Il Cammino di Santiago (a modo mio): tra passi, parole e curiosità

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Silvana Di Liberto, cantante e autrice del libro Il Cammino di Santiago (a modo mio), ci accompagna lungo la sua prima esperienza sul Cammino Francese. Un racconto autentico, tra incontri inaspettati, paesaggi che parlano e scoperte interiori.


Il Cammino di Santiago (a modo mio)


Storia di un viaggio trasformativo tra passi, parole e gratitudine – raccontato da Silvana Di Liberto

Se qualcuno mi avesse detto, prima di lanciarmi nel mio primo pellegrinaggio, che il Cammino di Santiago avrebbe cambiato radicalmente la mia vita, probabilmente avrei sorriso con scetticismo, pensando a un’esagerazione. E invece, a quasi vent’anni dalla partenza da Saint-Jean-Pied-de-Port, nei Paesi Baschi francesi, superando la Navarra, La Rioja, la Castiglia e León, fino alla Galizia, non posso fare a meno di riconoscerne l’impatto nel corso degli anni.

All’epoca ero poco più di una giovane inesperta, spinta quasi per caso in questa sfida, insieme a una perfetta sconosciuta. Si avvicinò a me mentre cantavo a bordo di una nave privata, come apparsa dal nulla. Mi chiese se volevo seguirla lungo il Cammino francese e, non appena sbarcammo, dissi di sì. Non avevo idea di cosa mi aspettasse, ma qualcosa dentro di me sentiva che dovevo farlo.

Quelli sono stati passi nel vuoto, un salto nell’ignoto. Un tuffo in un abisso dove l’incertezza non faceva paura, la fatica diventava preghiera, il silenzio risposta, e l’orizzonte smetteva di essere una semplice meta per trasformarsi in compagno di viaggio. Affrontare quei sentieri battuti mi ha insegnato che è proprio lì, dove tutto è incerto, che si nasconde la libertà di essere davvero felici.

La natura, con la sua forza primordiale, ci invita a proseguire il cammino: ci avvolge con i suoi colori, i suoi suoni e la varietà dei suoi terreni — dai paesaggi montuosi alle dolci colline, dai lunghi tratti di ghiaia alle strade sterrate e dritte, fino ai sentieri ombrosi che si snodano tra i boschi. Ci insegna la resilienza, ricordandoci che non possiamo controllare tutto — e che va bene così.

Il Cammino non è solo questione di fasi. La fatica fisica fa parte dell’esperienza, ed è proprio ciò che la rende speciale. Ogni chilometro è un ostacolo, ma anche un’occasione per scoprire che possiamo andare oltre i limiti che pensavamo di avere. E che vivere con consapevolezza significa imparare a distinguere l’essenziale dal superfluo, dando valore a ciò che davvero ci nutre dentro. E non è solo il corpo a essere messo alla prova: anche la mente e lo spirito percorrono il loro itinerario.

E poi ci sono gli incontri: persone venute da ogni angolo del mondo e abitanti dei paesi visitati. Condividere parole, storie, leggende, architettura e gastronomia crea un legame di fratellanza difficile da spiegare. Una comunione che nasce semplicemente dal camminare insieme. È un gesto puro: dare senza aspettarsi nulla in cambio. Una magia semplice, eppure potente.

Come scriveva Martin Buber, ogni incontro autentico tra due esseri umani è un momento “Io-Tu”, in cui la distanza si annulla e, nella relazione, troviamo la possibilità di realizzarci pienamente.

Dopo il periodo del Covid, ho scoperto una nuova parte di me: quella scrittrice che avevo sempre custodito nel cuore, offuscata fino ad allora dalla musica. È stato come se il tempo si fosse fermato per mostrarmi ciò che avevo ignorato: che dentro di noi abitano molte versioni di chi siamo. A volte serve un pretesto per farle emergere.

Cammini con la testa alta, non per orgoglio, ma per gratitudine. Ed è proprio in ogni tappa che scopri la gioia più genuina: quella di essere vivi, presenti, parte di qualcosa che va oltre noi stessi. Scrivere, per me, è diventato un modo per dare forma a ciò che rischiava di andare perduto, per custodire quelle tappe che mi hanno cambiata.

Da quest’esperienza è nato anche un libro, scritto con la stessa lentezza e gratitudine con cui cammino. Il Cammino di Santiago (a modo mio): Di Liberto, Silvana (che, se vi interessa, potete trovare su Amazon).

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Non si tratta semplicemente di un racconto geografico. Questa è la mia storia, un cammino interiore travestito da odissea. Un moto dell’anima alla ricerca di un significato che non si lascia catturare dai confini della filosofia accademica, della politica contingente, della saggezza codificata o delle conversazioni proibite. È un’indagine viva, incarnata, che sperimenta i deserti delle certezze e si inoltra nei boschi delle domande senza risposta.

Volevo che chi legge potesse cogliere ciò che ho provato io: il cuore che batte mentre cammini, il vento tra i capelli che sembra dirti qualcosa, le mosche che girano a caso come i pensieri nella testa. E il sudore che si mescola alla polvere e alla bellezza non è solo fatica: è testimonianza viva del nostro essere corpo e pensiero, materia e mistero.

