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Entro in internet per capire dove sono, e realizzo di essere ancora vicina ad Arad, a una quindicina di km, mentre Timisoara dista circa 50 km: faccio uno screenshot e lo mando al mio indirizzo mail e a mia sorella, qualora dovessi andare in ipotermia durante la notte.
La fortuna vuole che ho il numero di cellulare del ragazzo di Arad, gli scrivo un messaggio spiegandogli la situazione, chiedendogli se sia normale.
Sono ancora relativamente tranquilla, lui mi telefona immediatamente dicendomi di aspettare e vedere se arriva il treno successivo per Timisoara, che nel frattempo dovrebbe essere partito, e di restare nel treno. Mi dice di non avventurarmi vero Sagu paese, perché la stazione è lontana. Il tempo passa, fa sempre più buio, sempre più freddo, non arriva nessun treno. Scendo più volte dal treno deserto e mi rendo conto che sembra il set di un film dell’orrore, il silenzio è irreale. Scatto qualche fotografia per distrarmi, inizio a temere che dormirò lì per la notte.
Mi telefona di nuovo per sapere se ci sono novità, dopodiché mi dice di aver trovato su internet un minivan che parte da Arad alle 21 per Timisoara; se parte subito riesce a venirmi a prendere e riportarmi ad Arad in tempo: ha deciso di salvarmi.
Arriva alla stazione alle 20.35 e quando lo vedo, scendendo dal treno, penso che non sono mai stata così felice di vedere qualcuno come in quel momento. Inizio a ringraziarlo all’infinito ma non c’è tempo, mi infilo in macchina e parte la corsa contro il tempo verso la stazione di Arad. Nel breve tragitto gli spiego che ‘Sina rupte’ e lui dice ‘Aaaah, Siiina ruptee!”, perché ora è tutto chiaro, non è il treno ad essersi rotto, ma le rotaie, forse per il freddo, e quindi ero davvero bloccata e non sarebbero arrivati altri treni. Non so come, arriviamo in tempo. Dopo l’ennesimo ringraziamento salto sul minivan. L’interno è caldo, la radio accesa, suona ‘Don’t cry’ dei Guns’n’roses, mi addormento con la testa appoggiata al finestrino gelido, pensando a quanto il genere umano sia ancora in grado di stupirmi. A Timisoara mi aspettano 2 km a piedi cercando disperatamente di non scivolare sul ghiaccio, stanca, infreddolita, affamata, dolorante. Prego che non ci sia nessuno in ostello al mio arrivo, ho bisogno di spazio. Richiesta esaudita, ostello deserto.
Mi faccio una doccia, mi preparo la cena e qualcosa di caldo da bere, decido di non andare, l’indomani, ad Oradea, altra città che volevo visitare, un po’ fuori mano. Scelgo piuttosto di prendermi la giornata con comodo: avrò modo di constatare che, certe volte, non avere un piano è il piano migliore di tutti.
Sorrido mentre penso alla fortuna sfacciata che ho avuto, al fatto di essere già finalmente al caldo, leggo un messaggio di Adelina che mi scrive che non intendeva esattamente quello, quando mi aveva consigliato di provare l’esperienza del treno. Decido di conservare il biglietto del treno, lo incornicerò con scritto ‘Sina rupte’, o ‘Shit Happens’.
Mi appresto ad andare a dormire quando giunge un ragazzo tunisino, studente di medicina in cerca di un appartamento con il quale avevo già scambiato qualche parola. Mi chiede soltanto: come è andata la tua giornata? E divento un fiume in piena nel raccontargli la mia disavventura. Scopriamo di avere una lingua in comune e parliamo in francese per ore, fino a quando il dormitorio si riempie: arrivano quattro ragazzi giunti quella mattina, ma che non avevo ancora incontrato, che portano una ventata di allegria in quel dormitorio che nei giorni precedenti era stato un po’ spento.
Vengono tutti dai Paesi Bassi, ma soltanto una ragazza è olandese. Ci sono un ragazzo greco e una ragazza indonesiana che viaggiano con lei ed un ragazzo indiano, quest’ultimo da solo, venuto a visitare un’amica rumena. Ovviamente vogliono che racconti loro la storia di nuovo, da capo, e vogliono vedere le fotografie del treno fantasma.
Ho fatto del viaggio alternativo uno stile di vita: zaino in spalla, la mia tenda, autostop, couchsurfing e, ogni tanto, anche qualche ostello. Amo molto partecipare a scambi e progetti di volontariato, soprattutto progetti europei. Quando viaggio, cerco di interagire il più possibile con le persone del posto. Con viaggiareconlentezza.com condivido le mie avventure di viaggio lente.
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