Stazione di posta: un nuovo concetto di ospitalità e imprenditoria.

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Il progetto marchigiano di Stefano Galli per rilanciare l’economia collaborativa

ESPLORA LA GALLERY della stazione di posta:

La terra non la freghi: restituisce ciò che le dai

I nostri anziani impostavano il loro rapporto con la terra secondo questo principio. E non si riferivano di certo ai concimi chimici e ai prodotti di sintesi visto che la saggezza popolare è antica quanto l’uomo mentre la chimica è arrivata nei campi meno di un secolo fa. Certamente si riferivano ad altro: alle attenzioni, alle cure, al (timoroso) rispetto per la terra e anche alla fatica che ogni generazione vuole corrisposta. C’è necessariamente un rapporto fisso fra gli occhi, le mani, le persone e i metri quadrati di terra. Una persona sola non può curare adeguatamente troppa terra: troppa terra resta trascurata se mancano gli occhi necessari e troppe idee restano nel cassetto se mancano gli spiriti in grado di dar loro forma

La Stazione di posta (o la stazione DISposta)

La mia stazione di posta è situata nel sud delle Marche, sulla Valdaso, tra i comuni di Montalto (AP), Montedinove (AP) e Montelparo (FM). Si tratta di una zona molto particolare poiché è sulla linea di intersezione tra diversi contesti topografici e culturali: il fermano e l’ascolano, la montagna e il mare, la valle e la collina, il cui punto centrale e affettivo è un piccolo borgo semi-abbandonato che ha 500 anni di storia e un fascino unico. Qui ho deciso di farmi oste e di fare della mia azienda agricola una stazione di posta.

Nella storia dell’uomo le stazioni di posta sono stati luoghi di grande importanza: posizionate lungo le principali vie di comunicazione erano molte cose nello stesso tempo: rifugio sicuro, locande in cui sfamarsi, riposare, cambiare cavallo e custodirlo adeguatamente, luoghi in cui incontrarsi, incontrare, fare affari, scambiare idee. Molti viaggiatori si fermavano una sola notte. Altri vi passavano più volte nello stesso anno. Altri, dopo tanto vagabondare, si stabilivano nei paraggi e quelle che erano magari dei piccoli raggruppamenti di case lungo la strada diventavano paesi o borghi importanti.

La stazione di posta Un’economia della realtà

Ecco, la mia idea è questa: dare vita ad un luogo dove chi ha qualcosa da fare e da dire nell’ambito agricolo, alimentare, artigianale, turistico e culturale, possa realizzare e impostare le prime fondamenta per le proprie ambizioni. Un’idea, un sogno, un’intuizione da poter condividere e costruire con altri in una logica di apertura al futuro, nella certezza che l’uomo sia comunque degno di abitare questa terra. Una terra con cui ricostruire lentamente, realisticamente, un rapporto di rispetto per poter tornare a fare un’economia della realtà, in cui ciò che si fa conta più di ciò che si vende.

In fondo la più grande soddisfazione per un oste come me sarebbe quella di poter dimostrare che queste stazioni un po’ isolate, non troppo “efficienti”, non troppo “produttive” e di certo non servite al meglio, sono in realtà un luogo, anzi il Luogo! Questo borghetto in mezzo a vigneti, oliveti e boschi è anche il cuore dell’azienda agricola ereditata dai miei nonni e condotta con entusiasmo e spirito di innovazione da me, trentanovenne, perito chimico e agricoltore.

Tra i frutteti e i campi agricoli

frutteto

Coltivo Frutta, vite da vino e olivo in modo professionale e da qualche anno, in società con un mio collega, ho aperto un punto di vendita diretta a Porto San Giorgio (FM), sulla costa adriatica. Tuttavia, data la conformazione frazionata ed il posizionamento non pianeggiante dei miei terreni, il sistema svela alcune significative inefficienze, nonostante la passione, la fatica, la dedizione e il sacrificio che metto nel mio lavoro. Non mi do per vinto, e il laboratorio delle idee è sempre attivo.

