Romania in solitaria: vivere la cultura del posto (II parte)

La mattina mi alzo presto, voglio godermi la città tutta per me e visitare quei posti che mi sono prefissata di vedere, da sola, perché nel pomeriggio ho appuntamento con una ragazza rumena che mi ha contattata tramite Couchsurfing, dove ho registrato il mio viaggio alla ricerca di persone del posto che avessero voglia di farmi vedere la città con i loro occhi.
Romania con lentezza
Piata Libertatii, Timisoara

Il contrasto, nel rivedere gli stessi luoghi già visti la notte precedente, è impressionante: sembra di stare in un’altra città. Visito in fretta i luoghi più turistici del centro storico, chiese e cattedrali, il freddo che mi penetra le ossa. Mi fermo a fare colazione in un bar incontrato per caso, al suo interno soltanto un vecchio che legge il giornale e un ragazzo molto giovane intento a studiare, che prende l’ordinazione quasi senza alzare il naso dai libri. In sottofondo musica rock che stride con il silenzio che c’è fuori e con l’atmosfera di quella mattina, ma mi piace.
A giudicare dalla quantità di alcol che mi circonda, credo d’essere capitata in un locale alternativo più popolato di notte che alle 9 del mattino.
Romania con lentezza
Papillon Cafè, il bar del mattino
Decido poi di abbandonare ogni possibile itinerario, attraverso il canale congelato che divide in due la città e vago senza meta per quella che è una zona certamente più residenziale, interessata a osservare i locali intenti a vivere la loro routine di un venerdì mattina d’inverno e mi trovo davanti, senza averla cercata, l’imponente cattedrale ortodossa Iosefin. Attirata dal nome, lo stesso di mia nonna, decido di entrare, e vengo catapultata in un’atmosfera magica, d’altri tempi, ricca di misticismo.
Romania con lentezza
Candele alla cattedrale Iosefin
Attira la mia attenzione una ragazza molto giovane che sta prendendo delle candele all’ingresso della chiesa, la seguo da lontano e scopro che fuori dalla cattedrale c’è una piccola cappella dove la ragazza sta accendendo un gran numero di candele. Aspetto che si allontani per entrare a mia volta, e scopro due serie di candele, una per i morti, una per i vivi, da quello che leggo scritto in rumeno, molto simile all’italiano.
Il mio vagare mi porta nel quartiere universitario, poi in una scuola, infine a mangiare cibo tipico in un locale di cui avevo letto prima di partire, che letteralmente si chiama “Casa della nonna”, per restare in tema.
viaggio in solitaria in Romania
Il canale Begej congelato
Torno in ostello ad aggiungere uno strato di vestiti per non morire congelata, mi preparo un tè caldo e poi mi tuffo di nuovo nel gelo per recarmi al mio appuntamento davanti alla cattedrale metropolitana, la più grande e imponente della città: incontro così Adelina, studentessa di Medicina che mi aveva contattata su couchsurfing, e Tudor, suo amico di vecchia data che ora vive a Dublino, ma è passato a visitare la famiglia. Mi portano al Museo del consumatore comunista, che era già sulla mia lista ma non ero riuscita a trovare, e la mia esperienza cambia totalmente: il museo è ricavato nel seminterrato di un appartamento privato, che è anche un bar e occasionalmente ospita spettacoli teatrali. I due chiedono ai baristi di poter visitare il museo e ci autorizzano a scendere nel seminterrato e accendere le luci: il museo, gestito da questi giovani, è un’accozzaglia di oggetti donati da privati cittadini della città, i due ragazzi con me divengono subito nostalgici in quanto tutti quegli oggetti ricordano loro l’infanzia. Sostanzialmente, il museo è la riproduzione di quella che dev’essere, oggi, la cantina di tutte le nonne di Romania. Mi impressiona vedere quegli oggetti così lontani, che mi sembrano così antichi, ma che in realtà appartengono a una trentina d’anni fa, se pensiamo che la rivoluzione è cominciata nel 1989.
Scopro cose che non avrei mai notato da sola, come una fotografia di un giovane e piacente attore, Florin Piersic, che pare sia ancora attivo nel mondo del teatro e ancora aitante, l’Alain Delon rumeno: sorriderò nel riconoscerlo su una gigantografia sul fianco del palazzo dell’Opera in cammino verso l’ostello.
Romania con lentezza
Museo del consumatore comunista

