Il viaggio di Dune: dall’ambizione di Jodorowsky al successo moderno

dune, pianeta con due lune

“Dune” è attualmente un grande successo al cinema grazie alle moderne trasposizioni cinematografiche del romanzo di Frank Herbert. Tuttavia, come molti sapranno, questa non è la prima volta che il libro viene portato sul grande schermo. Nel 1984 è stata realizzata una versione cinematografica di “Dune”, che purtroppo si è rivelata un vero e proprio flop al momento del suo rilascio. Esaminiamo le ragioni di questo insuccesso.

L’adattamento cinematografico di “Dune” ebbe inizio con Alejandro Jodorowsky, regista noto per il suo approccio sperimentale e l’inclinazione verso elementi occulti e surrealisti. Il suo progetto per “Dune” era ambizioso al punto da prevedere una durata di 14 ore di pellicola e si basava su una trama che vagamente richiamava il contenuto del primo romanzo, interpretata come un sogno.

Il progetto troppo ambizioso di Jodoroswky

La visione di Jodorowsky includeva la partecipazione di figure straordinarie: Salvador Dalì era stato contattato per il ruolo dell’imperatore Shaddam Corrino IV, con un compenso proposto di $100.000 al minuto di apparizione sullo schermo. Orson Welles era stato considerato per la parte del Baron Harkonnen, con la condizione di avere il suo chef preferito a disposizione per la preparazione dei pasti.

Per la colonna sonora, Jodorowsky aveva pensato ai Pink Floyd.

Prima dell’inizio delle riprese principali, Jodorowsky aveva già investito un terzo del budget totale del film, che ammontava a 40 milioni di dollari. Questa spesa preventiva eccessiva portò i produttori a escluderlo dal progetto.

Il Passaggio a Ridley Scott

Fu allora che Ridley Scott fu chiamato a dirigere la pellicola. Tuttavia, la sua visione del film era percepita come troppo simile ad “Alien”. Inoltre, un disaccordo con il co-sceneggiatore Rudolph Wurlitzer su un aspetto controverso della trama e la tragica morte di suo fratello, Frank Scott, lo indussero ad abbandonare il progetto.

foto: Jack Krzysik

La Conquista di Lynch e gli ostacoli sul set

La direzione fu quindi affidata a David Lynch, che aveva già ottenuto elogi dalla critica per “Eraserhead” e “The Elephant Man”. Lynch riuscì a riallineare il film, rendendolo più fedele al libro, ma non mancò di introdurvi il suo caratteristico tocco autoriale, tra cui immagini di chiaro riferimento freudiano che suscitarono dibattiti tra i fan e i critici.

Le riprese si svolsero a Città del Messico, dove il caldo, gli scarafaggi e le infrastrutture inadeguate crearono numerosi ostacoli, tra cui interruzioni di corrente e problemi di salute per la troupe. La situazione raggiunse il suo apice quando Francesca Annis subì un incidente con un forno a gas, che la costrinse a un ricovero ospedaliero.

Infine, un’ora di film fu eliminata nel montaggio per cercare di semplificare una trama considerata complessa per il grande pubblico. Alcune sale cinematografiche distribuirono persino riassunti stampati per assistere gli spettatori, ma l’intento di evitare confusione non ebbe l’effetto sperato, e questo contribuì a una certa avversione da parte del pubblico.

David Lynch finì per disaffezionarsi al progetto a causa delle limitazioni alla sua libertà creativa imposte dai produttori. Il film rimase per lui un capitolo amaro della sua carriera, tanto da rifiutare di associarvi il suo nome o di realizzare una versione director’s cut.


NdR


Non esiste un legame diretto tra il visionario progetto di “Dune” concepito da Alejandro Jodorowsky e l’adattamento cinematografico successivamente realizzato da Hollywood. Jodorowsky sviluppò una versione molto personale e ambiziosa di “Dune”, che presentò a Hollywood in cerca di finanziamenti. Tuttavia, la sua proposta fu declinata a causa delle esigenze economiche elevate. La regia del “Dune” hollywoodiano non fu quindi mai affidata a Jodorowsky.

L’epopea del suo tentativo di realizzare il film è stata immortalata nel documentario del 2013 diretto da Frank Pavich.


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Mi chiamo Davide. Sin da sempre ho coltivato uno spirito indipendentista e ribelle che mi ha spinto a lavorare come programmatore in modalità remota. Oltre alla mia passione per il coding, mi dedico alla fotografia nel mio tempo libero e naturalmente adoro il cinema. Amo immergermi nell'atmosfera dei concerti (adoro la musica dal vivo e l'energia che si sprigiona da essi). Faccio migliaia di altre cose, ma sarebbe impossibile scriverle tutte qui!

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