Lisbona-Torino: cronaca di tre giornate in autostop
Il 21 di settembre è una giornata di sole, il mattino è caldo, siamo pieni di energia e non vediamo l’ora di iniziare la nostra ultima avventura. Siamo a Coruche, nella proprietà del conte di Agolada de Cima, che ci ha ospitati per due settimane. Salutiamo i nostri amici che, dubbiosi e un po’ curiosi, ci accompagnano fino alla strada principale per augurarci buona fortuna. Sanno che torneremo in Italia in autostop, senza utilizzare denaro. Ci chiediamo cosa pensino. Forse ci invidiano, forse credono che siamo pazzi. 😅
La partenza
Partiamo a mezzogiorno circa, il calore fuori è già insopportabile. I nostri zaini sono molto pesanti poiché li abbiamo riempiti di cibo e di souvenir. Anche i nostri cuori pesano, pieni come sono di ricordi, emozioni ed esperienze, cioè i veri souvenir, o almeno quelli che contano.
A questo punto del nostro viaggio siamo molto stanchi e sentiamo di aver fretta (di tornare a casa). Fretta è una parola che non ci piace. Tuttavia sappiamo bene che a partire da metà settembre le notti all’addiaccio possono essere molto fredde. È per questo motivo che scegliamo la via più veloce per tornare in Italia: l’autostrada. È quindi la fine della nostra avventura lenta, anche se la sfida della vita senza denaro continua.
Ci sono servite un paio di ore, un po’ di fortuna e una serie di passaggi soltanto per raggiungere il nord del Portogallo all’altezza della città di Guarda. In una stazione di servizio incontriamo un camionista che ci accoglie nel suo Tir però ci dice preoccupato:
“Non è la prima volta che accolgo autostoppisti, ma rischio di pagare una multa salata se mi fermano. Non siete assicurati”. 😢
Annuiamo e gli facciamo capire di voler tentare un’altra via, ma con un sorriso ci esorta a salire a bordo.
Iniziamo un bel viaggio (e una lunga chiacchierata) che si conclude a Bilbao (a nord della Spagna) alle quattro di notte. Per tutto il tragitto facciamo a turno per tenere compagnia all’autista. Quando uno di noi riposa, l’altro conversa con il nostro amico, e viceversa. Capita spesso che il sonno ci colga di sorpresa ma sarebbe davvero scortese addormentarsi, per cui ci sforziamo di fare del nostro meglio per conversare con l’autista, anche nei momenti di estrema stanchezza.
Combattere il gelo
Una volta raggiunto Bilbao indossiamo nuovi strati di vestiti per combattere il freddo, poi andiamo a dormire in un parco, vicino ad una stazione di servizio. Poche ore più tardi dopo aver fatto colazione con le nostre scorte di cibo, riprendiamo a fare autostop: conosceremo una giovane ragazza (foto) che ci condurrà vicino a Irùn.
Un’altra serie di passaggi fortunati ci portano in breve tempo fuori dalla Spagna. Sorpassato il confine francese, l’autostop diventa un gioco da ragazzi. Raggiungiamo Bordeaux, poi Periguex. Infine una stazione di ristoro di Clermont-Ferrand quando ormai è giunta la sera.
Panico alla stazione di servizio
Per la prima volta il panico ci coglie di sorpresa quando scopriamo che la maggior parte degli autisti che transitano in questa stazione di servizio si dirige nella direzione opposta alla nostra. Lasciamo le preoccupazioni alle nostre spalle. Ormai è tardi e decidiamo di trascorrere qui la notte. Prepariamo cus cus, mangiamo frutta e verdura, beviamo una tisana calda (tutta roba che abbiamo nello zaino) e andiamo a farci una chiacchierata con i signori camionisti (alcuni di questi italiani, ma diretti verso la direzione opposta). Infine andiamo a dormire. Sarà una notte piuttosto fredda, la più fredda e scomoda di tutta la nostra avventura.
L’Italia è vicina 🇮🇹🎉
La mattina seguente, i raggi del sole ci svegliano e ci scaldano un po’ le ossa. Iniziamo bene la mattinata incontrando un nuovo amico. E’ un signore francese (qui assieme a Roberta) che parla bene italiano, conversiamo di gusto con lui, mentre la strada per L’Italia si accorcia. Ci lascia in un’altra stazione di servizio dove notiamo la scritta: “Orbassano, Piemonte” sul fianco di un grosso TIR. Purtroppo è guasto, il camionista non si rivela molto amichevole e il nostro morale scende di nuovo.
