Nelson Il Pellegriniere: Intervista

Nelson Il Pellegriniere

Prima i pellegrini indipendenti erano, alla maggioranza, anonimi per il grande pubblico. Attualmente, grazie alla vasta rete connettiva nota come internet ed in particolare alle reti sociali, è sorta una nuova generazione di giornalisti amatoriali di un certo rilievo.
Nelson Il Pellegriniere“, così noto ai più, nella vita è scrittore, artista, filosofo, giornalista è, soprattutto, pellegrino sin dal 1997 e fondatore del sito www.mochileros.org, un sito insignito del premio di miglior blog in spagnolo di tutto il Sud America.Nativo del Perù, Nelson Il Pellegriniere è cittadino del mondo data la sua permanenza duratura in svariati Paesi del mondo. La seguente intervista ci permetterà di scoprire un vero e proprio “nomade” alla “slow manner” (ovvero che prende il suo tempo senza andare di fretta): un individuo attivo e pronto a raccontarci delle meraviglie terrene, lui che ha scelto il viaggiare come stile di vita.

1. Vivi di ciò che più ti appassiona?

Assolutamente. “Vivo proprio di ciò che mi appassiona”. Ahah. In realtà, si: vivo condividendo esperienze odoperiche (di viaggio), realizzando video e scrivendo articoli. Non vado in vacanza, non ho da tornare al lavoro una volta terminato un viaggio, assolutamente: non finisce mai, perché è uno stile di vita. Attualmente mi sto dedicando in pieno alla motivazione e al supporto nei riguardi di altri viandanti tramite i miei progetti, video-reportage e strumenti vari disponibili al sito. www.mochileros.org. Non dimentichiamoci inoltre del blog personale, ulteriore fonte grazie alla quale ci si può informare su svariate iniziative dedicate ai viaggi.

 
2. Nonostante le tue esperienze ed i tuoi risultati, la tua famiglia rampogna il fatto che avresti dovuto scegliere una carriera più consona alle esigenze del mondo, come dottorato o avvocariato? 

Sono professore in viaggi novizi, dottorato in pellegrinaggio ed alfiere (rappresentante) delle cause giuste. Credo che ciò li abbia resi quanto più contenti potessero essere, i miei parenti. Inoltre, in termini generali, protendo ad un tenore di vita moderato ma soddisfacente e non dubito vi sia da vergognarsi o rimprovarsi, anzi: ognuno deve agire, senza urtare il prossimo, con il fine di raggiungere compiacenza di se. 

3. Molte persone pensano che per essere pellegrino “zaino in spalla” si dovrebbe avere ” un talento speciale” non alla portata di tutti. La pensi ugualmente?

Credo che si tratti di equipararsi ad un atleta o un musicista: chiunque, con un poco di dovizia e passione, può suonare uno strumento o giocare con una palla; ma sono necessari requisiti quali talento e portamento. Chiunque può essere uno “zaino in spalla”, ma si tratta pur sempre di rimanere accorti sull’avvenire e prevenire quante più eventualità.
Viaggiare costantemente e professionalmente è un altro discorso rispetto alla necessità di guadagnare valuta, qualunque essa sia: certi individui non sono così facilmente abituati a lasciare tutto per cui sono generalmente soggetti a pressioni, non potendo adoperare gli oggetti acquisiti per aiutarsi nel viaggio (soprattutto per carenza di spazio) o poter contare sulle varie relazioni instaurate laddove vi sia un rischio – immaginate di sbagliare strada, percorrere il sentiero per chilometri e dover ritornare all’interstizio di strade dove dovete poi prendere quella corretta!

Mi ripeto, ma è importante: è fondamentale reinventare se stessi e la propria circospezione verso il mondo.

4.Quali sono, secondo te, le caratterstiche di un pellegrinante “zaino in spalla”?

La capacità di risolvere i problemi lungo la strada intrapresa; ingegnarsi per trovare il modo di continuare a viaggiare senza interruzioni ma con agevolazioni; l’organizzazione e la pianificazione che consentono di rendere il viaggiare uno stile di vita e non una carriera; infine, la consapevolezza che tutti i backpackers, nome inglese de pellegrinanti zaino in spalla, sappiano quando ci si debba sostenere l’un l’altro dopo la singola o le numerevoli esperienze viandanti (fosse per me, sempre e comunque). 

5. Per quale ragione preferisci viaggiare a tale maniera invece che con vasti gruppi organizzati, tramite, tento ad esemplificare, agenzie di viaggio?

 In realtà è meglio un viaggio indipendente, perché così diventa più sostenibile ed è possibile personalizzarne le sfaccettature in base alle proprie esigenze. Il viaggio inteso come “giro turistico” altro non è che una visita dispendiosa, preconfezionata, passiva e, una volta terminata, priva di ulteriori stimoli.

Inoltre, non è possibile visitare certi luoghi attraverso tour organizzati, ed io non sono uno “chiuso” a tale riguardo: a volte è necessario e ancora più conveniente per chi non abbia tempo o ambizione di intraprendere un viaggio indipendentemente. Immaginate, per esempio, quanto possa essere utile l’appoggio di un esperto in materia, grazie al quale difficilmente si andrà in acciacco!

 

6. Nel caso si viaggi in compagnia di qualcuno, con che tipo di persona viaggeresti e con chi invece eviteresti di condividere il tragitto. Quali sono le caratteristiche incompatibili, generalmente, per un pellegrinante “zaino in spalla”?