Dopo la visita Tudor ci deve lasciare, ma ci scambiamo i numeri poiché è originario di Arad, città che ho in mente di visitare, e restiamo d’accordo di vederci, se capiterò da quelle parti. Rimango con Adelina all’interno del bar, che nel frattempo si è popolato di studenti, e beviamo insieme una birra artigianale. Parliamo di qualsiasi cosa, dai viaggi alla religione, dalla guerra in Siria alla situazione politica della Romania, decidiamo di mangiare qualcosa fino a che la ragazza mi deve lasciare, ma mi invita spontaneamente a unirmi a lei e ad altri amici, quella sera stessa, per conoscere la vera vita di Timisoara nel weekend.

 

Ci incontriamo alle 22.30 davanti al palazzo dell’Opera, giusto dietro il mio ostello, e ha inizio una serata non programmata che riesco a definire solo come “surreale”. Chi aveva detto che viaggiare da soli è noioso? Mi lascio letteralmente trascinare all’interno di quello che credevo un palazzo privato, davanti al quale sono passata svariate volte durante la giornata; Adelina apre la porta e dietro c’è un mondo: sembra che tutti i giovani della città si siano riuniti lì. C’è un grande cortile a pianta quadrata, un bar ricavato nel cortile, un altro bar alla sua sinistra, un altro alla destra. Entriamo in quello di destra dove si sta tenendo una jam session di artisti abbastanza ubriachi, il violinista fa virtuosismi inginocchiandosi a terra e si lancia di corsa in giro per il locale, pare sia molto famoso. Mi viene presentata tantissima gente del posto, la couchsurfer sembra un habituée, restiamo per il tempo del concerto e conosciamo dei bizzarri ragazzi di Londra che hanno approfittato della mia stessa offerta Ryanair e sembrano usciti da una serie tv per i loro tentativi disperati di fare colpo con battute fallimentari. Un ragazzo rumeno vaga da solo per il locale offrendo Pálinka da una bottiglia di plastica a tutti quelli che incontra: quello che mi sorprende di più non è la stampa, già di per sé pittoresca, ma il fatto che ci siano sconosciuti che effettivamente bevono da quella bottiglia di dubbia provenienza.
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La cattedrale Iosefin
Romania con lentezza
Birra Nenea Iancu

Usciamo nel cortile e seguo la mia nuova amica su per una scala antincendio che parte dal cortile e ci troviamo in un nuovo bar, un altro, che sembra lì per caso in quello che parrebbe un appartamento: in ogni stanza ci sono poltrone, tutte di forme e fogge diverse, e tavolini altrettanto spaiati. In un angolo il bancone di un bar e ovunque giovani che sembrano a casa loro, mi spiegano che è il ritrovo segreto degli studenti di Medicina. Rientro in ostello troppo tardi per pensare di alzarmi tanto presto quanto speravo, l’indomani, ma contenta di quell’uscita inaspettata.

 P.S. Ritengo importante specificare che la regola d’oro per una donna che viaggia da sola, e per un viaggiatore solitario in generale, è restare sobrio e voglio insistere su questo punto: se si presenta un’occasione d’uscita come quella appena descritta, sono la prima a coglierla, ma ci si può divertire senza ubriacarsi e perdere il controllo, è una pessima idea in un Paese sconosciuto, con quelli che, seppur simpaticissimi, sono comunque sconosciuti, ed è il modo migliore per cacciarsi in situazioni spiacevoli, che sia un furto, avance indesiderate o banalmente difficoltà a tornare al vostro alloggio. Lasciate le sbornie per quando siete a casa, ma toglietevi lo sfizio di una Nenea Iancu (birra locale).
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Ho fatto del viaggio alternativo uno stile di vita: zaino in spalla, la mia tenda, autostop, couchsurfing e, ogni tanto, anche qualche ostello. Amo molto partecipare a scambi e progetti di volontariato, soprattutto progetti europei. Quando viaggio, cerco di interagire il più possibile con le persone del posto. Con viaggiareconlentezza.com condivido le mie avventure di viaggio lente.

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