Autunno 2025. In Europa e in altri Paesi si discute se vietare parole come “salsiccia”, “burger”, “spiedino”, “polpetta” o “latte” per i prodotti di origine vegetale. L’8 ottobre il Parlamento europeo ha votato per riservare le denominazioni “di carne” agli “edibili parti di animali”, riaccendendo un dibattito che tocca diritto, mercato e cultura. La misura dovrà ancora passare per Commissione e Stati membri, quindi non è legge definitiva, ma segna l’umore del momento. Approfondimenti: AP News; sul quadro giuridico pregresso, la nota sentenza “TofuTown” che in UE tutela i nomi lattiero-caseari come “latte”, “burro”, “yogurt” per i soli prodotti da latte animale (Corte di Giustizia UE). In Francia, a gennaio 2025 il Conseil d’État ha annullato i decreti nazionali che vietavano termini “da carne” per i vegetali (Conseil d’État). Negli Stati Uniti l’FDA ha pubblicato a gennaio 2025 linee guida di consultazione su come nominare correttamente le alternative vegetali a uova, pesce, pollame e carne (latte escluso, già trattato a parte) (FDA).
Ha senso, etimologicamente e linguisticamente, l’idea di “proteggere” parole come salsiccia o burger? La lingua vive di metafore e usi condivisi. Storicamente abbiamo “latte di mandorla” in pasticceria, “carne” di cocco nel lessico botanico, “dita di signora” per l’okra. Il parlante medio capisce il contesto: se c’è scritto “vegano” o “a base vegetale”, l’equivoco è raro. Il diritto cerca chiarezza, ma la semantica si muove con le pratiche sociali e i consumi. In altre parole, il linguaggio del cibo si evolve insieme agli scaffali del supermercato.
Se le leggi passassero davvero: come suonerebbero i nuovi nomi
Mettiamo che il divieto entrasse in vigore. Il “burger vegetale” potrebbe diventare un più tecnico “disco proteico”; la “polpetta vegana” un “bocconcino vegetale”; lo “spiedino di seitan” una “stecca vegetale”; la “salsiccia di soia” un “tubetto speziato”; il “latte di soia” la già nota “bevanda di soia”. Funzionerebbe? Forse sì sui documenti, un po’ meno nel carrello. La forza di termini come burger o polpetta non è solo descrittiva, è culturale: richiamano ricette, cotture, formati. Cambiare le parole può allontanare chi è curioso ma non iniziato al gergo tecnico. La buona notizia è che il linguaggio si adatta sempre: se i prodotti sono buoni, prima o poi i nomi seguono i sapori.
I prodotti vegani più apprezzati nel mondo nel 2025
Nord America: Stati Uniti e Canada
Negli USA continuano a pesare i marchi simbolo del boom plant-based. Beyond Meat e Impossible Foods restano i brand più riconoscibili per burger e macinati vegetali. La loro popolarità si regge su gusto e ubiquità in ristorazione, anche tra onnivori curiosi. Sul fronte “caseario”, gli affezionati citano spesso i formaggi vegetali fondenti di Daiya (Canada) e il burro e i formaggi artigianali di Miyoko’s Creamery (USA). Nella spesa quotidiana, gli scaffali canadesi e statunitensi ospitano anche linee popolari come Gardein e Field Roast per “pollo” vegetale, hot dog e affettati.
Il quadro dei consumi rimane ampio: nel 2024 la sintesi GFI evidenziava vendite globali plant-based in crescita e, negli USA, una penetrazione stabile con una larga fetta di popolazione che ha provato carne vegetale almeno una volta (GFI, sintesi 2024; GFI, Consumer Snapshot 2025).
Europa
In Europa il “latte” d’avena ha conquistato tanti mercati grazie a Oatly e ad assortimenti di marca e private label, mentre tra i formaggi vegetali spiccano Violife e Alpro per le bevande e gli yogurt vegetali. Sulla carne plant-based, la spagnola Heura si è ritagliata uno spazio con un posizionamento mediterraneo e proposte snelle per la cucina di tutti i giorni. Tra le notizie di settore, nel 2025 ha ottenuto un finanziamento dal BEI per accelerare su innovazione e nuove categorie (Cinco Días).
I dati di GFI Europe mostrano che quasi metà delle famiglie europee acquista bevande vegetali e oltre un quinto compra carne vegetale: segno che il vegan food nel mondo non è una nicchia, ma un’abitudine che entra e esce dai carrelli con naturalezza.
Australia
In Australia si affermano prodotti “whole food” e ricette di ispirazione chef-driven. Un caso citato spesso è Fable, che trasforma i funghi shiitake in straccetti “pulled” e macinati ricchi di umami, pensati per ristorazione e casa. Nei supermercati è storica la gamma Vegie Delights di Sanitarium, con burger, salsicce e cotolette vegetali. Sul fronte regolatorio, l’Australia segue il Food Standards Code di FSANZ, con attenzione soprattutto a etichettatura chiara e allergeni, più che a un divieto generalizzato sui nomi (FSANZ: Labelling).
