Le mie esperienze lente: autostop e Couchsurfing per il mondo

È all’incirca da sei anni che, quando viaggio per piacere, lo faccio con lentezza; con lo scopo non solo di vedere posti nuovi ma, soprattutto, di incontrare gente affine e di condividere momenti sì di breve durata, ma il cui ricordo rimane vivo a lungo.

Meno posti visti ma più tempo dedicato a conoscere le persone e a gironzolare per i luoghi in cui mi trovo, cercando di cogliere lo spirito della quotidianità, nella misura del possibile. Le meravigliose esperienze che ne derivano sono anche tra le cose più belle che condivido con il mio compagno, Stefan, a cui devo, in buona parte, la scoperta di questo modo di viaggiare.

Polonia

Nell’estate del 2017 abbiamo visitato la Polonia – la parte occidentale, una fascia compresa tra Jelenia Góra e Cracovia. Siamo partiti da Berlino in autostop diretti verso Jelenia Góra, dove ad aspettarci c’erano T. ed E., due host di Couchsurfing fantastici, come scoprimmo subito dopo il nostro arrivo da loro.

Per una volta, l’autostop era senza dubbio la soluzione più pratica per arrivare a destinazione, senza i vari giri e le tappe intermedie ai quali autobus e treni ci avrebbero obbligati.

L’ingresso in Polonia fu molto “movimentato”: quasi rimbalzavamo sui sedili del furgone che ci aveva preso su, a causa delle pessime condizioni del manto stradale; perfetto, invece, ci diceva il nostro autista, in direzione contraria.

Tra un sobbalzo e l’altro, arrivammo comunque facilmente a destinazione, puntuali all’appuntamento con T. ed E.: una coppia polacca che ci aspettava in un bell’appartamento, come tanti – in questa zona della Polonia – appartenuti fino alla fine della seconda guerra mondiale a una famiglia tedesca. A ricordarlo, una splendida stufa in maiolica di manifattura tedesca nella sala.

Tra un tè e degli ottimi biscotti caserecci, ci spiegarono che l’indomani sarebbero stati tutto il giorno fuori e che ci avrebbero lasciato le chiavi di casa e due bici per poter visitare la città e i dintorni. Poco più tardi, ci condussero in macchina per andare a cena da una coppia di loro amici, non senza prima esserci fermati in una zona panoramica a ridosso della città per godere della splendida vista sulle montagne circostanti.

Anche gli amici che ci ospitavano per cena –  guida di montagna lui e guida nel museo locale lei – ci accolsero calorosamente nella loro graziosa casa, e la serata fu delle migliori: una deliziosa cena vegetariana, accompagnata da piacevoli chiacchere e conclusasi in musica; ognuno di noi aveva uno strumento reale o improvvisato per partecipare ad una sorta di jam session casalinga; un’esperienza indimenticabile, il cui ricordo ancora mi emoziona!

Condivisione di esperienze

Ma i momenti davvero magici dovevano ancora arrivare… T., metereologo, che lavorava in una stazione sperduta sulla cima di una montagna, ci invitò ad andare con lui. Tramite un bus, una seggiovia e anche alcuni chilometri a piedi, arrivammo alla stazione metereologica, dove avremmo avuto il privilegio di poterci fermare anche a dormire.

È indubbiamente uno dei numerosi vantaggi di Couchsurfing: non smetteremo mai di ripetere che con Couchsurfing arrivi laddove non arriveresti viaggiando in modo convenzionale.

[leggi anche il racconto di Chiara alle prese con il Couchsurfing in Giordania]

La stazione metereologica si trovava in un luogo sensazionale, sul confine con la Repubblica Ceca; talmente vicina, che nel pomeriggio riuscimmo a farci un salto per mangiare dei canederli dolci con frutti di bosco e panna. Che delizia…

Il giorno successivo invece abbiamo avuto la possibilità di trascorrere la giornata percorrendo un cammino circolare nella zona circostante, ricca di paesaggi molto diversi: da un lato la tundra, dall’altro laghi e boschi rigogliosi. Al ritorno ci aspettava T., assieme al suo collega, per ammirare il tramonto dalla sala centrale della stazione metereologica, una stanza circolare con ampie vetrate con vista a trecentosessanta gradi.

