Lo sfruttamento romano della campagna è simboleggiato dalla Villa Romana del Casale (in Sicilia), una grande tenuta su cui si basava l’economia rurale dell’Impero d’Occidente. La villa è una delle più lussuose del suo genere. È soprattutto degna di nota per la ricchezza e la qualità dei mosaici che decorano quasi ogni stanza; si tratta probabilmente dei più bei mosaici in situ di tutto il mondo romano. La Villa del Casale in Piazza Armerina è oggi patrimonio mondiale riconosciuto dall’Unesco e una delle tappe obbligatorie di qualsiasi viaggio in Sicilia. In questa suntuosa residenza, i senatori romani si ritiravano per una vita di otium e studi, circondati da lussi e raffinatezze.
I mosaici delle “atlete in Bikini”
La villa presenta magnifici mosaici pavimentali, i più famosi dei quali sono quelli “delle dieci ragazze” o delle “atlete in bikini”, che raffigurano giovani donne che giocano e fanno sport. Le ragazze si mostrano impegnate in varie competizioni ginniche: ad esempio il lancio del disco, il gioco della palla, gli esercizi con i manubri e la corsa. Ci sono due diverse rappresentazioni che spiccano: in basso a sinistra una figura con un mantello dorato che funge da giudice, arbitro della competizione. Quest’ultima è rappresentata nel momento in cui consegna la palma della vittoria. Il vincitore tiene in mano la ruota dei giochi atletici. La compagna che gli sta affianco invece è già stata premiata: in una mano tiene la palma della vittoria mentre con l’altra appoggia la corona ritorta sulla sua testa. A destra altre due atlete impegnate nel gioco della palla, che si presenta multi-colore. È una delle pochissime rappresentazioni del gioco della palla nell’antichità.
Nella parte superiore del mosaico, le atlete sono raffigurate mentre eseguono esercizi ginnici: a sinistra una figura è scomparsa nel tempo, seguita da una giovane donna con pesi in mano; un’altra fanciulla è in posizione per il lancio del disco, infine ci sono altre due atlete, impegnate nella corsa.
Il Subligar. Costume da bagno o abbigliamento sportivo?
Le ginnaste del mosaico indossano quello che oggi chiameremmo bikini ma nell’antichità si chiamava subligar. Il Subligar era una specie di perizoma di pelle o di tessuto, uno slip, che veniva fatto passare tra le gambe e fissato all’interno del nodo che veniva legato in vita. Poi c’era lo strophium, una specie di top, una fascia che conteneva il seno. Sembra che gli antichi romani preferivano i seni piccoli, e la fascia serviva a contenerli ulteriormente. In realtà permetteva soprattutto alle atlete di spostarsi, saltare e muoversi più comodamente.
In ogni caso, non si trattava di costumi da bagno, ma di indumenti usati per gare e giochi sportivi.
La Villa del Casale
Scoperta intorno agli anni ’50, la Villa del Casale in Piazza Armerina è un edificio risalente al III-IV secolo d.C., impropriamente definito “villa” in quanto più correttamente classificabile come palazzo urbano imperiale. L’identità del committente della villa è sempre stata causa di un acceso dibattito tra gli studiosi. Per molto tempo si pensava appartenesse a Massimiano Erculeo, tetrarca sotto Diocleziano, (per via di alcuni elementi iconografici e architettonici tradizionalmente attribuiti esclusivamente all’augusto che all’epoca deteneva il potere supremo). Secondo ricerche più recenti, la Villa era di proprietà di Gaio Ceionio Rufio Volusiano, praefectus urbi di Roma e console sotto Massenzio e Costantino, con vasti possedimenti in Africa; ma un altro probabile candidato a dominus della Villa è suo figlio, Ceionio Rufio Albino, che fu console e prefetto, e uomo di scienza, come dimostra il suo titolo di “philosophus”. Forse da qui deriva il nome della grande tenuta locale, Sofiana, a cui apparteneva la villa romana.
Attraverso le scene di vita quotidiana espresse anche con i mosaici i proprietari della Villa alludevano a modelli nobili di educazione e a precisi valori e ideali dell’aristocrazia romana.
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