Nell’antica usanza ebraica l’anno sabbatico era un periodo che ricorreva ogni sette anni. In questo periodo, in onore di Dio, la terra veniva lasciata a riposo, i debiti venivano condonati e gli schiavi venivano liberati. In altre parole, era il momento di sistemare le questioni in sospeso e ricominciare da capo.
Definizione moderna
Oggi, questa nozione fa ancora parte della nostra attuale comprensione di un anno sabbatico – un periodo di congedo pagato, concesso di solito agli accademici, in modo che possano impegnarsi nella ricerca scientifica e in attività di aggiornamento libere dai doveri di insegnamento. In un senso più ampio, l’anno sabbatico è inteso come una pausa durante la quale si possono provare nuove attività o approfondire hobby e interessi che sono stati messi da parte in favore di una carriera più convenzionale. Così, a differenza del cosiddetto gap year, un anno sabbatico è un’opportunità di sviluppo professionale e personale (anche se il più delle volte i termini sono sinonimi). È un’occasione per lasciarsi alle spalle le esigenze e i doveri del proprio lavoro, per raccogliere i propri pensieri e guardare più da vicino gli aspetti della propria vita e del proprio lavoro.
L’anno sabbatico in Italia
In Italia, l’anno sabbatico è stato riconosciuto come parte della vita lavorativa grazie alla legge 53 del 2000. Questa legge permette ai dipendenti pubblici e privati con un minimo di 5 anni di anzianità nella loro attuale organizzazione di richiedere un anno sabbatico. Tuttavia, ogni contratto collettivo in Italia avrà i suoi requisiti specifici a seconda del settore di attività.
Per poter prendere un anno sabbatico, i dipendenti italiani sono tenuti a presentare alla loro azienda un piano che delinei esattamente come intendono trascorrere il loro tempo. Sulla base di questo piano, l’azienda deciderà se accogliere o meno la richiesta (senza alcun obbligo nei confronti del dipendente). Durante l’anno sabbatico, tuttavia, non si potrà svolgere alcun lavoro retribuito. Per aiutarli a mettere in atto i loro piani, è possibile per i lavoratori richiedere un anticipo sul loro trattamento di fine rapporto (in Italia i datori di lavoro devono pagare un TFR a tutti i dipendenti).
Congedo non retribuito
L’anno sabbatico è classificato come congedo non retribuito, non si pagano i contributi previdenziali, non si accumulano gli anni di anzianità e nemmeno le ferie. È una pausa completa dal lavoro. I posti di lavoro, però, saranno ancora disponibili quando i dipendenti ritornano e l’azienda può solo assumere qualcun altro per riempire il periodo di assenza.
Quindi quali sono i vantaggi?
Senza dubbio, potersi concentrare sulle proprie priorità e colmare eventuali lacune di competenze: dal perfezionare l’uso di un software o migliorare la conoscenza di un campo legato alla propria professione, un anno sabbatico è soprattutto un modo per guardare il mondo intorno alla propria sfera di attività.
In secondo luogo, un anno sabbatico è un’occasione per diventare più responsabile. Non nel senso di “crescere”, ma piuttosto prendendo le proprie decisioni e vivendo con le conseguenze di queste scelte. È un approccio che ti obbliga a diventare indipendente, soprattutto dal tipico ambiente di lavoro: l’ufficio, i colleghi, i capi, le scadenze. Ti lasci tutto questo alle spalle. La tua priorità è ora quella di sviluppare le tue capacità personali in un percorso che può essere effettivamente intrapreso collettivamente, purché tu raggiunga il tuo obiettivo di aumentare il tuo futuro valore sul mercato del lavoro…
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