Hacker: non è sinonimo di criminale informatico.
In senso ampio, hacker è chi usa curiosità, competenze e creatività per capire come funzionano le cose e migliorale. La parola indica una cultura che valorizza condivisione del sapere, etica dell’uso responsabile della tecnologia, apertura dei codici e delle idee. Chi compie intrusioni o frodi viene più correttamente chiamato cracker.
Nel contesto dei viaggi, dei progetti di volontariato e delle associazioni culturali, “hacker” significa persone che smontano, riparano, progettano e imparano insieme. Si lavora con computer, elettronica semplice, artigianato e agricoltura rigenerativa. Un hack può essere installare software libero su un portatile vecchio, costruire un sensore di umidità per l’orto con Arduino (piccola scheda elettronica open source con un microcontrollore), organizzare un Repair Café, creare guide accessibili o strumenti digitali inclusivi. L’attenzione è sulla sicurezza delle persone, sul rispetto, sulla privacy e su tecnologie appropriate a basso impatto.
Nel contesto di Viaggiare con Lentezza l’idea di hacker si sposa con il viaggio lento: fare di più con meno, valorizzare l’autonomia locale, allungare la vita degli oggetti, condividere competenze utili alle comunità ospitanti. Può significare ridare vita a biciclette e computer, documentare percorsi e risorse con mappe libere, usare strumenti open source per organizzare eventi, sperimentare soluzioni low tech per risparmiare energia e acqua, raccontare in modo trasparente ciò che si impara così che altri possano replicarlo.
In breve, “hacker” è chi coltiva curiosità e responsabilità, cerca soluzioni creative e le restituisce alla comunità.

