Tra PIL e Benessere

Tra PIL e Benessere

In foto: il politico Gianfranco Polillo

Gianfranco Polillo, quando ricopriva l’incarico di sottosegretario all’Economia nel governo Monti, propose di ridurre i giorni di ferie degli italiani. Nel giugno 2012, suggerì che rinunciando a una settimana di ferie, si potrebbe ottenere un impatto positivo sul PIL dell’1%, corrispondente a circa 14-15 miliardi di euro. Questa proposta non si tradusse in una iniziativa normativa e non vi erano evidenze di studi che supportassero l’idea. Polillo argomentava che, per aumentare la produttività del Paese, si dovesse aumentare l’input di lavoro senza variazioni di costo, poiché gli italiani lavoravano in media solo nove mesi all’anno, un periodo che lui riteneva troppo breve, specialmente in tempo di crisi​​​​.

La proposta di Gianfranco Polillo di ridurre i giorni di ferie per incrementare il PIL potrebbe essere vista come un esempio di come, a volte, la società tenda a privilegiare il benessere economico a scapito della qualità della vita e della libertà individuale dei cittadini. Questa visione enfatizza un approccio utilitaristico, dove il successo di una nazione è misurato principalmente attraverso indicatori economici come il PIL, piuttosto che il benessere o la soddisfazione personale dei suoi abitanti. L’attenzione si concentra sull’output economico piuttosto che su un equilibrio tra lavoro e vita privata, che è fondamentale per il benessere complessivo di una società. Questa prospettiva può portare a trascurare l’importanza del tempo libero, che è vitale non solo per il riposo e il recupero, ma anche per consentire ai cittadini di impegnarsi in attività che arricchiscono la vita sociale e culturale, contribuendo così a una società più vibrante e dinamica.

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