C’è, forse, un piccolo fuoco – una brace che non si spegne – che si accende proprio nelle pause in cui tutto tace. È il coraggio di uscire dalla zona di comfort: non quello eroico e clamoroso, ma quello quotidiano, che ci spinge a fare un altro passo anche quando il senso sembra smarrito.

Perché il cammino non è la meta. È il rito delle nostre scelte, la liturgia dei nostri silenzi, il peso e la grazia delle nostre deviazioni. E forse, in fondo, ciò che chiamiamo “meta” è solo l’occasione che ci costringe a camminare davvero.

La Via della Plata

Eh sì, cari lettori, il cammino – si sa – non finisce mai. Avevo promesso a me stessa che non avrei mai più intrapreso percorsi tanto lunghi, tanto vasti, tanto pieni d’incertezza… e invece eccomi di nuovo, coinvolta e pronta a prepararmi a metà settembre per un nuovo capitolo: la Via della Plata. Oltre 55 giorni di cammino, più di 40 tappe, partenza da Sevilla e l’ambizioso piano di arrivare a Santiago tra l’11 e il 12 novembre — giusto in tempo per prendere il volo del 13 verso la mia amata Sicilia.

Il prossimo cammino di Silvana: la Via de la Plata, da Siviglia a Santiago. Un percorso lungo, antico e meno conosciuto, per camminare con lentezza verso il nord.

Questa nuova avventura è stata resa possibile anche grazie al sostegno morale e pratico di alcune persone e realtà del mio territorio. Per riconoscenza personale, desidero nominarle: A’ Maidda al Riccardo IIILe Ceramiche di Bisanzio, Comate Srl e Conca d’Oro Viaggi. Quest’ultima è un’impresa familiare, ben più di un semplice ufficio viaggi. La seconda volta che ci sono entrata, ho salito una serie di scalinate che sembravano condurre verso un’altra dimensione. E nell’ultima stanza, quasi nascosta in fondo, ho scoperto un tesoro: un angolo incantato con tre salette piene di pupi siciliani, una collezione straordinaria e un piccolo teatrino. Lì ho ascoltato il signor Gino Campanella, un vero maestro nel raccontare storie. In quel momento ho capito che, prima ancora di partire, il mio cammino era già cominciato.

Lasciata la Spagna — quella Penisola Iberica che è diventata carne della mia carne, con 14 anni a Barcellona e altri 5 in un paesino della provincia di Huelva, che ancora oggi sento come la mia casa — avevo programmato questo cammino con un’amica del nord, conosciuta grazie al mio libro. Un modo per ritrovarci, per sciogliere e ricucire il tempo, insieme. Ma la vita, a volte, cambia direzione senza avvisare. Un problema di salute l’ha costretta a fermarsi. Un giorno, in videochiamata, mi ha detto: “Vorrei esserci, voglio sentirmi parte di questa avventura, anche se fosse l’ultima cosa che farò.” E io le ho risposto: “Lo farò per te, a qualunque costo.”

E allora camminerò. Per me, per lei, per chiunque condivida questo sogno. Sola, forse… ma con la speranza che la mia amica spagnola, Alessandra Dorado, decida di raggiungermi per condividere tutto. Perché il cammino di fede non è mai davvero solitario, se porti qualcuno dentro.

Mi piace pensare che questi circa 1.000 chilometri da “Vita da pellegrina”, che mi porteranno verso il nord, siano un cammino senza regole, quel tanto di anarchico da essere davvero mio. Un percorso dove a guidarmi saranno le frecce gialle, il rumore (a volte stanco) delle mie scarpe e il mio zaino — protagonista indiscusso, che spero questa volta non sia troppo pesante.

Ci saranno ore lente, che sembra che non si arrivi mai, fatte di collegamenti tra un villaggio e l’altro, lungo la stessa via che milioni di pellegrini hanno percorso nei secoli, alla ricerca di un simbolo di purificazione. Sento che questo cammino mi aiuterà a capire meglio cosa è davvero importante per me. Forse nascerà anche un nuovo libro, capace di raccontare un’esperienza magari più matura.

Ci vediamo sul cammino, e al mio ritorno, tra le righe di un nuovo articolo su Viaggiare con Lentezza, per raccontarvi com’è andata, cosa ho visto e cosa ho imparato… e sì, tranquilli: anch’io lo farò con lentezza.

Un grazie speciale alla redazione per avermi dato questa opportunità. ¡Hasta luego!

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Per conoscermi: https://sites.google.com/view/silvanadilibertoitalia/home-page

NdR:

I nomi di enti o attività commerciali eventualmente citati nel testo sono stati inseriti su iniziativa dell’autrice e non rappresentano in alcun modo sponsorizzazioni o affiliazioni con Viaggiare con Lentezza.


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About Sabrina Flisi 2 Articles
Nella vita mi divido tra lavoro e passioni. Analista funzionale di professione, seduta sempre davanti a un pc, dedico il mio tempo libero al fitness e a sanare la mia curiosità, che concerne tutto ciò che ha a che vedere con uno stile di vita sano, autosufficiente e in linea con ciò che la natura ha da offrire.

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