La Polonia ci ha voluto davvero bene e ci ha regalato, a detta dei nostri amici, uno dei tramonti più spettacolari che si siano mai visti. E se mai fosse stato poco, per goderci lo spettacolo ci sistemarono su due poltrone con musica classica di sottofondo, a coronamento del magnifico momento.

Autostop e molto più

Un altro viaggio che ricordo con molta emozione è quello in Marocco. Partimmo da Barcellona, dove allora vivevamo, con l’idea di arrivare in Andalusia – sempre in autostop – e da lì prendere un traghetto.

Il viaggio ha assunto un sapore esotico sin da subito: il primo a darci un passaggio, infatti, fu un ragazzo algerino; gli ultimi della giornata, invece, una coppia tedesca, così amichevole da ospitarci per la notte. Nonostante ciò implicasse qualche chilometro in più, accettammo: i nostri ospiti erano simpatici e ci incuriosivano, e la stagione un po’ fredda per dormire confortevolmente nella tenda che avevamo con noi e che avrebbe dovuto essere il nostro riparo per la notte.

Ne è valsa certo la pena: è stato bello chiacchierare con loro a lungo, durante la cena e poi a colazione il mattino successivo, nella loro bella casa immersa nelle campagne di Murcia e circondati dai loro cani, simpatici e affettuosi.

Viaggiando verso sud

Il secondo giorno abbiamo optato per un bus che ci ha condotti ad Almería, dove, in tarda serata, abbiamo preso il traghetto per Melilla; da lì sarebbe stato (piuttosto) semplice entrare in Marocco. Almería è stata per me terra di transizione: temperature più miti, palme che adornavano la piazza antistante la bella cattedrale, tanti negozi e ristoranti gestiti da magrebini nella zona vicina al porto. E pensavo, elettrizzata: “Marocco, stiamo arrivando!”

A Melilla abbiamo trascorso mezza giornata in attesa di M., il nostro primo host marocchino contattato all’ultimo minuto su Couchsurfing, e che proprio quel giorno sarebbe venuto da Nador a fare un giro a Melilla con la sua fidanzata. Grazie a loro abbiamo facilmente attraversato a piedi l’inquietante frontiera tra Spagna e Marocco e così, finalmente, abbiamo messo piede in territorio marocchino.

Ospitalità in Marocco

Con M. abbiamo avuto un primo assaggio di quella che è l’impressionante ospitalità marocchina: ci ha preparato una buona cena e ci ha sistemati nell’unico spazio disponibile della casa, un secondo letto in camera sua. È stato strano per noi condividere la stanza da letto con delle persone appena conosciute, ma la sua spontaneità nell’ospitarci è stata più forte del nostro imbarazzo, tanto da metterci subito a nostro agio.

Il Marocco ci ha poi riservato una delle nostre migliori esperienze in autostop. Da Nador eravamo diretti verso Casablanca, dove volevamo arrivare un paio di giorni dopo per visitare una coppia che avevamo ospitato da noi qualche mese prima. La prima persona alla quale abbiamo chiesto un passaggio è stato E., un uomo che viveva da tempo in Catalogna e che ha accettato subito, con entusiasmo, di accompagnarci per un pezzo di strada. Arrivati al punto concordato, ci ha invitato a proseguire con lui: andava a visitare un suo parente, che viveva da qualche parte nella zona. Non ci abbiamo pensato due volte e abbiamo accettato l’invito; eravamo sicuri che avremmo fatto un’esperienza unica.

