Le cronache di Gnagna – Hangover e Cala Galera – Ep. III

Mare

Avete presente il film “Basilicata coast to coast”? Ecco l’idea di  Sarah e della sua amica Elena era più o meno quella, ma loro sono partite per la Toscana, nell’Argentario, e hanno deciso di campeggiare per dieci giorni low cost, spostandosi soltanto a piedi, con mezzi pubblici, chiedendo passaggi e facendo autostop.

Così sono nate le “Cronache di Gnagna”, una serie di brevi racconti tragicomici che narrano le loro piccole avventure quotidiane, che potrete  leggere da  per sette lunedì su viaggiare con lentezza

Per chi si fosse perso il primo ed il secondo episodio li può leggere qui e qui

Le Cronache di Gnagna #3

Sarah ed Elena in tenda

Hangover.
Schiena dolorante. Faccia abbozzata da Picasso. Lividi inspiegabili.
L’amica: un baco nel sacco a pelo.
Zip della tenda: un rumore assordante.
Fuori. Sul set di Una notte da leoni.
Solito tappeto di aghi di pino. Il cadavere dormiente di uno dei ragazzi fiorentini.
Si sta, come d’estate, sui materassini gonfiabili, fuori dalla tenda, gli ubriachi.
La tenda dei compagni sembra uno squalo che li inghiotte.
Pesi morti. Le gambe penzoloni. La bavetta alla bocca.
Immagini comiche. Sò ragazzi.
Obiettivo n°1. Raggiungere il pentolino del tè. Vietato calpestare le carogne.
Equilibrio precario. Potere della pallina da flipper vieni a me.
Mignolino contro sgabello. Ahia. Dolore. Porco.
“Buongiorno eh”. Voci dal materassino. “Afess’e’soreta”.
Il campeggio intanto apre gli occhi. L’amica anche.
Colazione. Caffè. Ripresa delle facoltà motorie ed intellettuali.
I cadaveri partono. In eredità lasciano cibo pressoché mangiabile, scottex, svariati rotoli di carta igienica, oggettistica varia ed eventuale.
Non abbiamo più una tenda. Abbiamo un bazar.
Gratitudine. Concentrazione. Itinerario.
Obiettivo n°2. Cala Galera.
Vicina. Come raggiungerla? “Il bagnino lo saprà”.

Cala Galera
Cala Galera

Mare
Indicazioni da Mitch Buchannon. Attimi di distrazione.
“Ci vuole POCO. Saranno 10 minuti di camminata. POCO. Però è un bel giro. Salite per quella scala, girate a sinistra, poi a destra, poi alla discoteca a sinistra.
Arrivate in paese. Scendete a sinistra. Prendete la pista ciclabile. Camminate ancora un po’ e arrivate. POCO comunque”
Mh.
“Oppure potete passare dal mare. C’è una secca. Superate gli scogli e siete dall’altra parte. 5 minuti”
Ma ci hai viste? Lo noti il mare mosso? Ti pare che ci mettiamo a guadarlo? 
Vada per la camminata.
Salita. Scalata. Arrampicata. Si ringraziano le Birkenstock.
Pendenza notevole. Fiatone. Crampi.
“Ma quanto abbiamo fatto?” “2 minuti” “Ah”.
Le indicazioni corrette. Queste estranee.
Tentiamo l’autostop con un unicorno gonfiabile.
Non collabora.
La breve camminata diventa un pellegrinaggio di un’ora.
Campi. Strade statali. Piste ciclabili.
Il sole delle 13. Il sudore. La disidratazione.
Lungo il cammino diverse richieste di indicazioni.
Questo famigerato “poco”. Un concetto molto relativo.
Smarrirsi conserva un cero fascino.
Alla scoperta dei dintorni. Un’oasi silenziosa. Non male.
Finalmente eccola. Cala Galera.
Immediatamente ribattezzata Cala Caghera.
Acqua torbida. Spiaggia sporca. Spazi pessimi.
Metamofosi in pinguini di Madagascar.

