Il termine “nuraghe” si riferisce a un’antica costruzione megalitica tipica della Sardegna, risalente al periodo della civiltà nuragica, che si sviluppò tra l’età del Bronzo e l’età del Ferro (circa 1800-200 a.C.). Queste strutture, uniche nel loro genere, sono considerate uno dei simboli più distintivi della storia e della cultura sarda.
I nuraghi sono torri di pietra a forma conica o tronco-conica, costruite senza l’uso di malta, con grandi blocchi di pietra sovrapposti in modo da creare una struttura resistente e stabile. Esistono diverse tipologie di nuraghi: semplici, formati da una singola torre, e complessi, costituiti da una torre centrale circondata da altre torri collegate da mura e cortili.
La funzione dei nuraghi non è ancora completamente chiara, ma si pensa che potessero avere molteplici utilizzi. Alcuni studiosi ritengono che fossero fortezze difensive, altri ipotizzano che fossero luoghi di culto, di osservazione astronomica o residenze per capi tribù. La loro posizione strategica, spesso su alture o in punti dominanti, suggerisce anche un ruolo di controllo del territorio.
Il termine stesso “nuraghe” deriva probabilmente dalla radice “nur”, che in alcune lingue antiche potrebbe significare “mucchio di pietre” o “cavità”. È una parola profondamente legata alla tradizione sarda, tanto che in Sardegna esistono ancora oggi molti toponimi che includono la radice “nur”.
Tra i nuraghi più celebri c’è il Nuraghe Su Nuraxi di Barumini, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, che rappresenta uno degli esempi più imponenti e ben conservati di questa straordinaria civiltà.