Questa è la storia di una corsa di 1800 chilometri per vincere le proprie paure.
Kristina Palten, una donna svedese che ama il viaggio in solitaria, ha compiuto una lunghissima marcia in Iran nel settembre del 2015. Il suo obiettivo è stato quello di diventare la prima donna ad attraversare da sola l’intero paese iraniano a piedi e, più precisamente, correndo.
Con i suoi due record del mondo di 12 ore e 48 ore di corsa su un tapis roulant, ha scelto l’Iran per tre ragioni principali: la bellezza della natura, la lunga distanza da compiere, infine i pregiudizi che lei stessa preservava nei confronti dei paesi musulmani. Senza conoscenze, connessioni, né rapporti intrattenuti in precedenza con l’Iran, Kristina ha scelto di esplorare un territorio completamente sconosciuto.
La sfida in solitaria di Kristine |
Durante i due mesi di marcia ha quindi sfidato se stessa e le proprie paure, soprattutto quelle riguardanti i pericoli che una donna occidentale correrebbe viaggiando da sola per 1841 chilometri in un paese arabo.
Due giovani iraniane si uniscono nella corsa per un breve tratto di viaggio |
“Oggi mi sembra che la parola musulmano sia diventata sinonimo di terrorista o fondamentalista. Ci sono circa 1,5 miliardi di musulmani nel mondo e credo che molti di loro siano davvero brave persone. Con questa marcia voglio sfidare il pensiero comune, imparare di più circa un paese che conosco davvero poco e soprattutto incontrare tante persone. Spero che questo viaggio possa contribuire a creare un mondo più tollerante, aperto e fiducioso nei confronti delle altre culture. Non lo faccio solo per me lo faccio anche per le altre persone che vivono nella paura instillata dalle televisioni”.
Il padre di Kristina: “ci saranno parecchie notti in cui non riuscirò a dormire” |
La sua avventura ha ispirato la realizzazione di un documentario uscito agli inizi del 2017. Il film segue Kristina prima, durante e dopo la sua marcia, e documenta sia l’allenamento fisico che l’allenamento spirituale per affrontare gli aspetti più interiori di questa esperienza formidabile: il percorso infatti è stato soprattutto una sfida con se stessa, le sue ansie e le sue paure più profonde.
Durante la sua marcia la donna svedese è stata ospitata da 30 famiglie, ha ricevuto doni sotto forma di frutta, cibo e “benedizioni” da parte della gente che passava con la loro macchina. Ha iniziato il suo viaggio non sapendo cosa aspettarsi ed ha quindi concluso la sua esperienza sorpresa per l’ospitalità e l’accoglienza ricevuta. Nonostante non siano mancate alcune situazioni di pericolo Kristina è tornata a casa con l’idea che la gente sia generalmente buona, non importa in quale parte geografica del mondo ci si trovi.
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