Come girare il mondo senza soldi, raccontato da gente che l’ha fatto

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Laura Bingham

Tre turisti avventurosi condividono i loro consigli sui viaggi attorno al globo in cui non si usa denaro e rivelano gli alti e bassi di questa sfida. (Interviste di Will Coldwell)

Laura Bingham: in giro per il Sudamerica in bici per 7000 km, luglio 2016.

Qual è stato il punto alto del viaggio?

In Argentina quando mia sorella mi ha raggiunta per un breve tratto. Eravamo lì da due giorni e un uomo si è fermato al bordo della strada è ha incominciato a parlarci. Ci ha raccontato come aveva girato in bici tutta la Spagna lo scorso anno e poi ci ha offerto casa sua per ripararci per la notte. Quando siamo arrivati a casa la sua mamma ci ha accolte a braccia aperte e ci ha dato tanto di quel cibo che per la prima volta da mesi abbiamo mangiato da re. Il giorno seguente abbiamo incontrato un altro ciclista che ci ha invitato a casa sua per pranzo e si è messo d’accordo con un suo amico affinché potessimo stare da lui di lì a un giorno.

Dopo un lauto pranzo, ci siamo dirette verso la cittadina del suo amico e lì un signore ci ha fermate e ci ha regalato un grosso sacchetto di arance. Anche lui ci ha offerto ospitalità a casa sua…

Questo livello di generosità mi ha colpito nel profondo del cuore. Credo che non sappiamo più che cosa vuol dire dare e come un perfetto sconosciuto gentile può prendersi cura di te senza aspettarsi nulla in cambio. Curioso come la cortesia e un bel sorriso possono segnare in meglio la tua giornata

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Laura Bingham controlla la mappa durante il suo giro di 7000 km. Foto: Brandon C Giesbrecht

 Il punto basso?

Superate da poco le due settimane del viaggio, mi ricordo il giorno 16 un momento che non si cancella.
Stavo spingendo la bici su per le Ande ecuadoriane da quattro giorni; c’era pioggia a catinelle e avevo una fame boia. Avevo passato casa dopo casa in cui mi avevano respinta: nessuno voleva aiutarmi. Niente di niente. Davanti a una casa sono caduta in ginocchio in lacrime implorando una donna che mi aiutasse, anche soltanto poter mettere la mia tenda nel suo giardino. Mi ha guardata e ha visto quanto ero disperata con le lacrime che mi scorrevano lungo il viso e ha scosso il dito. Niente, non potevo fare nulla e mi sentivo una nullità. Ho scavato nel profondo per cercare quei brandelli di energia e di volontà che mi aiutassero a continuare.

Quali sono i tuoi consigli per uno che voglia fare un viaggio come il tuo?

Se volete fare un viaggio in bici, bagaglio leggero. Molto leggero. Il peso sarà un impedimento e sarete sorpresi di quanta roba non vi serva proprio. Pensate in maniera pratica ed essenziale. Raccomando dei guanti e una giacca a vento impermeabile di Gore-Tex ® perché sono leggeri. Stupendo il mio piumino: mi ha tenuto caldo e funzionava anche da cuscino! Infine è importante essere positivi. Stavo raccogliendo dei soldi per beneficenza a favore di Operation South America è pensare a loro mi ha fatto superare i giorni più bui. E scaricatevi qualche video o podcast motivazionale. Ascoltavo sempre Motivational Madness – se sei giù ti ridà forza.

¤ Leggete di più sulle avventure di Laura su laurabingham.org
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Rob Greenfield: 72 giorni senza soldi fra Brasile e Panamà

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Rob in uno dei tanti passaggi in Messico. Foto: Rob Greenfield

Qual è stato il punto alto del viaggio?

Scendere dall’aereo in Brasile. Non avevo soldi, nessun contatto, nessun valido progetto e 7000 miglia di mistero e meraviglie che mi aspettavano attraverso terre su cui non avevo mai messo piede. Con così tanti di noi che sono costantemente alla ricerca solo di più cose e più denaro, questa è una prospettiva sulla Terra che pochi di noi possono provare.

Il punto basso?

La sfida quotidiana di trovare una nuova fonte di cibo e acqua, un posto per dormire e un passaggio hanno reso l’intero viaggio attraverso il Sudamerica molto tosto. Fare l’autostop per 7000 miglia quando non ti piacciono le macchine non è sempre un gran divertimento. Un giorno in Perù mi sono allontanato per sbaglio dall’autostrada panamericana (Panamerican Highway) e sono finito nel bel mezzo del nulla. Mi ci sono voluti 12 passaggi per fare appena 130 miglia. Ma fare l’autostop vale la pena perché ti porta in posti e ti fa conoscere gente che non avresti mai visto o incontrato in nessun altro modo.

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Foto: Rob Greenfield

Quali sono i tuoi consigli per uno che voglia fare un viaggio come il tuo?

