Viaggiare… con gusto! (Intervista)

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Oggi si parla di… cibo & viaggi! Per l’occasione vi proponiamo un’intervista molto interessante con Elisa & Andrea due ragazzi fiorentini che hanno da poco inaugurato il loro primo blog interamente dedicato ai viaggi e al cibo. “Il Gusto di Viaggiare” è uno spazio in cui si raccontano esperienze ed avventure alimentari low-cost in giro per l’Italia (e non solo). Visitatelo perché vi farà venire l’acquolina in bocca, oltre alla voglia di viaggiare! (Le immagini sono state gentilmente concesse da Elisa e Andrea e sono di loro proprietà). Ecco qui l’intervista:

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Elisa ed Andrea, parlateci un po’ di voi.

crostata, torta, fragole, gusto, viaggi, slow food, viaggiare e mangiarePur trovandoci così bene insieme, noi due abbiamo un vissuto molto diverso. Entrambi fiorentini, io (Elisa) ho 25 anni, mi sono laureata un anno e mezzo fa in Scienze Naturali e dal primo anno di università ho praticamente sempre lavorato come babysitter. Dopo aver preso la laurea triennale ho continuato per un altro anno gli studi, con l’intento di specializzarmi. Adesso però sono in pausa, per lo meno fino a quando non troverò un lavoro stabile che mi permetta di mantenermi da sola. Dopodiché si vedrà! Andrea invece ha 30 anni ed è artista da sempre: scrive e compone canzoni, ha fondato un gruppo folk-rock che esiste e fa concerti in tutta Italia ormai da 10 anni, insegna propedeutica musicale e chitarra a bambini e ragazzi. Oltre a questo, sa lavorare la ceramica e costruisce violini. Se io ho una mente estremamente cinica e razionale, lui è un perfetto sognatore.


Avete da poco aperto un blog dedicato al cibo e al viaggio. Una bellissima iniziativa che ci mette molto appetito! Da cosa nasce questa idea?

Dal primo giorno in cui ci siamo frequentati, abbiamo deciso di passare il tempo insieme nel modo che a noi pareva il più costruttivo: “girellando”. Non diciamo “viaggiando” perché spesso i nostri spostamenti si limitano a gite fuori porta nei pressi di Firenze, ma diciamo che è più di un anno che cerchiamo di sfruttare ogni giornata di sole disponibile per allontanarci dalla città. Questo “errare” (nel senso di vagare) ci ha portati a mangiare nei modi e nei posti più svariati: dalla piazzola di sosta lungo la statale per bloccare i crampi, alla cena a lume di lanterna e fornellino nella piazzola del campeggio; dallo scoglio appuntito, al prato in riva alla laguna. Alcune volte abbiamo mangiato male, e ci può stare se si va a tentoni. Ma altre abbiamo mangiato incredibilmente ed insospettabilmente bene. E, soprattutto, abbiamo mangiato BENE con POCO. Il “poco”, per chi magari sta risparmiando i soldi della vacanza da un anno, è un concetto fondamentale: una cena lussuosa in meno può voler dire 3 giorni di campeggio in più! Al terzo colpo di fortuna avuto, Andrea ha buttato lì l’idea di scrivere un blog in cui parlare (recensire è una parola troppo grossa per le nostre competenze) di questi locali, di queste “soluzioni dell’ultimo minuto”, per consigliarle a chiunque avesse voglia di leggerci. Detto fatto: mentre lui continuava a ragionarne in via ipotetica, io, che in quel periodo avevo abbastanza tempo a disposizione, ho cominciato a lavorare da sola per costruire lo scheletro, la base di partenza del nostro “Il Gusto di Viaggiare”. Dopo circa un mese, non senza un po’ di vergogna (non mi sono mai ritenuta una brava scrittrice) gli ho presentato il prodotto preconfezionato: un blog semplice nel linguaggio e nelle pretese, con l’unico intento di consigliare qualche posto (a parer nostro) meritevole di una visita, attraverso le parole che useremmo parlando con un amico. Posti popolari (passateci il termine) adatti a tutte le tasche ed a tutti i palati. Ed è così che è nato il nostro progetto.gusto, viaggi, slow food, viaggiare e mangiare, mugello, vespe

 

Da cosa nasce la vostra passione per i viaggi?

