Mini racconti del viaggio lento in Liguria: terza parte.
Il traghetto diretto verso le Cinque Terre ci ha lasciato al porto di Camogli, dopo aver superato le spiagge di Sori, Pieve Ligure e la vicina Recco.
Il viaggio sul battello è stato un po’ costoso, però lento, e ci ha permesso in breve tempo di conoscere le dimensioni, le distanze, la grandezza della costa Ligure, i suoi cambiamenti lungo la sezione costiera.
Per tutto il tempo il vento, tagliato a metà dalla prua, ha riempito il ponte della nave con un’aria fresca e frizzantina, una brezza marina impregnata di salsedine. Ondeggiando sull’imbarcazione, abbiamo ascoltato la poesia del mare, mentre gustavamo con le orecchie il fragore delle sue onde e il lieve sussurrare del vento.
Il porticciolo di Camogli
Il piccolo porto della cittadina ligure di Camogli ci ha presto inghiottiti, avvolgendoci in un’atmosfera vivace fatta di barche, marinai, piccoli pescherecci e tanti, troppi, turisti. Camogli è famosa per i suoi edifici variopinti, caratteristica tipica di tutte le città che si affacciano sul Levante Ligure e che fanno impazzire gli stranieri. E’ un borgo marinaro, ricco di storia, oggi assediato da moltissimi visitatori venuti da ogni dove. Molti di questi sono golosi di cultura italiana: infatti li vedi seduti ai tavolini dei locali, mentre gustano entusiasti pizze al forno, focacce, gelati, dolcetti e dolciumi, degustano caffè espresso e cappuccino; assaporano una vasta gamma di prodotti, tutti orgogliosamente made in Italy.
Una gastronomia che ci ha reso famosi in tutto il mondo.
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La competizione fra negozi
Lungo le spiagge ed il piccolo centro, una miriade di negozi turistici si sfida in una competizione virtuosa, ciascuna sostenendo di avere l’esclusiva sulla produzione degli autentici prodotti locali. Scoprire quale sia la storica focaccia al formaggio più buona o il gelato artigianale più gustoso è un’impresa difficile. Per il gelato ci consigliano la Cremeria del Paradiso. Per la focaccia, ci dirigiamo alla bottega che si affaccia sulla spiaggia principale e dalla quale escono sapori irresistibili: quella di Revello.
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Alla larga dal distretto turistico
Comunque non siamo lì per fare i turisti. Acquistare focacce a 12 euro al kg o comprare una costosa T-shirt con la scritta “I Love Camogli” non è certo la nostra idea di viaggio. Souvenir e magliette sono la prova che “sei stato lì”, ma non dicono nulla di quanto si ha vissuto, in maniera autentica e profonda.
Il viaggio, come l’hanno inteso storicamente intere generazioni di uomini, era fatto di scoperte, di conquiste, di esplorazioni; poteva essere un viaggio di fuga, d’amore, di fede, di promessa, di speranza, di conoscenza. Ora sembra essere diventato sterile, senza vita, senza fatica, senza scopo, senza ricerca, senza spiritualità, senza difficoltà, senza sorpresa. I turisti pianificano tutto, conoscono già tutto quello che vedranno durante il loro viaggio…
A volte il turismo è un mero vagare, senza molto senso; laddove dovrebbe arricchire, svuota, a cominciare proprio dal portafoglio!
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Verso San Rocco
Angustiati dall’affollamento turistico, ci siamo diretti verso la ProLoco di Camogli che ci ha quindi indirizzati verso il cammino montuoso da fare a piedi. Il percorso comincia da un borgo montuoso chiamato San Rocco. E’ iniziata la nostra prima camminata, nonché la vera avventura del viaggio.
Zaini in spalla, piedi ben fissi sullo sterrato e tanta buona volontà. Non c’è soddisfazione senza almeno aver faticato un po’. Un passo dopo l’altro ci conducono vicini alla meta anche se, a dire il vero, non abbiamo una meta. Il bello del viaggio è il cammino stesso, raggiungere la destinazione finale è secondario.
Dirigendoci verso la chiesa di San Rocco (Camogli) ci imbattiamo nei commenti di passanti che ci scrutano perplessi. “E questi due, dove vanno così conciati?” “Devono essere degli scout.” Siamo lusingati di essere scambiati per scout! Ma perché ci guardano come se fossimo degli alieni?
Camminare: roba da pazzi
Proprio qui a Camogli, un altro anziano signore si è avvicinato a noi, incuriosito dagli zaini. Quindi ci ha raccontato: “un tempo noi alpini facevamo venti e più chilometri al giorno con zaini pesanti 30 kg, su percorsi sterrati di montagna… Lo facevamo per dovere ma anche per passione”.
Zaini da 30 kg? Mamma mia! E noi che ci lamentiamo dei nostri 15-20kg. Non abbiamo zaini pesanti come i loro e non camminiamo per così tanti chilometri; nessun dovere o necessità ci costringe a camminare; per gli alpini, forse, la nostra avventura è una passeggiata. Per tutte le altre persone, a giudicare dai loro sguardi, sembra qualcosa di… strampalato.
Ci guardano perplessi, forse provano un certo sollievo per non essere nei nostri panni.
E’ proprio vero: fare una camminata di 5 km, oggi, spaventa di più che ritrovarsi un inceneritore vicino alle proprie abitazioni. Possibile che da cinquanta anni a questa parte il benessere ci abbia trasformato in pecore sedentarie con la camicia e la cravatta?
Quegli sguardi inizialmente ci hanno colto di sorpresa e ci hanno anche irritato. Adesso, rassegnati, alziamo le spalle e andiamo avanti, sviando tra i brusii e i mormorii della gente.
Siamo due ragazzi di Torino che hanno deciso di prendersi del tempo per esplorare l'Europa, senza limiti, senza piani e soprattutto... senza soldi! Ce la faremo? Seguite la nostra avventura!
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