miele.
C’è qualcosa di poetico nel radicchio. Forse perché nasce d’inverno, quando la terra sembra dormire, eppure lui sboccia, fiero, con i suoi colori vivi e la sua personalità marcata. È una verdura che non ha paura di farsi notare, e che sa dare profondità a ogni piatto.
E in fondo, non è forse questo che cerchiamo in cucina?
Un ingrediente che ci racconti qualcosa.
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