Il gusto di viaggiare, gusto, viaggi, slow food, viaggiare e mangiareElisa: io non sono nata come un’amante dei viaggi, e ne ho scoperto la bellezza solo a 20 anni compiuti. L’illuminazione l’ho avuta conoscendo persone che il mondo lo avevano girato in lungo ed in largo. Ho ammirato la loro conoscenza, la loro apertura mentale e la loro freschezza.. e lì ho capito che viaggiare non poteva fare altro che accrescermi.
Andrea: osservare il mondo dal finestrino, è come guardare un film. Ti trovi poi catapultato in altri ritmi, in altri luoghi che hanno profumi, sapori, colori, luci diverse da quelli a cui sei
abituato.
La voglia di conoscere e conoscersi anche di fronte alle difficoltà, la solidarietà delle persone che puoi aver incontrato durante il cammino in alta montagna, tutto questo riporta a galla quella che io amo definire “la dimensione umana della vita”.

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Qual è il vostro piatto preferito? E quello che avete gustato in viaggio?

gusto, viaggi, slow food, viaggiare e mangiareElisa: a me piace tutto ciò che ha a che fare con il tartufo: pasta, carne, formaggi.. potrei farne indigestione. Fra i piatti assaggiati in viaggio, i vincenti sono stati a pari merito i “pici originali senesi” conditi con pesto mischiato al ragù (abbinamento mai provato ma assolutamente vincente) e a frittura di totani in cartoccio mangiata a Porto Santo Stefano, in uno di quei furgoncini che sostano nelle piazze: in assoluto la più buona che abbia mai mangiato!
Andrea: il pollo fritto col tondone! Il tondone non so se è una cosa prettamente fiorentina, credo di sì. Si sfruttano gli avanzi dell’uovo e, allungandoli con acqua e farina, si fanno tipo delle schiacciatine che fritte sono una meraviglia!
Dunque, un cibo gustato in viaggio…. cavolo si! La schiacciata de La Casa del Prosciutto di Vicchio! Una cosa paradisiaca…
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Diteci un posto ed un piatto che non avete ancora “assaggiato” e che vorreste provare?
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Elisa
: può sembrare banale ma nessuno di noi due è mai stato a Parigi, città che mi sembra di conoscere ed amare già da ora, non so perché. E’ una specie di sesto senso. Vorrei quindi andarci a breve, e sperimentare i famosi croissant francesi che già ho mangiato in Corsica e che, immagino, nell’entroterra siano ancora più buoni.
Da poco tempo poi, ho scoperto un nuovo interesse per l’Asia, paese che non mi aveva mai attirato particolarmente. Ma sto leggendo un libro che ne parla, mi sono imbattuta in alcuni documentari, e per questo mi sta piano piano crescendo la voglia di andarci. Come prima meta sceglierei il Nepal, anche se non so esattamente cosa potrei trovare da mangiare lì.
Andrea: mi piacerebbe andare in una baita di montagna, lontano da tutto, con il camino acceso e un lettino in un cantuccio, una lampadina piccina picciò e un libro d’avventure da leggere. Vorrei tanto poter assaggiare un pesce al forno o alla griglia, ma sono terrorizzato dalle lische!!! Però.. mai dire mai!
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Che cosa significa per voi viaggiare con lentezza?
Per noi “viaggiare con lentezza” significa niente pacchetti all-inclusive, niente piscine di acqua tarocca, niente smania di arrivare, nessuna prenotazione, solo il desiderio di potersi godere il cammino. I paesi, vicini o lontani che siano, si esplorano percorrendo le strade statali, dormendo in tenda immersi nel profumo di una pineta, si scoprono fermandosi a “discorrere” con il proprietario del campeggio che ti spiega quanto è stata dura farlo ingranare e quanto è difficile gestire la siccità, oppure assaggiando il salume di casa o il formaggio caratteristico. Ci si accorge così che i dialetti sono tantissimi, che i paesaggi cambiano di chilometro in chilometro, che la storia e le tradizioni ancora vivono, se le si cercano nel posto e nel modo giusti.
La nostra Toscana la stiamo conoscendo proprio così. Abbiamo smesso di considerarla noiosa o scontata, oppure troppo vicina (molte persone considerano motivo di vanto l’andare a farsi la settimana di relax nel paese tropicale, mentre per me è inconcepibile aver visto Honolulu senza aver prima visitato Volterra!). Abbiamo avuto la fortuna di nascere in una regione invidiata dal mondo… perché sminuirla?
