Andarsene per ritrovare se stessi – Tutti noi sappiamo quanto la vita sia breve e sfuggevole. Gli anni della gioventù passano in fretta, per questo dobbiamo cogliere l’attimo. Il tempo passa e le energie si esauriscono. Dobbiamo mollare gli ormeggi, salpare e uscire dal porto sicuro, prima che sia troppo tardi.
Non è mai troppo tardi per partire, anche se ad un certo punto, quando saremo anziani, realizzare progetti, vivere avventure ed esperienze nuove sarà più difficile, con le schiene curve, le gambe dolenti, il corpo flaccido e l’entusiasmo che viene a mancare…
Dobbiamo viaggiare. Per crescere in saggezza e spirito, per riempirci la vita, per raggiungere un livello di consapevolezza che ci aiuti a essere più forti. Certo, tutto ciò non è facile, soprattutto all’interno di una società che non sembra voler concedere, soprattutto ai giovani, uno spazio abbastanza grande per scoprire il mondo e viverlo pienamente, senza fretta; in quest’epoca il problema principale è il tempo, del quale siamo sempre in deficit. Tempo per dedicarci alle nostre passioni, ai nostri amici, ai nostri familiari, alla nostra cultura, alla nostra spiritualità. Che cosa possiamo fare a riguardo?
Tre ingredienti
Il primo ingrediente fondamentale per liberarci dalle catene degli impegni coatti è la nostra volontà. Ci va poi coraggio,senza il quale non si possono sfidare conformismi nocivi né affrontare le consuetudini e le paure che tanto ci frenano. Infine abbiamo bisogno di unsogno.
Se ce l’abbiamo, la nostra determinazione ci aiuterà a realizzarlo. Se manca, è come cercare di far partire un motore senza benzina, oppure navigare su una barca in balia del vento, senza sapere dove stiamo andando. Purtroppo quest’epoca sarà ricordata per aver compiuto il più grande olocausto di sogni: molti uomini e donne hanno smesso di coltivare, nutrire, realizzare i loro sogni più profondi. La vita è diventata frenetica, monotona e priva di una bussola. Un clima del genere non favorisce i grandi sognatori, dunque i grandi cambiamenti. Ma chi non ha sogni, progetti, aspirazioni è malato. E’ come un robot che esegue tutti i giorni movimenti meccanici senza farsi domande. Senza aspirare a nulla.
Bisogni superflui
Cominciamo ad ammalarci a scuola, da bambini, non appena ci insegnano, consapevolmente o inconsapevolmente, che i nostri sogni non sono importanti; ciò che conta invece è che dobbiamo studiare per ottenere un pezzo di carta. Quel pezzo di carta ci permetterà di andare a lavorare per un’azienda, privata o statale: dovremo quindi darci da fare affinché questa azienda sia produttiva e realizzi un certo profitto. Man mano che cresciamo, abbandoniamo i nostri desideri più profondi per dedicarci ad attività spesso monotone e logoranti, pensando che sia per il nostro bene e quello degli altri, o peggio, che siano quelle le nostre vere aspirazioni. In realtà per l’azienda, la carriera e il profitto ci prendiamo un sacco di mal di pancia, un sacco di nevrosi e di malattie.
E’ vero che lavorando per lo stipendio mensile possiamo comprare (quasi) tutto quello che vogliamo o di cui abbiamo bisogno. Ed è anche vero che contribuiamo a produrre una serie di servizi indispensabili per la società. Tuttavia, lo facciamo anche per soddisfare bisogni superflui o per aumentare il profitto di qualche azionista che guadagna dal surplus del nostro lavoro; lavoriamo, inoltre, per un sistema che crea competizione e povertà artificiale, che ci istiga ad accumulare e possedere sempre più cose: cose che non desideriamo davvero, ma che ci servono per ottenere sterili riconoscimenti sociali. Tutto questo però non sembra renderci felici. Alla fine, dentro la maggior parte di noi, domina la sensazione, amara, di sprecare i migliori anni della nostra vita, di aver perso per sempre l’occasione per essere felici.
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Sogni indotti
Cosa possiamo fare per riprendere in mano le nostre esistenze? La nostra risposta è viaggiare. Un viaggio alla scoperta di se stessi. Uscire fuori dal guscio ci insegna che la realtà ha infinite sfaccettature, infinite possibilità. Là fuori ci sono posti nuovi, sistemi nuovi, realtà nuove. Dobbiamo toglierci la maschera che indossiamo, provare a indossarne altre, per vedere quale ci calza meglio; Dobbiamo riprendere in mano la nostra vita e i nostri sogni, quelli più autentici, quelli di quando eravamo bambini…
Una vera aspirazione non arriva mai dall’esterno ma nasce sempre spontanea dal cuore;i mass media, le mode, i miti cinematografici, le iconografie pubblicitarie ci bombardano con immagini, simboli e modelli da imitare; per questo la maggior parte dei ragazzini di oggi sogna di diventare calciatore professionista mentre le ragazze vogliono diventare miss Italia o veline. Tra i sogni prefabbricati c’è anche quello dell’uomo e della donna arrivisti, con la camicia e la cravatta, con l’auto sportiva e la seconda casa al mare, sempre immersi da impegni e riunioni di lavoro che li allontanano dagli affetti della famiglia, degli amici e dalla possibilità di veder crescere i propri figli. Desideri artificiali, comportamenti instillati, alienazione ed omologazione.
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Alla scoperta di sé
Se le vite che viviamo non sono autentiche come facciamo a capire chi siamo veramente? Se èfondamentale conoscersi per cambiare e capire quali sono i nostri veri bisogni, cosa possiamo fare per tornare sui nostri passi? Ancora una volta la risposta, per noi, è viaggiare, per vivere un autentico percorso di emancipazione e libertà, per cambiare dentro ed evolversi. “Viaggiare” non è l’unico percorso di crescita valido, ma certamente uno dei più importanti e significativi. Non è solo “spostarsi” geograficamente. È soprattutto il percorso di studio e cambiamento che avviene dentro di noi… una volta esposti alle infinite possibilità della vita.
Noi l’abbiamo fatto, siamo partiti per scoprire realtà alternative e conoscere -un pochino di più-
Siamo due ragazzi di Torino che hanno deciso di prendersi del tempo per esplorare l'Europa, senza limiti, senza piani e soprattutto... senza soldi! Ce la faremo? Seguite la nostra avventura!
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