Già prima del terremoto -che ha fiaccato purtroppo anche le nostre zone, assieme ad altri amici e professionisti in vari settori, stavamo lavorando ad un progetto di rigenerazione locale che tende a rivitalizzare le economie locali e a valorizzare le aree rurali. Da questo stato di cose e da queste considerazioni nasce l’idea della stazione di posta, un luogo dove ospitare persone che portino il loro spirito positivo per la costruzione di progetti nuovi, per la condivisione dell’esperienza in azienda agricola, per la formazione e l’autoformazione, per lo scambio tra persone di spirito. 

Uno spazio di condivisione

L’idea è quella di mettere a disposizione uno spazio fisico e non, a tutti coloro che sono disposti a scambiare e condividere idee, risorse, progettualità in campo agricolo ed alimentare. Unica condizione è che tutti si pongano in uno spirito costruttivo. Vorrei strutturare questa stazione di posta in modo che singole persone, famiglie, coppie, possano avere vitto e alloggio, una quota di equa remunerazione, possano usufruire di parte delle strutture e parte degli spazi, se vorranno, o addirittura sfruttare le capacità progettuali e le competenze aziendali mie e di chi collabora con me. Per contro, gli ospiti potranno mettere a disposizione parte del loro tempo o parte della loro capacità di lavoro in un’ottica di scambio di competenze, per favorire l’economia interna della “stazione”.
Mi piacerebbe inoltre strutturarla seguendo i principi di condivisione (nei limiti del grado di coinvolgimento), partecipazione (che può essere temporanea oppure strutturata ma comunque concordata a priori), sostenibilità (economica, sociale, ecologica – ma senza estremismi e con pragmatismo e buon senso), modularità, equità, autonomia (cioè meno dipendente possibile da vincoli esterni e sempre nel rispetto delle leggi, degli usi, delle consuetudini).
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Gli ospiti e la collaborazione

Tutti gli ospiti sono ben accetti a patto che siano persone di spirito, a prescindere dalle loro capacità e a prescindere dalla loro condizione di vulnerabilità, in una logica inclusiva. Questa impostazione prevede che si decida di comune accordo ed in piena libertà fino a che punto spingere la collaborazione che può limitarsi ad una prestazione d’opera in cambio di vitto e alloggio oppure può arrivare ad una progettualità più ampia e strutturata. Al momento produciamo frutta (pesche, albicocche, prugne, mele), uva da vino e olive da olio ma si potrebbe arrivare a trasformare le produzioni, panificare oppure allevare (dai suini ai bachi da seta), oppure si potrebbero coltivare le erbe (dalle spontanee alle officinali), la canapa, i frutti rossi, ecc.

Eventi educativi e culturali

Stiamo anche lavorando a progetti trasversali negli ambiti dell’agricoltura sociale, dell’educazione alimentare (idea già abbozzata con l’Università degli Studi di Macerata con laboratori esperienziali anche sulla tematica “giochi di una volta”), della caccia. “La caccia sarebbe uno sport bellissimo se anche gli animali avessero un fucile”: parte da questa battuta di G. Marx l’idea di raccontare la storia della caccia passando per esperienze o comunque dimostrazioni e racconti di tecniche che non prevedano l’uso di armi da fuoco). Prevista anche la possibilità di attivare corsi di vario genere (dalla bioedilizia, alla cucina, al riconoscimento e raccolta delle erbe spontanee), organizzare eventi culturali, concorsi ed esposizioni di Land Art e workshop fotografici, organizzare e prendere parte ad eventi sportivi (fitness, bike, trekking, yoga, passeggiate a cavallo, passeggiate a dorso di asino, tiro con l’arco medioevale, ecc.) 
Ecco in sintesi tutto quello che penso e che vedo per la mia realtà aziendale e per il mio futuro in questo angolo di mondo a me tanto caro. Sogno di valorizzarlo, di saperlo mantenere vivo, di farlo crescere in tutti i sensi, di preservare e saper narrare la sua identità. Attendo i viandanti dello spirito e della terra che vorranno raccogliere e condividere con me questa sfida tutta al plurale.
Stefano Galli

Per contattare Stefano e conoscere meglio i dettagli del suo progetto inclusivo, potete scrivergli a questo indirizzo E-MAIL, oppure visitare la sua pagina Facebook.

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