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Le “regole” della lentezza valgono anche per quanto riguarda la cucina?
Assolutamente sì. Il cibo è parte integrante del viaggio, è manifestazione della storia e delle tradizioni di un posto, e per questo va inserito nel percorso con la giusta tempistica ed il giusto rispetto. E poi, il momento del pasto è anche l’occasione in cui fermarsi e rielaborare ciò che si è visto, scambiarsi impressioni, ed amalgamare il tutto.
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“Siamo ciò che mangiamo”. Qual è la vostra posizione filosofica?
Bella domanda! Noi, nel nostro piccolo, tentiamo di variare la nostra alimentazione il più possibile, odiamo gli allevamenti intensivi e cerchiamo di mangiare cibi sani. Non siamo vegetariani, ma rispettiamo chi fa questa scelta, anche se a volte ci fa un po’ ridere chi lo fa più per immagine che per etica. E poi ci sono quelli che nel giro di un mese si riducono pelle e ossa perché fanno le diete fai-da-te e per compensare si fanno dei panini enormi con salsiccia e maionese perché non ne possono più!
Esiste molta superficialità anche in ambito alimentare a nostro avviso. Per cui, coerentemente con noi stessi, tentiamo di mangiare ciò che ci piace, ma sempre senza eccedere in nulla e con un occhio di riguardo ai prodotti biologici.
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Cosa ne pensate del turismo moderno?
Come abbiamo già detto, esiste sempre di più la tendenza a competere su chi fa il viaggio più
lontano e stravagante. Viaggi che poi magari uno non può nemmeno permettersi. Ormai visitare paesi tropicali o fare il safari in Africa è diventato uno status symbol. Le persone vogliono mostrarsi, così, comprensive e solidali, gente di mondo aperta alla diversità e alle culture straniere.. ma è solo un artefizio. Amare ed essere interessati al mondo che ci circonda non significa farsi fotografare abbracciati ai bambini del villaggio Kenyota in cui si alloggia.. quello è solo un alibi.
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Ci potreste dare alcuni consigli per “assaporare in profondità” la cucina di un posto,
quando si è in viaggio?
In viaggio non deve esistere la frase “non mi piace”: ad esempio, se generalmente si odia il pesce, è possibile trovare, nel luogo che si sta visitando, la varietà particolare cucinata in un modo caratteristico, che ci fa perdere la testa. Quindi nessun preconcetto, nessun pregiudizio, assaggiate e sperimentate tutto. E diffidate dei locali tutti lustrini e tavoli eleganti, perché solitamente sono specchietti per le allodole. Meglio rivolgersi alla gente del posto, cercare la loro bottega di fiducia, acquistare un po’ di prodotti tipici e mangiarseli sdraiati su un prato (tempo permettendo ovviamente!).
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Avete qualche nuovo progetto di viaggio per il futuro?
Se riuscissimo veramente ad andare a Parigi, ci toglieremmo entrambi un grande sfizio. Ma è tutto in divenire quindi… chissà! Sicuramente però qualche uscita del fine settimana non mancherà!
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Vi andrebbe di lasciare un messaggio per le persone che leggeranno questo post?
Viaggiate! E fatelo nel modo che vi permette al meglio di conoscere un posto: nessun preconcetto, mente sgombra, cuore aperto. Parlate con la gente del luogo, attraversate le città a piedi piuttosto che servendovi dei mezzi, non fossilizzatevi sul numero delle stelle del vostro campeggio/albergo. In tutto ciò che fate, quando siete in un paese nuovo, rispettate l’autenticità di ciò che vi circonda. Non alterate niente, non macchiate con la vostra presenza l’atmosfera, limitatevi ad osservare ed assorbire.
Ed appuntatevi ciò che vedete: un diario, scritto come voi vi sentite di scriverlo, ha forse più forza di una serie di foto. Rievoca gli stati d’animo che si sono provati durante il cammino. Ed è uno strumento prezioso per analizzare noi stessi. Detto questo.. Buon viaggio (ed appetito) a tutti!

Per contattare Elisa & Andrea:

ilgustodiviaggiare@gmail.com
http://ilgustodiviaggiare.wordpress.com/


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