I sigh. I sob. Gli uff.
All’ingresso bizzarri cartelli a caso.
Citano ‘Borgo a Buggiano’.
Coincidenze. La tua amica è originaria di quelle zone. Sorrisi.
Vabbuò. Almeno si pranzi. Si prenda il sole. Si faccia il bagno.
In acqua l’inferno: bruciore intenso all’inguine. Panico.
Camminata di corsa sulle acque che manco Gesù.
Rossore. Dolore. Terrore.
Il sudore. Il sale. La sabbia.
Cala Caghera non perdona.
Irritazione simil ustione. La gioia.
Qualche tempo così. Poi il ritorno alla Feniglia. Cheèmmeglio.
Training autogeno.
Le opere di convincimento dell’amica per guadare il mare.
“Ci si mette POCO”. “Vavangulu puru tu”.
Si tenta. Ma il dolore è intenso. Il panico ha la meglio..
“Bello guadare il mare eh. Sì. Ma anche no. Grazie. Ci si vede dall’altra parte.”
Lei donna avventura. Verso gli scogli. Tra le onde. Lo zaino in testa.
Addii da film.
Tu gambe in spalla, rifai il giro. Al contrario. Passo svelto. Pelle a fuoco.
La morte che fa ‘Ciaone‘. Le batti il 5. Hai ancora un po’ di cose da fare.
Mezz’ora dopo: doccia fredda. Crema anti-tutto. Portentosa.
La pace dei sensi. Molto meglio.
Di nuovo in spiaggia. Fatteli altri chilometri.
Perlustrazione del litorale. Rinvenute capanne con legni.
La chiamavano bio-edilizia. J’adore.
Famiglie con bambini o coppie appartate al loro interno. Suggestivo.
Poi il tramonto. 
La pigrizia. La fame. La (s)voglia di cucinare.
Il premio della giornata: cena al ristorante. Sulla spiaggia.
Prenotare? Figurati. Mica è agosto. Mica s’arriva alle 21.
“Posto per due”. “Sì, c’è un pò di attesa”. “Quanta?”. “POCO”.
Soffrono di POCHITE qui.
Qualcuno li vaccini.
Due ragazze. Affamate. Stanche. E c’è luna piena.
Non hai capito un cazzo, zio.
L’attesa. Gli sguardi in cagnesco. Il digrignare i denti.
“Prego, accomodatevi pure”. Il potere della femminilità.
Spaghetti allo scoglio. Picci cacio e pepe. Vino bianco. Tartufo nero.
Addio. Ringraziamo tutti.
Note vocali ebbre ad amiche. Le distanze ormai non esistono più.
Nel dubbio autostop anche ad un gambero.

Cala Galera
Sarah ed Elena


Mangiata gustosa. Vista sul mare strepitosa. Digestione difficoltosa.

La buonanotte: vagare sulla sabbia.
I piedi in mare. La demenziale compagnia di una sorella.
Una Luna ipnotica.
Il dolore si dimentica. La pochite contagia.
Le risate condivise sono una vera terapia.
Che per essere felici, sì, basta niente.
Solo che spesso ce lo dimentichiamo.
Non tanto eh, giusto un POCO.

About Sarah Melania Pendolino 7 Articles
Videomaker e fotografa. Nata curiosa, osservatrice, ascoltatrice e sognatrice. Appassionata di dettagli, cose genuine e bizzarre. Aspiro a diventare una cacciatrice di bellezza e storyteller. Raccontare storie attraverso immagini, viaggiare, scrivere, condividere è ciò che più amo fare. Vivo di tragicomiche avventure quotidiane. Accompagnate da improbabili colonne sonore. Adoro esplorare ed esplorarmi. Perdermi. Ritrovarmi. Scoprire. Ripartire. Abbraccio l'etica della reciprocità. Amo la natura, le persone, i confronti costruttivi, gli scambi. Litigo spesso con il tempo, i numeri, i ragni. Vado d'accordo con la lentezza, il cioccolato e i sorrisi. Disordinata cronica, trovo equilibrio solo nel caos. Nel dubbio continuo a lasciarmi ispirare girovagando per il mondo.

Be the first to comment

Leave a Reply

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*