I miei piedi e le mie caviglie mi stavano avvisando senza mezzi termini che avevo abbondantemente superato il mio limite consentito di resistenza fisica. Entro la fine del secondo giorno di escursione sarei già arrivato a coprire circa 40 km su sentieri scoscesi, scalato oltre i 1000 metri di altezza sul livello del mare in almeno tre occasioni prima di scendere a fondovalle e camminare lungo letti di fiumi prosciugati e attraverso stretti canyon.
Era la promessa di un premio che mi spronava a proseguire, camminando e cadendo, per ben tre giorni e 60 km di tragitto. Andavamo da Dana a Petra, un tragitto considerato come uno dei più bei percorsi escursionistici del Medio-Oriente e come parte del Percorso Abraham che si snoda per 1000 km attraverso Israele, la Giordania e la Turchia (la sezione siriana è tristemente inaccessibile per il momento). Benchè la nostra escursione fosse la versione breve del classico percorso di 6 giorni, lo stavamo ulteriormente concentrando in tre lunghi giorni.
Quando seppi che questo percorso avrebbe fatto parte del nostro itinerario in Giordania, mi sentìi elettrizzato sapendo che sarei entrato in Petra passando dalla ‘porta posteriore’. Ciò che non potevo immaginare erano le gratificazioni che avrei sperimentato lungo il tragitto.
Condotti dalla nostra guida Murad Arslan della Terhaal Adventures, iniziammo con una prima giornata relativamente semplice partendo dalla cima della valle di Dana, circondata dalle case di pietra per lo più abbandonate dell’Era Ottomana del villaggio di Dana. Camminammo verso Feynan Eco Lodge, distante 14 Km dal fondo della valle. Il nostro percorso seguiva i contorni di tutta la valle del fiume scendendo ripidamente dapprima dinanzi al margine tortuoso del corso del fiume prosciugato poi, dopo un ulteriore dislivello di circa 1000 metri, cambiava la vegetazione, da uno scenario di arido deserto agli alberi di oleandro e di ginepro del territorio sudanese.
Se il nostro primo giorno è stato un piacevole inizio, il secondo fu al contrario molto più impegnativo. Partimmo da Abu Sakakeen e ci arrampicammo da una valle alla cima di una montagna per ben due volte, su percorsi ampiamente inesplorati che avremmo trovato con molta difficoltà senza la guida. Partimmo più tardi di quanto Murad sperasse e mentre camminavamo ci spronava di continuo, sempre più consapevole della distanza che avremmo dovuto coprire prima del tramonto.
Lo spettacolo di Wadi Araba, parte della grande Valle di Rift, era una irresistibile distrazione e volli fermarmi per ammirare alle mie spalle il panorama che si stendeva per molte miglia ad occidente, molto al di là del confine israeliano. Murad puntò verso zone oscure sul lato più distante della valle, terre irrigate sui Kibbutzin di Israele. La prima cosa che vedemmo fu uno stormo di uccelli, poi, un paio di falconi migranti ci sorvolò e fece due giri intorno alle cime montuose.
Nel corso di tutta l’escursione di quel giorno, durata 10 ore, abbiamo incontrato solo quattro persone: un gruppo di cacciatori che ci salutò calorosamente prima di scomparire nella boscaglia con i fucili in braccio.
Al tramonto eravamo ancora distanti dal nostro campo di appoggio e percorremmo gli ultimi due chilometri in un’oscurità color pece, arrivando al campo base allestito dai nostri ospiti beduini nel remoto Shkaret Umseid bel oltre il previsto. La zuppa di lenticchie e il pollo grigliato che ci avevano preparato meritarono pienamente quella notte di viaggio.
L’ultimo giorno fu enormemente più facile benché a quel punto i nostri piedi e le nostre gambe doloranti percepivano ogni metro come un chilometro. La Piccola Petra fu il luogo dove ci fermammo per mangiare. Questo sito Nabateano poteva essere privo della grandezza e dello splendore del sito maggiore di Petra, ma era un luogo altrettanto importante per la storia di Petra. E’ qui che i visitatori della città antica erano ospitati (pochi erano gli autorizzati ad entrare nella capitale Nabateana), ed era nella Piccola Petra che si svolgevano la maggior parte degli scambi. Ci sono delle facciate finemente scolpite e, nonostante sia gratuito visitarla, non vi abbiamo visto più di 10 visitatori durante un’ora e più di sosta.
La Piccola Petra e Petra distano circa 8 km di camminata, prima percorsa lungo una strada polverosa e poi su e giù in una serie di ripidi corridoi. In questo tratto finale, fummo accolti da un forte vento, particolarmente inopportuno visto che alcuni pezzi del tragitto si inerpicavano lungo dei cornicioni angusti scavati nella montagna, con la vista sull’orlo di un precipizio che ho provato a tenere il più possibile lontano dai miei pensieri. Murad ci spiegò quanto fosse più precario il sentiero fino a quando non furono fatte delle migliorie nel 2013; gli fummo grati di non averlo saputo prima di arrivarci. La nostra escursione passò per il sito di Petra attraversando il Monastero e al prima cosa che colpì il nostro sguardo fu la famosa facciata. Mi accovacciai con Murad gustando un succo di frutta prima di scendere insieme verso il centro di Petra, sentendomi serenamente compiaciuto per i nostri sforzi mentre lasciavamo che una manciata di visitatori ci superasse sul dorso dei loro muli.
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