Mi alzo presto, ma non prestissimo. E’ domenica. Vado a farmi una doccia e al mio ritorno in dormitorio vedo che anche i miei nuovi compagni di stanza si sono svegliati: vengo accolta da un fragoroso ‘Buongiorno principessa!’ gridato dal ragazzo greco con la sua migliore imitazione dell’accento italiano.Dopo l’avventura/disavventura su ‘quel treno per Timisoara’, decido come anticipato di non visitare Oradea, di non puntare la sveglia, di non fare programmi: l’indomani sarà un giorno all’insegna della lentezza, tutto per me.
Infilo il giaccone e scendo di sotto, giusto per comprare qualcosa da mangiare nel panificio del palazzo di fronte, uno di quei negozietti minuscoli in cui ti servono direttamente da una finestrella affacciata sulla strada. Risalgo le scale e trovo al tavolo della cucina il ragazzo tunisino, facciamo colazione insieme e scambiamo qualche chiacchiera quando giunge anche il ragazzo indiano appena conosciuto, che mi chiede quali siano i miei piani per la giornata: rispondo che per oggi non ho piani, se non quello di andare a scattare qualche fotografia mattutina, finalmente c’è il sole!
Ci scambiamo i numeri e mi dice che mi avrebbe scritto più tardi, per pranzare insieme.
Restiamo a lungo alla manifestazione, fino a quando fa buio e ci infiliamo in un bar a bere un tè caldo: non un bar qualsiasi, uno di quei cat cafè di cui fino ad ora avevo solo sentito parlare, ovvero un bar pieno di gatti adottabili da coccolare durante la permanenza e portare a casa a fine giornata.
Verso sera decidiamo di cenare in ostello, passeremo la serata a giocare con i giochi in scatola nella sala comune insieme ai ragazzi di ritorno da Arad. Una giornata piacevolmente inaspettata, per non avere programmi.
Il giorno dopo, giorno del mio ritorno, ancora una volta non ho programmi. Preparo presto il mio backpack per poter sfruttare l’intera giornata, avrò il volo di ritorno solo nel tardo pomeriggio. Faccio colazione nuovamente in ostello, con una fetta di torta offerta dai nuovi amici, lascio lo zaino in ostello d’accordo con i proprietari e di nuovo esco presto con il ragazzo indiano per recarci ad incontrare la ragazza del giorno prima: mi unisco a loro in un road-trip fuori città, per andare a visitare i vigneti della provincia: mi si para davanti un paesaggio totalmente diverso da quello industriale a cui mi ero iniziata ad abituare.
In realtà prima di partire avevo già pensato di visitare le meravigliose zone rurali dei dintorni, ma data la stagione, il clima rigido e i cattivi trasporti, avevo deciso di lasciarlo alla prossima visita, magari in estate: non avrei potuto essere più fortunata!
I due sperano di poter fare una degustazione di vini, che scopriamo impossibile senza prenotazione, ma i proprietari della cantina di vini decidono di farci fare gratuitamente un tour all’interno dell’edificio, ci danno il permesso di visitare le vigne e alla fine, il vino locale, ce lo fanno provare comunque.
Ho ricevuto un invito ad Amsterdam (e in India in futuro), un invito a visitare l’Indonesia, uno per Dublino, ho già in programma di tornare in estate a Timisoara a visitare i nuovi amici.
Tornata a casa, mi trovo a scrivere cartoline da spedire in tre paesi.
Chiedetemi ancora perché viaggio da sola.
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