Più tardi diversi passaggi in autostop ci portano sempre più vicini alla destinazione. Quindi raggiungiamo Briancon, l’ultima città francese che confina con l’Italia. Sono le 18 di pomeriggio. L’attesa di un passaggio a Briancon è piuttosto lunga finché una giovane donna con il suo piccolo bebè ci carica in macchina e ci conduce dall’altra parte del monte. C’è il simbolo della croce rossa vicino alla targa della sua vettura.
A Susa
In serata raggiungiamo Susa. E’ buio ma continuiamo ad alzare i pollici andando un po’ contro i nostri principi (in particolare quello di non fare l’autostop di notte). Solitamente non facciamo autostop quando è buio, perché è difficile che le persone si fermino e perché comporta dei rischi. Nonostante tutto, una signora molto gentile (ma anche un po’ spaventata) decide di accoglierci in macchina: le mostriamo le nostre foto di viaggio per assicurarla sul fatto che siamo brave persone. Poi, una volta saliti in auto, le spieghiamo il nostro viaggio. Altri due giovani diretti verso chissà quale festa, ci aiutano a proseguire fino a S.Giorio (praticamente a soli 40 km da casa nostra). S. Giorio sarà l’ultima destinazione di questa giornata: la concludiamo con il sottofondo musicale di una band d’orchestra che si sta esercitando in una sala prove; nel frattempo prepariamo una spaghettata col sugo di pomodoro e festeggiamo. Non riusciamo a credere di essere arrivati in Italia, così presto!
Essendo ormai vicini alle nostre rispettive città, potremmo chiamare qualche nostro conoscente per chiedergli di venirci a prendere, ma escludiamo questa possibilità: vogliamo ritornare alle nostre case alla stessa maniera in cui ce ne siamo andati, ovvero in autostop e senza utilizzare denaro. Inoltre vogliamo fare una sorpresa ad amici e parenti.
Ritorno in città
Raggiungiamo Rivoli, la nostra città natale. Mentre camminiamo con i nostri zaini, volti amichevoli e luoghi conosciuti compaiono davanti ai nostri occhi e ci sembrano davvero diversi (forse siamo noi che li vediamo con occhi differenti ora). Casualmente incontriamo una carissima zia di Simone, che ci offre la colazione: brioches e cappuccino (grazie zia)! Scrocconi fino all’ultimo, come direbbe qualcuno. Ma chi ci ha seguito sa che non siamo stati affatto scrocconi durante il percorso freegan di questi mesi.
Home sweet home
Roberta raggiunge la sua casa per prima, e subito riabbraccia la mamma e il papà, increduli ed emozionati. Simone ha ancora un tratto di strada da percorrere. Il suo ultimo autostop, questa volta solitario, lo porta sano e salvo nella casa dei suoi genitori a Rivalta di Torino.
Il viaggio di ritorno in autostop:
Grazie a tutti quelli che ci hanno seguito fino a qui e sostenuto :’)
Nei prossimi post proveremo a scrivere qualcosina di più sul nostro viaggio senza spendere soldi. Pensieri, emozioni e altro ancora.
Wow ragazzi, che avventura!
Volevo segnalarvi un progetto che potrebbe interessarvi, quello del carpooling… diciamo che é un po´ una versione rivisitata dell´autostop classico. E magari puó essere utilizzato anche da quelle persone che hanno poco tempo o sono diffidenti.
Certamente permette di risparmiare rispetto ai viaggi in treno/aereo, ed aiuta l´ambiente perché tramite la condivisione dei posti liberi in auto ci sono meno veicoli (vuoti!) in circolazione! E´ gratuito ed é anche ottimo per conoscere persone nuove, che secondo me é uno degli aspetti migliori nei viaggi on the road! 🙂
Ma può essere utilizzato anche nel quotidiano, ad esempio per andare al lavoro o in università.
Potreste magari inserirlo nei siti amici se il progetto vi piace! Il portale è: http://www.carpooling.it
Esistono anche le versioni per Android e
iPhone…
Ciao e in bocca al lupo per i vostri prossimi viaggi!!
Ciao Julia, grazie mille per il suggerimento! In realtà conosciamo già il carpooling. Se non fosse stato per la scelta di viaggiare completamente senza soldi avremmo sicuramente usufruito di quel sito (lo faremo comunque in futuro!) Lo aggiungiamo subito nell'elenco dei siti amici prima di dimenticarci di nuovo!
Saluti