Siate preparati e portatevi quegli oggetti che vi permettono di essere autonomi quasi al 100%. Portatevi una tenda e qualcosa per dormire, un purificatore per l’acqua, oggetti per cucinare e abiti comodi. Viaggiate leggeri e lasciate a casa quello che non vi serve. Fate amicizia per trovare gente che possa ospitarvi e garantitevi dei pasti attraverso dei siti come wwoof.org, helpx.net, workaway.info. Lasciate da parte le vostre speranze e aspettative prima di cominciare il viaggio e mantenete una mente aperta e curiosa.
 Leggete di più sulle avventure di Rob su robgreenfield.tv
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Rhinal Patel: ho viaggiato da casa mia in Gran Bretagna fino a Hong Kong

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Colazione all’alba sul Lago Toba, Sumatra

Qual è stato il punto alto del viaggio, finora?

Non c’è migliore sensazione di quando qualcuno, senza neanche sapere chi sei, ti porge una mano per aiutarti. Un’esperienza memorabile è stata fare autostop a Banda Aceh in Indonesia. Il mio amico Paco è andato a chiedere a una anziana signora musulmana quanto era lontana la città più vicina e lei ci ha guardati come se fossimo matti (l’autostop non è una cosa normale in Indonesia).Abbiamo incominciato a fare gesti verso le macchine che passavano quando all’improvviso è arrivata lei e si è messa in mezzo alla strada in maniera calma e ha fatto segno di fermarsi alla prima auto che arrivava. L’auto si è fermata di botto e lei ci ha detto di salire. Questa vecchia signora aveva più energia e coraggio della maggior parte dei giovani di oggi! Sono stata davvero impressionata e ispirata da lei.

Anche il potere dei social mi ha colpito. La gente trovava il mio blog on-line e si metteva in contatto e mi invitava per offrire ospitalità.

Il punto basso?

Il punto più basso è stato in Germania, avevo due giorni per arrivare in Polonia a prendere il mio volo e avevo pianificato di viaggiare 300 km al nord. Lungo la strada un brasiliano che mi aveva raccolta mi disse che in zona c’erano sempre più cittadine infestate di neonazisti al Nord e che probabilmente mi sarei trovata in una situazione pericolosa. Ho cambiato strada decidendo di passare da Berlino, aggiungendo altri 300 km al mio viaggio. Sono arrivata tardi a una stazione di servizio e ho deciso che era troppo tardi per fare l’autostop così ho dormito nella toilette.

Poi mi è arrivato un messaggio da uno a Berlino che diceva che aveva letto il mio blog e mi chiedeva che cosa poteva fare per aiutarmi. Gli ho spiegato la mia situazione e lui si è offerto di venire a prendermi oppure di pagarmi il biglietto del pullman è l’albergo. Ma prima che io potessi rispondere ho perso la connessione Wi-Fi. Ho passato i successivi 90 minuti chiedendo in giro se mi prestavano un telefono per chiamarlo: tutti rispondevano di no.

Alle fine una ragazza ha detto di sì e abbiamo aspettato che il suo ragazzo uscisse dalla toilette cosicché io potessi spiegare dove ero al mio contatto a Berlino. Non appena il tipo è uscito lo sguardo mi ha suggerito che assolutamente non mi avrebbe aiutata, ma di sicuro non mi aspettavo quello che sarebbe uscito dalla sua bocca: “Mi dispiace ma non possiamo aiutarti, sai, potresti essere qui per organizzare di mettere una bomba da qualche parte”.

Quali sono i tuoi consigli per uno che voglia fare un viaggio come il tuo?

C’è il rischio che accada qualcosa di brutto a un’autostoppista donna sola, ma era importante per me mostrare l’importanza di essere liberi e indipendenti, specialmente per le donne. Ho quasi rinunciato dopo aver sentito la storia di Pippa Bacca (una autostoppista italiana uccisa in Turchia nel 2008), ma ho deciso di andare avanti con cautela. Non facevo l’autostop di notte con gente che non conoscevo è ho incominciato a usare altri metodi come fare l’autostop in treno e il car sharing o viaggiare con amici di amici.Chiedevo consigli ai locali e così imparavo a leggere il linguaggio corporeo delle persone, e anche fare delle ricerche sui paesi che devi attraversare prima di partire è importante.

Dal punto di vista emotivo c’è bisogno di un atteggiamento positivo e di determinatezza. Ascolterai un sacco di no lungo il cammino e talvolta ti daranno degli sguardi sgradevoli e faranno commenti malevoli. Ma non puoi mollare al primo no, prova, prova e riprova finché non ti dicono sì. Molto più facile beccare un passaggio se stai sorridendo che quando ti senti male e sei depresso. Di solito quando qualcuno si ferma finisce per essere una bella esperienza. In Svezia ho avuto grossi problemi a fare autostop perché lì i pregiudizi sono cresciuti moltissimo, ma il miglior consiglio che mi è stato dato è: “Pensa solo al tuo obiettivo finale e non lasciare che qualcosa o qualcuno si metta di traverso”.

 Per leggere di più sui viaggi di Rhinal visitate il suo blog tinyurl.com/rhinal o fate una donazione al suo ente benefico preferito su totalgiving.co.uk
Tratto da:The Guardian

Tradotto per noi da Maurizio Bianco [BdiL] l’8 gennaio 2017

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