 Mi piace incontrare altri scrittori o videobloggers professionisti zaino in spalla perché senza tergiversare sappiamo che siamo sulla stessa barca, potendo quindi accedere alla produzione di un documentario o di un progetto con relativa semplicità. Mi piace conoscere la gente ospitale sulla strada e scambiare una buona conversazione: le persone che mi sanno un po’ stile di eremitico hanno un certo fascino.

Non so se possa viaggiare con altri girovaghi solitari, non è mai stato un mio uopo, una mia necessità e, se potessi scegliere, condividerei il passo con qualcuno che può imparare o svolgere un progetto assieme a me. 

7. Quando scegli un tragitto e, di conseguenza, una meta, effettivamente leggi molto e parli con le persone per tenermi informato, proprio come hai consigliato prima ai potenziali viaggiatori intraprendenti?

 Inizialmente commettevo l’orrore di viaggiare allo sbando, senza alcuna informazione, nemmeno generiche. Al termine, ne ho pagato le conseguenze, poiché non essendomi informato, quei primi viaggi erano alquanto sciatti e privi di visite a luoghi di interesse dove approfondire la gamma culturale oppure incontrare personalità interessanti. Ora so che mi piace molto di più consultare risorse da qualunque fonte per poter attingere quelle informazioni con cui godere appieno del viaggio seguente.
 
8. Di tutti i Paesi che hai visitato, potresti indicarne tre che raccomanderesti senza ombra di dubbio?
 
Thailandia: Una cultura distinta da quella occidentale, accessibile, paradisiaca e conveniente.
Perù: Ci sono i climi per tutti e tante varieta territoriali: spiagge, giungla, foresta. Non delude.
Argentina: Meravigliosi ghiacciai in Patagonia; parchi nazionali fenomenali ed aree rurali e rustiche anguste ed irte, un vero e proprio consolamento per chi voglia intraprendere un viaggio difficoltoso e punzecchiante.
 
9. Durante i tuoi viaggi hai avuto modo di vivere alcune situazioni pericolose o per lo meno complicate? Qual è stata la peggiore esperienza? 

Il soggiorno da ammalato in un Paese straniero è più che un disagio, è puro incubo: ancor di più se non si parla la lingua e nessuno ti capisce. E ‘successo in un paio di occasioni e mi sono sentito male, ma sono sopravvissuto . Una volta ho perso il mio bagaglio , ma l’ho recuperato . Questi incidenti fortunatamente so come affrontarli e non sarei sorpreso se accadesse nuovamente.

 

10. Cosa porti sempre in viaggio con te?

 Accendini, coltelli svizzeri, forbici, liquidi infiammabili, a condizione che voli.
E quella canzone “con i terroristi ” … Nel caso in cui mi fa venir voglia di requisire un aereo e andare in un altro posto … E ‘davvero una fantasia che ho. Sempre più si mostrano insopportabili e paranoici negli aeroporti.
 

11. Con più di 89.000 interessati su Facebook ed altrettanti su Twitter, ignorando le migliaia di lettori del tuo sito http://mochileros.org/nelson/, sei diventato una celebrità in Sud America. A cosa è dovuto tale esito?

 Semplicemente sono arrivato prima di altri ed il contenuto è originale. Narro la storia di come tutto è iniziato, come prosegue e come proseguirà… una galassia molto molto lontana, quella del primo blog di viaggi di tutto il Sud America, per non dire del mondo.
 

12. Come ed in quale maniera sei stato sostenuto da internet e le sue creazioni quali le reti sociali? 

E’ interessante constatare come i contenuti raggiungano la rete e come li si raccomandi ai “consumatori”, così come è curiosa la maniera con cui si approcciano gli altri – generalmente intromettendosi cordialmente in una discussione tra altre due persone su qualcosa che potete avere in comune reciprocamente.

La ragione per cui sono riuscito a rimanere a galla tutti questi anni è stato proprio grazie alla volontà di coinvolgermi nelle altrui discussioni. Tutto ciò ha comportato un lento ma inesauribile innalzamento di lettori interessati. 

13. Che tipo di messaggio ricevuto dai tuoi lettori gradisci ricevere?

Credo che siano le loro stesse esperienze e storie ad informarmi su come hanno iniziato a viaggiare: sia stata la scintilla qualcosa che hanno visto o letto nei miei scritti oppure qualcosa di totalmente incorrelato, come, per esempio, un documentario sulle meraviglie dello Yucatan.

Mi sento enormemente soddisfatto di sapere che ho fatto qualcosa di buono e aiutato qualcuno che in qualche modo ha cambiato la sua vita per sempre. Ecco perché ho ​​continuato a fare questo per diversi anni.

14. Infine, cosa diresti a chi voglia ma non ha il coraggio di intraprendere l’avventura di essere backpacker, fosse per motivi familiari, lavorativi, studiosi o scuse che essi stessi hanno creato?
 

Sono tutte, per l’appunto, giustificazioni: se non è ciò, è altro. E pensare troppo avanti può essere visto come un sentiero oscuro e incerto, negativo è giammai stimolante possibilità verso l’ispirazione del tragitto da intraprendere.

Si tratta sempre di dove si voglia andare nell’universo e quale posizione si voglia occupare.

L’approccio, la proiezione e la forza di dirigere quei pensieri sono ciò che in ultima analisi, rende fattibile ciò che si desideri.

Delle volte io stesso riesco a terminare di credere in ciò che ho commesso o i luoghi ove o incontrato gente con cui ancora sono in contatto. Non potrebbe essere d’altro modo giacché ciascuno dei miei giorni è colmo di fantasie sui lati positivi dei prossimi viaggi.

Il viaggiatore, il pellegrinante muta continuamente. Dopo un viaggio niente è come prima, ma quanto è differente risulta, quasi sempre, superiore a ciò che si è intravisto anteriormente.

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