Il Caronte della Francigena rischia di fermarsi: aiuta Danilo a continuare il suo viaggio

Danilo, traghettatore della Via Francigena sul Po, trasporta quattro pellegrini sardi in barca nei pressi di Calendasco, marzo 2024

27 anni a traghettare pellegrini sul Po: ora Danilo ha bisogno di noi

Ogni pellegrinaggio è fatto di incontri. Lungo la Via Francigena, uno di questi incontri indimenticabili avviene sulle rive del Po, tra la provincia di Piacenza e quella di Lodi. Qui da quasi trent’anni opera Danilo, un traghettatore che ha aiutato migliaia di pellegrini a superare il fiume, nel punto in cui non esistono né ponti né passerelle. Solo acqua, natura e un piccolo battello a motore.

Danilo, classe 1945, è una figura simbolica, quasi mitica, per chi percorre questo antico cammino. Lo chiamano affettuosamente “il Caronte del Po” – ma anziché traghettare anime all’aldilà, Danilo accompagna i viaggiatori verso nuove tappe, nuove speranze e nuove storie da raccontare.

Danilo il traghettore dei pellegrini della Via Francigena e il suo registro

 

Perché serve un traghettatore sulla Via Francigena?

La Via Francigena è uno dei cammini più antichi d’Europa, percorso fin dal Medioevo da pellegrini provenienti dal nord Europa diretti a Roma. Il percorso segue in gran parte il diario di viaggio dell’arcivescovo Sigerico di Canterbury, che nel 990 annotò le sue 79 tappe da Roma alla città inglese.

Una delle tappe più particolari è proprio quella che attraversa il Po, il fiume più lungo d’Italia.

Nei secoli passati, questo tratto veniva superato con chiatte o traghetti a remi. Ancora oggi, nonostante la modernità, non esiste un ponte pedonale in quel punto del cammino, e il guado resta impraticabile per via della larghezza e della corrente.

Da qui, l’importanza di una figura come Danilo.

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Un servizio essenziale, ma in difficoltà

Il 2 marzo scorso, Danilo ha accompagnato in barca quattro pellegrini provenienti dalla Sardegna.

Ma lo ha fatto noleggiando un’imbarcazione, perché la sua non è più funzionante. I costi di noleggio, però, sono sempre più alti. “Gli costa un occhio della testa”, ha scritto Pierluigi Cappelletti, promotore del cammino, in un appello pubblico.

“E non può andare avanti così”. 👇

Danilo, traghettatore della Via Francigena sul Po, trasporta quattro pellegrini sardi in barca nei pressi di Calendasco, marzo 2024

 

In effetti, dopo 27 anni di servizio gratuito o a offerta libera, oggi Danilo ha bisogno dell’aiuto di chi – anche solo una volta – ha attraversato il Po grazie alla sua barca e alla sua gentilezza. Pellegrini, viandanti, appassionati di turismo lento, ma anche istituzioni locali.

Si spera che le Regioni Lombardia ed Emilia-Romagna, le Province di Piacenza e Lodi, e anche l’Associazione Europea delle Vie Francigene (AEVF) con sede a Fidenza, decidano di sostenere questo servizio che è anche un patrimonio umano e culturale del territorio.

Come aiutare Danilo

Chiunque voglia contribuire, anche con un piccolo gesto, può effettuare una donazione per aiutare Danilo ad acquistare una nuova barca. Questo il conto ufficiale del Comune di Calendasco (PC), che si è fatto garante dell’iniziativa:

  • IBAN: IT66W0623065451000031179800
  • Causale: contributo per acquisto nuova barca

Ogni contributo, anche minimo, fa la differenza.

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Un pezzo di cammino da custodire

Il tratto tra Calendasco e Orio Litta, passando per il Guado di Sigerico, è tra i più suggestivi e meno urbanizzati della Francigena.

La traversata sul Po rappresenta un momento sospeso nel tempo: acqua tutt’intorno, silenzio, e la sensazione di partecipare a un rito antico. Un passaggio quasi simbolico tra il nord e il centro Italia.

Nel linguaggio del pellegrinaggio, attraversare un fiume non è mai solo un fatto pratico. È anche un passaggio interiore, una soglia, un cambiamento. E Danilo, con la sua barca, diventa inconsapevolmente il custode di questo passaggio.

Chi ha camminato sa bene quanto questi piccoli gesti contino. E quanto certe persone – con il loro silenzioso lavoro quotidiano – diventino parte del cammino, tanto quanto le pietre antiche e i sentieri fangosi.


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Cinque anni fa, grazie al wwoof, ho fatto un corso di Permacultura nel sud Italia e da allora curo il mio orto personale, nella mia piccola fattoria. Cerco di autoprodurre il più possibile e mi piace scambiare il surplus di prodotti con i miei vicini. Il mio sogno è ottenere presto gli spazi necessari per ospitare viaggiatori, nomadi e contadini da tutte le parti del mondo.

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