Quando ho iniziato a viaggiare per i luoghi del Mediterraneo, una delle tappe che più mi hanno emozionata di più è stata sicuramente Troia. L’idea di camminare sulle stesse terre dove si erano svolte le vicende narrate da Omero e poi riprese da Virgilio mi ha dato un senso di vertigine. Ma più di ogni altra cosa, volevo capire se la storia del celebre Cavallo di Troia avesse una base reale, o se fosse tutta una bellissima invenzione letteraria.
Appena arrivata sul sito archeologico di Troia, nella regione di Çanakkale in Turchia, ho capito subito che la verità sarebbe stata meno semplice di quanto sperassi. Qui, dove una collina ospita le rovine stratificate di almeno nove città diverse, è difficile distinguere chiaramente il mito dalla storia. Gli archeologi concordano che questa collina, chiamata Hisarlik, sia effettivamente il luogo della Troia omerica.

Ma cosa dicono del famoso cavallo?
A scuola avevo già scoperto che, sorprendentemente, il cavallo non compare affatto nell’Iliade di Omero. L’episodio che tutti conosciamo, con i soldati greci nascosti dentro un gigantesco cavallo di legno introdotto con l’inganno dentro le mura, viene narrato molto più tardi, nell’Eneide di Virgilio e in opere successive. Gli storici hanno avanzato diverse ipotesi: il “cavallo” potrebbe essere stato in origine una metafora per descrivere un macchinario di assedio, o forse addirittura un evento naturale, come un terremoto, che permise ai Greci di entrare nella città fortificata.
Qualche tempo fa, un articolo in lingua greca una scoperta sensazionale proprio qui a Troia: travi di legno di abete lunghe fino a quindici metri trovate vicino alle antiche mura. Queste assi, assemblate in modo insolito, hanno subito fatto pensare ai resti del mitico cavallo. Gli archeologi che seguono lo scavo, tuttavia, restano prudenti: nonostante le analisi scientifiche suggeriscano che il legno risalga effettivamente all’epoca della guerra di Troia (intorno al XII secolo a.C.), manca una conferma definitiva.

Una cosa interessante, che ho scoperto leggendo alcuni articoli e parlando con chi vive da queste parti, è che il termine “hippos” (cavallo) nell’antica Grecia poteva indicare anche una particolare nave fenicia con la prua decorata proprio a forma di testa di cavallo. Questa teoria mi ha affascinato, perché spiegherebbe come una metafora marinara sia diventata, nei secoli, una delle storie più incredibili di inganno militare.
Passeggiando tra le rovine al tramonto, mi sono resa conto che forse la cosa davvero importante non è scoprire se il Cavallo di Troia fosse reale o no, ma il viaggio che si fa per cercare questa risposta.
Perché, in fondo, è il cammino stesso, con tutte le sue domande aperte e le ipotesi affascinanti, a rendere questo luogo speciale.

Cosa sappiamo oggi sul Cavallo di Troia 🧭
- Il famoso cavallo non compare nell’Iliade, ma viene raccontato per la prima volta nell’Eneide di Virgilio.
- Hisarlik, in Turchia, è il sito riconosciuto come la vera Troia, con resti risalenti anche al XII secolo a.C.
- Alcuni studiosi pensano che il \”cavallo\” fosse in realtà una macchina d’assedio, un simbolo o persino un terremoto.
- Nel sito sono state trovate grandi travi di legno, compatibili con l’epoca, ma non c’è ancora una prova definitiva che si tratti del cavallo mitologico.
- Una teoria affascinante suggerisce che \”hippos\” (cavallo) fosse in origine una nave fenicia decorata con una testa equina.
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