Una tazza tradizionale di tè con un imprevedibile anfitrione

Dopo vari chilometri di strade sterrate in mezzo al nulla, dove persino lui si è un po’ perso, siamo arrivati alla casa. A darci il benvenuto, sull’uscio della piccola porta di una semplice casa tradizionale, c’era un minuto signore anziano dalla schiena curva, in un’elegante tunica scura e con la testa avvolta in un turbante bianco. Ci ha fatto entrare e accomodare nella prima sala, dove, in un angolo, c’era un tavolo basso imbandito per il tè. Ci siamo seduti sui cuscini e poco dopo è arrivata una donna giovane, che abbiamo poi scoperto essere la seconda moglie dell’anziano signore, che ci ha invitato a lavarci le mani versando dell’acqua in una bacinella; subito dopo è andata via, per tornare solo per portarci del cibo e poi per raggiungerci in cortile, quando abbiamo visitato la casa. Dopo il tè, infatti, l’anziano signore ha tenuto che visitassimo la casa, che vedessimo gli animali che allevavano; in seguito ci ha condotto a vedere un altro terreno di sua proprietà, in quella stagione ricoperto di verde, fiori di campo e piante di piselli. E che buoni, i piselli appena raccolti dalla pianta! Al momento del commiato, poi, l’abbraccio con cui mi ha salutato è stato commovente. Avendo fatto più tardi del previsto, abbiamo trascorso la notte a casa di E., che l’indomani mattina ci ha accompagnati in stazione, e per fortuna! Ci è stato di grande aiuto nell’acquisto dei biglietti per Casablanca: il sistema ci è sembrato ostico e poi noi, ahimè, non parliamo francese…

Durante il nostro soggiorno in Marocco siamo stati ospitati altre tre volte a casa di gente conosciuta attraverso Couchsurfing, e abbiamo fatto ancora svariati chilometri in autostop.

Bulgaria

L’ultimo lungo viaggio in questo stile risale all’estate 2018, quando abbiamo riservato tre settimane ad un viaggio in Bulgaria. Abbiamo calcolato che circa la metà delle notti le abbiamo trascorse a casa di gente contattata su Couchsurfing; per il resto abbiamo soggiornato in campeggi, ostelli e monasteri.

Che sorpresa scoprire quest’ultima opzione, anche molto economica, per alloggiare. Dei monasteri in cui abbiamo pernottato, uno ci è rimasto nel cuore: uno piccolo e meno conosciuto ad alcuni chilometri da Veliko Tarnovo.

Eravamo in campeggio in una bella zona consigliataci da un ragazzo incrociato per strada e, durante una passeggiata, abbiamo deciso di visitare uno dei monasteri della zona. L’indomani ci siamo tornati, incuriositi e desiderosi di scoprire un po’ di più riguardo la vita al suo interno. Abbiamo avuto la fortuna d’incontrare un ragazzo che viveva lì perché aveva affittato una delle numerose stanze disponibili, e che dava anche una mano nella gestione quotidiana del monastero.

Da lui abbiamo saputo che il monastero era amministrato da una donna, una ex imprenditrice, divenuta monaca alla morte del marito; grazie alla sua intermediazione siamo riusciti ad affittare per un paio di notti una delle stanze che normalmente vengono offerte ai turisti, e a concordare un baratto con la monaca: alcune ore di lavoro in cambio del vitto.

Le ore impiegate nel giardinaggio sono state lautamente compensate con abbondanti porzioni di shopska, un’ottima moussaka, miele di more sulle frittelle della colazione (divino!), le immancabili rakia all’inizio e l’anguria alla fine dei pasti. Le giornate erano rese piacevoli anche dalla presenza di altra gente nel monastero, altre persone che aiutavano: le ore di lavoro trascorrevano velocemente chiaccherando con loro.

Una host conosciuta per strada

L’ultima tappa in Bulgaria è stata a casa di E., una donna conosciuta facendo autostop: durante il tragitto si è entusiasmata tanto parlando con noi e scoprendo Couchsurfing da invitarci a casa sua. Siamo arrivati da lei in autostop, tanto per cambiare, e abbiamo trascorso lì un paio di giorni assieme alla sua famiglia: il suo compagno, il suo bimbo, sua madre e sua nonna.

Della prima sera trascorsa in quella casa ricordo con piacere la cena in giardino, con il cibo preparato da sua madre: abbiamo trascorso un’oretta seguendo le abitudini bulgare, chiacchierando e mangiando shopska alla maniera tradizionale, servendoci direttamente dal piatto di portata, messo al centro della tavola, e accompagnando il cibo con bicchierini di rakia fatta in casa.

