Volonturismo: altruismo o egoismo?

La prima volta che ho sentito il termine voluntourism stavo completando uno stage in salute pubblica in una cittadina equadoriana vicino la giungla. Ero con dei missionari e operatori sanitari occidentali che andavano e venivano, per completare lo staff locale di un piccolo ospedale. Come tutti, avevo le migliori intenzioni quando sono arrivata.
Comunque, le settimane passavano e io interagivo raramente con la popolazione locale. In effetti, vivevo in un bel bifamiliare dietro un recinto con un cancello che veniva chiuso ogni notte- un evidente contrasto con la povertà circostante e le infrastrutture fatiscenti. Questa non era l’esperienza in cui io speravo.

Porgersi qualche domanda…

Mi sono sentita profondamente a disagio e ho iniziato a pormi domande mai fatte prima – Stavo facendo qualcosa con un impatto positivo con il volontariato all’estero? La mia presenza era un atto di neo-colonialismo? Stavo forse ferendo le molto persone che cercavo di aiutare?
Ho fatto volontariato all’estero molte volte da allora, combattendo spesso con le stesse domande. Io penso sia importante. Essere altruisti è meraviglioso, ma dobbiamo anche fare le nostre ricerche ed essere cauti.

[leggi anche: cari volontari prima di andare a fare volontariato in Africa ponetevi le seguenti 4 domande]

Luci ed ombre del volonturismo

Sfortunatamente, alcune associazioni con scopo di lucro possono approfittare sia del volontario che dell’organizzazione che si suppone stiano aiutando. Molte agiscono da intermediarie, chiedendo una tassa veramente alta per il volontariato che potrebbe non venire condivisa con l’organizzazione. In altri casi, è stato riportato che gli orfanotrofi possono volutamente tenere i bambini che non sono realmente orfani (o che hanno parenti che potrebbero prendersi cura di loro) in condizioni miserevoli per attirare la simpatia degli stranieri e i loro soldi.
Se il volontario benefica chi ne ha bisogno, dobbiamo porci interrogativi difficili: quali sono le nostre intenzioni? Qual è l’impatto a lungo termine della nostra presenza nella comunità? Quali sono i sistemi politici ed economici che rendono alcuni paesi poveri ed altri ricchi? Sarebbe meglio trovare un progetto diverso o donare i nostri soldi invece del nostro tempo? Che ruolo hanno i fattori culturali e storici nella nostra esperienza?

Volontariato: meglio farlo a casa propria?

Nonostante le sfide, io non credo a chi dice che sia meglio rimanere a casa piuttosto che fare volontariato all’estero. Il mondo è più connesso di quanto non lo sia mai stato. Questo ci apre nuove opportunità e vantaggi mai avuti prima. Insegnare l’inglese in un remoto villaggio in Ghana, lavorare in un orfanotrofio in Nepal, imparare a praticare il kite surf nelle Filippine, o allevare pecore in Australia. Queste esperienze sono letteralmente a portata di mano. Se ci rifiutiamo di conoscere le persone che ci circondano, probabilmente rimarremo spaventati dalle differenze invece di celebrare la nostra unicità.
Credo che il volontariato possa essere una via d’accesso per uno stile di vita maggiormente risoluto e connesso.

In quanto esseri umani, siamo più propensi a preoccuparci di qualcosa con cui abbiamo una relazione personale. Statistiche e numeri diventano volti e nomi. Povertà, guerra e politiche prima lontane ora divengono personali – perché abbiamo amici che ne sono stati colpiti, ci siamo messi nei loro panni, ricordiamo cosa significhi vivere le loro realtà. Questo potrebbe portare ad una maggiore compassione, empatia e prospettiva. Penso che questo sia importante non solo per la nostra crescita individuale, ma anche per il nostro pianeta nel suo insieme.

Volonturismo con Workaway

Ad un certo punto delle mie esperienze all’estero ho provato anche la piattaforma del Workaway. Quello che ho apprezzato di Workaway è che presenta una forma unica di volontariato. I padroni di casa e le famiglie locali aprono le loro porte, specificando il tipo di aiuto di cui necessitano, invece di lasciare che siano i volontari a presumere di saperlo meglio. Non ci sono intermediari e neppure commissioni (tasse) scandalose. Invece di una mentalità “superiore-inferiore” in cui una persona aiuta e l’altra viene aiutata, ci si focalizza sulla costruzione di relazioni e scambi culturali. Per esperienza personale, è molto più gratificante partecipare a questo tipo di volontariato – con umiltà, apertura e gratitudine per l’ospitalità che viene offerta a braccia aperte.

Autrice: Mariah, Source

Traduzione: Marika Galluccio


Altri siti per fare Volonturismo sostenibile*


Gratis: www.voluntouring.org

A pagamento:

*Per volonturismo sostenibile, s’intende appunto un modo di viaggiare dove chi si propone come volontario, aiuta realtà locali senza la presunzione di sapere cosa sia meglio per la gente del posto (ciò finisce spesso per importare la propria filosofia e modo di vivere, non sempre in armonia con le condizioni socio-economiche ed ecologiche di un ambiente diverso). Gli hosts dei siti volonturistici sono famiglie e comunità che ospitano viaggiatori aiutanti e offrono loro uno scambio culturale autentico, senza bolle ambientali. Il volonturismo equo offre un’idea di viaggio e di turismo lontano dalle logiche dello “sviluppo”, anche di quello  cosiddetto “sostenibile”, che molto spesso nasconde una visione politica, economica ed imprenditoriale tipicamente occidentale.

Foto tratta dal programma di volontariato di Ghana Exchange


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Sono una studentessa di Medicina Veterinaria. Mi sono diplomata presso il Liceo Scientifico Michele Guerrisi sito in Cittanova (RC) e attualmente vivo e studio a Messina. La mia passione sono gli animali ma non disdegno altre cose quali la lettura di un buon libro, un film in compagnia o la musica.

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