Avete presente il film “Basilicata coast to coast”? Ecco l’idea di Sarah e della sua amica Elena era più o meno quella, ma loro sono partite per la Toscana, nell’Argentario, e hanno deciso di campeggiare per dieci giorni low cost, spostandosi soltanto a piedi, con mezzi pubblici, chiedendo passaggi e facendo autostop.
Così sono nate le “Cronache di Gnagna”, una serie di brevi racconti tragicomici che narrano le loro piccole avventure quotidiane, che potrete leggere da per sette lunedì su viaggiare con lentezza
Per chi si fosse perso gli altri episodi li può leggere qui e qui, qui e anche qui
Cronache di Gnagna #5
Risveglio lento.
Piove. Tenda. Sacco a pelo. Spettacolo.
Possessed by panismo. D’Annunzio levati tu e la pioggia nel Pineto.
Gocce. Ognuna un passo verso un mondo incantato. Fino a perdersi del tutto.
L’attesa. Chi scrive. Chi legge.
Poi il sole.
Destinazione Porto Ercole, raggiungere Cala “Le Viste”. Suggestiva dicono.
Bus puntuale. Questa giornata ha già dell’incredibile.
Si scopre un borgo incantevole. Caravaggio morì qui. Ecchisseloricordava.
Colpo di fulmine per il posto. Deviazione. Smarrirsi nei vicoli. Poesia pura.
Un percorso per la Rocca: impossibile non prenderlo.
Cariche come sempre. Si va.
La conquista di un angolo di paradiso.
“Fermiamoci qui”. Pranzo su una roccia.
Perché mangiare a terra is the new black.
Vista strepitosa.
Porto, fortezza militare, spiaggia infinita. All’orizzonte il Lazio.
“Guarda Simba. Un giorno tutto questo sará tuo”.
Aria fresca. Tempo sospeso. Perfetto.
Daje. Repijamoce. Annamo.
Direzione cala.
Finalmente camminata in discesa. Panorama prelibato.
Giù. Rotolando verso sud. Sentiero ripido. Nel nulla. Immagine del Bianconiglio ad attenderci.
Invece la ricompensa.
Spiaggia di sabbia e scogli. Acqua cristallina. Ciao.
Niente scarpette. Serie difficoltà ad immergersi. Incontri ravvicinati con sassi. Goffaggine. Tentativi di nonchalance. Porconi.
Il meritato bagno.
Pennichella fallimentare. Russi urlanti disturbatori della quiete. Fine della pace dei sensi.
Sguardo al cielo.
Su uno scoglio lui. Sosia di Steve di Beverly Hills con atteggiamento da tronista. O scoglista.
L’inevitabile canto sguaiato della sigla del telefilm.
Tanananá-Tanananá-Ta-Ta.
Al nostro fianco altre ragazze. Perse nel tentativo di decifrare gli orari della navetta.
Tre filosofe. A posto.
In mezz’ora affrontati i più svariati dibattiti e domande esistenziali.
Dimenticando di chiederci i nomi. Cosa superflua ormai.
Ritorno all’accampamento.
Navetta non pervenuta. Questi ritardi. Tra le più belle occasioni di conoscenze, confronti e risate mai avute. Genuinità.
Il solito ultimo km a piedi. Con la lingua.
Tradizionale cena per terra. Schiena e gambe sfanculano.
Defaticamento d’obbligo. Bradipismo mode on. Yo-oh beviamoci su.
Sabato sera. Uscire? A piedi? Piuttosto la morte.
Intanto un’applicazione informa “Congratulazioni!. Anche oggi hai raggiunto il tuo obiettivo”.
Un algoritmo di passi.
Le due di notte. Sveglia puntata alle 6. Quell’escursione in barca.
“Vai in vacanza che ti riposi” ti dicevano. Daje. E anche quest’anno si dorme l’anno prossimo.
Dopotutto questa realtà non ha niente da invidiare ai sogni.
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