E. si è rivelata un persona interessante da conoscere: una donna dinamica, ex istruttrice di sci, ora a capo di un franchising di abiti usati; una donna inarrestabile e piena di iniziativa: ultimamente, in negozio non c’era più tanto bisogno di lei, e dunque stava già pensando ad un altro progetto per tenersi impegnata.

Chi trova un passaggio trova…

Dopo aver lasciato la Bulgaria, abbiamo visitato per qualche giorno la Macedonia: abbiamo fatto tappa a Skopje e sul lago di Okrit. Da Okrit siamo passati in Albania e, sul confine tra i due paesi, è stata ancora una volta magia…

Facevamo autostop, destinazione Albania. Non avevamo un progetto preciso, ma Stefan voleva arrivarci quel giorno stesso, convinto che una bella esperienza ci attendesse. Mentre aspettavamo un passaggio si fermò un vecchio Mercedes con tre uomini a bordo; Stefan iniziò a parlare con loro e poi mi chiese d’intervenire nella conversazione. Il più anziano dei tre uomini, A., mi chiese se fossi italiana; dinanzi alla mia risposta affermativa, ci invitò a salire in macchina.

B., ci raccontò di essere un ingegnere albanese in pensione, e parlava un italiano perfetto: in passato aveva trascorso parecchio tempo in Italia per fare formazione; per questo motivo, nonostante la chiusura totale dell’Albania, aveva avuto la possibilità di viaggiare in Italia e in altri paesi.

Il signore ci invitò ad andare con loro sino a Korça (Coriza), una città che dai suoi racconti ci era subito sembrata interessante da visitare in questo nostro breve, secondo viaggio in Albania.

Non avendo niente in programma, se non un traghetto per la Puglia qualche giorno dopo, abbiamo deciso che quell’angolo di Albania sarebbe stato l’ultima tappa del nostro viaggio.

Dopo una breve sosta per rifocillarsi, in tarda serata arrivammo a destinazione; Korça ci ha subito affascinato: è una città molto piacevole e dall’aspetto curato, decisamente molto più della maggior parte delle località albanesi che avevamo visitato in precedenza. I nostri compagni d’avventura ci accompagnarono fino a un ostello, già contatto da B. per assicurarsi che avessimo un posto dove dormire.

L’ostello è risultato un posto gradevole, gestito da una giovane francese che, dopo un breve soggiorno nella città, aveva deciso di trasferirsi e di avviare lì la propria attività. Con lei c’è stata sintonia sin da subito e la comunanza di interessi ha dato vita a lunghe e piacevoli chiacchierate su turismo sostenibile, decrescita, consumo di prodotti comprati direttamente da piccoli produttori locali e altri argomenti simili. Ma il fulcro dei nostri giorni a Korça è stato B., che la mattina successiva al nostro arrivo ci è venuto a prendere per farci fare un giro della città a piedi.

A. si è rivelato un perfetto Cicerone, un uomo colto e aperto; è stato anche sindaco di Korça, per cui lo conoscono tutti, tanto che, camminando con lui, ci siamo fermati spessissimo a salutare qualcuno per strada. Con lui abbiamo visitato buona parte del centro cittadino, dalla bella piazza del vecchio bazar alla più fresca e verde zona universitaria.

Durante la passeggiata abbiamo ascoltato con grande interesse tutto quello che questa guida d’eccezione aveva da spiegarci sulla storia della città e la sua gente. Abbiamo parlato dei giorni difficili alla fine degli anni ’90, quando l’Albania era sull’orlo di una guerra civile, ma anche di attualità e delle problematiche che riguardano questa realtà, atipica rispetto al resto dell’Albania: Korça è un’ex repubblica autonoma, ancora fiera di essere un centro particolarmente dinamico, sia dal punto di vista economico che culturale.

L’host ci ha poi fatto provare una delle delizie della cucina locale: il lakror, una specie di pizza chiusa, ripiena di cipolle e pomodoro… dio che buono…

L’ultimo giorno abbiamo poi partecipato a un free tour di Korça e, grazie alla giovane guida, abbiamo completato un po’ la nostra conoscenza di questa bella città. L’Albania, che amiamo tantissimo, ci ha regalato un soggiorno davvero speciale.

Che altro dire? Che questo modo di scoprire il mondo mi ha ridato fiducia nell’umanità!

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