Focus Italia: marchi, prodotti e tradizioni che si reinventano
In Italia la spinta del cibo plant-based si intreccia con una tradizione già ricca di piatti naturalmente vegani: pasta e ceci, ribollita, caponata, panelle, pasta al pomodoro. A scaffale, tra i migliori prodotti vegani più citati dagli italiani nel 2025 troviamo:
Valsoia — la “storica” del settore, con bevande vegetali, yogurt, gelati, burger e alternative al formaggio. È spesso la porta d’ingresso per chi prova per la prima volta prodotti vegani grazie a gusto familiare e capillarità (Valsoia).
Vegamo — linea italiana con burger, polpette, tofu, seitan e piatti pronti che guardano alla cucina di casa e ai formati comodi per la settimana (Vegamo).
Verys – Mozzarisella — azienda veneta specializzata in alternative “from scratch” a base di riso integrale germogliato, dalle fette tipo mozzarella ai ripieni di pasta fresca (Verys, MozzaRisella).
Alce Nero — più che fake meat, propone una spesa bio completa con una linea di bevande vegetali e miscele di legumi per polpette, pancake salati e zuppe, utili a riportare i legumi al centro del piatto (Praticamente Legumi).
La stampa di settore segue da vicino tendenze e scelte dei consumatori. Alcune letture utili: la copertura del voto UE su Il Fatto Alimentare, l’analisi di Vegolosi sulla decisione europea del 2024 che ha fatto scuola in Francia e il punto di GFI Europe sulla crescita del mercato italiano nel 2024. Per curiosare tra le novità in fiera: Corriere Cook.
Cosa comprano oggi le persone: gusto, semplicità, valori
Che si tratti di un disco proteico o di un burger, il successo del vegan food nel mondo nasce dove gusto e praticità incontrano prezzi accessibili. Le marche più amate raccontano storie diverse: c’è chi punta sull’innovazione tecnologica per replicare la texture della carne, chi sulla materia prima “pulita” e riconoscibile, chi sull’impatto climatico e sul welfare animale. Il risultato è che i migliori prodotti vegani del 2025 sono quelli che sanno farsi posto in piatti reali: panini, paste, insalate, colazioni e merende.
Non servono slogan, basta che siano buoni.
Il futuro delle parole e dei piatti
Il lessico del cibo cambia quando cambiano i piatti. Le norme servono a evitare inganni, ma non possono sostituire la familiarità che costruiamo a tavola. Se diremo “bocconcino vegetale” o “polpetta vegana” lo decideremo insieme, cucinando, recensendo, ricomprando. Intanto i consumatori hanno un ruolo chiave nella transizione verso diete più sostenibili: scegliere, provare, dare feedback. È così che cultura gastronomica, mercato e linguaggio si sincronizzano. E, alla fine, vince chi fa le cose più buone.
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Per saperne di più
• UE: voto del Parlamento europeo dell’8 ottobre 2025 e contesto giuridico AP News; Corte di Giustizia UE (TofuTown); Conseil d’État (Francia).
• USA: bozza di linee guida FDA su denominazioni per alternative vegetali a prodotti di origine animale (gennaio 2025) FDA.
• Trend di mercato: GFI, sintesi 2024; GFI Europe (dati 2024); Italia: GFI Europe (blog IT, 2025).
• Brand citati: Beyond Meat, Impossible Foods, Daiya, Oatly, Quorn, Heura, Alpro, Violife, Fable, Vegie Delights, Valsoia, Vegamo, Verys, MozzaRisella, Alce Nero.

Cari curatori affamati di parole:
Il dibattito sui nomi è più profondo della polpetta di seitan! Ma, a dire il vero, che importanza ha dare al disco proteico se poi il sapore ti fa sentire un onnivoro curioso? Linnovazione è lodevole, ma forse possiamo lasciare che il burger continui a esistere, magari con unetichetta che spiega realizzato con ingredienti che non hanno mai visto un cortile. La vera sfida non è cambiare i nomi, ma far sì che il tubetto speziato diventi il nuovo piatto delezione a cena tra gli onnivori, e che la bevanda di soia sia lalternativa preferita in ogni bar. Il futuro è nella praticità e nel buon gusto, non nella gergo tecnico da laboratorio. Siamo tutti sulla stessa barca, anche se a volte usiamo linguaggi diversi per descrivere la stessa cosa. E se dobbiamo scegliere, ci sarà sempre spazio per un buon hamburger, vegano o meno! 😉
E le mezze stagioni non esistono più, si è dimenticato di dire.