Ladakh

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Per quanti anni ho pensato di andarci. Lassù, in quello stralcio d’Asia che tocca il cielo. Lassù, in quella terra dove la capitale è a 3.500 metri d’altezza e il mare un’idea lontana. Lassù, dove sono buddhisti e ci sono monasteri bianchi e bandiere di preghiera che danzano al vento. Finché ho deciso. Ci sono voluti anni ma a un certo punto via, ho preso il biglietto e ci sono andata.

DOV’E’ IL LADAKH

Ladakh significa “la terra degli alti valichi” ed è una delle zone abitate più alte della Terra. È un deserto d’alta quota, un territorio arido, a un’altitudine media di 4.500 metri, percorso dal fiume Indo (quello che dà il nome all’India, niente meno!) e cinto dalle catene montuose del Karakorum e dell’Himalaya, con vette che superano i 7.000 metri. Abitato sin dai tempi antichi, percorso dalle carovane dei mercanti in epoca medievale e moderna, il Ladakh è principalmente buddhista lamaista; ci vivono anche numerosi musulmani. Politicamente fa parte dell’India e confina a Nord Est con la Cina e a Nord Ovest con il Pakistan.

QUANDO ANDARE

La maggioranza dei viaggiatori sceglie l’estate per visitare il Ladakh, quando fa più caldo e le strade sono aperte. Il periodo compreso tra giugno e settembre è ottimo, luglio e agosto sono i mesi più affollati: secondo alcuni sono addirittura troppo affollati, se amate la quiete, cercate di andare all’inizio o alla fine della stagione turistica. Il Ladakh ha un clima terso e secco, ventoso e assolato: è bene avere occhiali scuri, protezione solare e burro cacao le labbra (… se doveste dimenticarle nessun problema, le trovate a Leh). Anche a 4.000 metri di giorno si sta in maglietta; di sera e di notte la temperatura scende e sono necessari giacca a vento e piumino.

Il Ladakh è un vero paradiso del trekking e offre possibilità per tutti “i piedi”. Una meta per gli appassionati di montagna, ma anche per chi alle camminate preferisce le visite ai monasteri, i giri per mercatini e negozietti per scovare le curiosità dell’artigianato locale o sedersi ai tavolini per gustarsi le specialità della cucina regionale.
I nostri piatti preferiti? I momo al formaggio di yak e le immancabili albicocche secche! Leh, il capoluogo, è zeppo di agenzie che offrono tour per tutti i gusti, stanze dalle più accessoriate a quelle per chi vuole spendere poco o nulla e corsi di yoga, meditazione, cucina tibetana.

 


VOCI E IMMAGINI DAL LADAKH

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QUALCHE INFORMAZIONE PRATICA

Per raggiungere il Ladakh occorre dapprima arrivare in uno degli aeroporti internazionali dell’India: consiglio di atterrare a New Delhi, l’hub più vicino al Ladakh.

1) In aereo: ci sono numerosi voli diretti da e per New Delhi, c’è qualche volo diretto anche per e da Mumbai. Per le altre città, ad esempio Kolkata, Chennai, Hyderabad, occorre fare uno o più scali. Le compagnie aeree che effettuano questa tratta sono: SpiceJet, GoAir, Air India. Come la maggior parte delle compagnia aeree, i biglietti sono acquistabili online e il prezzo varia in base alla stagione e all’anticipo con cui si prenota: prima si compra, meno si paga. Nei mesi invernali gli accessi via terra sono chiusi: allora, l’aereo è l’unico modo per raggiungere il Ladakh.

2) Via terra: il Ladakh è collegato con Manali (in Himachal Pradesh) e con Srinagar (in Kashmir). La NH3, Leh-Manali, lunga 474 chilometri, è aperta da maggio/giugno a ottobre/novembre circa, le date possono subire variazioni dovute al clima e alla presenza di neve. È possibile percorrere questa tratta con un autobus di linea, che impiega due giorni e si ferma per la notte in una località di nome Keylong, con minibus privati, taxi, jeep a noleggio (12 ore) o, ancora, noleggiare una moto e guidare lungo tutta la strada, fermandosi dove si vuole e mettendoci il tempo che si vuole. Questa strada faticosa e difficile, senza protezioni laterali, piena di sassi e di buche si inerpica per passi di montagna sopra i 5.000 metri e attraversa paesaggi spettacolari.


Galleria foto Ladakh


 

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Ciao, siamo Giulia e Francesca,100 anni tondi tondi in due. Siamo appassionate di viaggi, sempre alla scoperta dell’altrove, che sia dietro l’angolo di casa o all’altro capo del mondo. Abbiamo anche un talento naturale: quello di ficcarci nei guai. E, se possibile, riderci sopra. Nei prossimi mesi andremo zaino in spalla in America centrale. Viaggeremo senza prenotare nulla, cercando occasioni di scambio e volontariato, usando i mezzi locali e i piedi. Incontrando persone, ascoltando storie. Appena abbiamo incontrato Viaggiare con lentezza ci siamo sentite affini e vicine allo spirito che anima il collettivo: abbiamo scritto a Simone et voilà, eccoci qui pronte a condividere il nostro andare con chi avrà voglia di seguirci. Abbiamo un blog, che unisce parole e immagini www.gecoviaggiatore.it

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