Nelle viscere della terra polacca, precisamente nella metà del XVIII secolo, iniziarono le escavazioni in un blocco di salgemma verde. Questo lavoro paziente e meticoloso avrebbe portato alla luce non solo un minerale prezioso per la società dell’epoca, ma anche un pezzo di storia.
Nel 1968, a sei secoli di distanza dall’importante proclamazione del statuto per la Salina di Cracovia da parte di Casimiro III di Polonia, noto come Casimiro il Grande, quel luogo venne battezzato con il suo nome in suo onore. Il statuto in questione fu un atto fondamentale: regolamentava il diritto minerario consuetudinario e la gestione delle miniere di sale di Wieliczka e Bochnia, oltre alle Saline e all’intera impresa. Il capo gestore, fosse esso amministratore o affittuario, sovrintendeva in nome del re allo sfruttamento e alla vendita del sale. Un tempo, il sale aveva un valore inestimabile; non serviva solo a insaporire i cibi, ma era l’agente conservante per eccellenza.
Nel XV secolo, i profitti derivanti dalla Salina costituivano un terzo delle entrate totali della Corona Reale, segno dell’enorme importanza economica che questo bianco oro rappresentava.
E proprio per commemorare l’illustre sovrano che tanto influenzò la storia della miniera e dell’economia polacca, nel 1968 lo scultore Wladyslaw Hapek intagliò il busto di Re Casimiro il Grande. Questa scultura, realizzata con la stessa materia che ha segnato la prosperità della regione, sta a simboleggiare non solo il potere storico del monarca, ma anche la perizia e l’arte degli abili minatori che hanno dato forma al cuore stesso della Polonia sotterranea.
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