Buenos Aires tra scoperta e memoria

Cristina Savi
Partita per il viaggio.
Il viaggio che ho desiderato nel tempo. Il viaggio in solitaria.
Il viaggio verso una terra che voglio scoprire. Il viaggio che seppur nella sua brevità riveste per me un significato profondo.
Il viaggio verso l’Argentina e Buenos Aires.
Il viaggio che per me rappresenta: scoperta, memoria, intraprendenza e conquista.
Partenza il 20 marzo ore 19 circa dall’aeroporto di Malpensa. Arrivo alle ore 9.20 ora locale (in Italia sarebbero state le 13,20) a Buenos Aires. Due ore di ritardo dovute a problemi di volo sopra la Tunisia.
Viaggio molto lungo.
Arrivo all’aeroporto una coda infinita all’immigrazione per il visto sul passaporto.
Ma eccomi qui. Con le attese e i tempi di un paese nel quale mi sento a casa.
Venire a Buenos Aires per me significa scoprirne la vita. Seguirne le abitudini locali, verificarne bellezza e miseria, nutrirmi di tango argentino, esplorare le mie difficoltà, partecipare alla manifestazione per i 40 anni dal colpo di stato e concedermi tempo.

Non sapevo e non avevo idea di cosa sarebbe stata Buenos Aires per me. L’unica cosa programmata era la partecipazione alla manifestazione del 24 marzo e un corso intensivo di spagnolo che seguirò settimana prossima.
Per il resto nessun programma, nessuna decisione, nessuna scelta preliminare.

Elbenny

La scoperta

Quando si decide di partire si è già in viaggio.
Questo è ciò che ho sempre pensato; forse perché non passa mai molto tempo tra quando penso di fare una cosa e la sua realizzazione, o quanto meno il primo passo perché le idee non restino sogni, perché i progetti non restino teoria, e le buone azioni non si limitino ad essere buone intenzioni.

Cristina Savi

Così quando presi il biglietto aereo il cambiamento era già in atto. Un scelta. La scelta di prendersi del tempo, di affrontare le distanze, di dare gambe ad un proprio desiderio, di conoscere me.
La difficoltà di lasciare mio figlio di 5 anni a casa e accantonare per un periodo le attività professionali e sociali intraprese a Verbania.

Partire sola, senza un viaggio organizzato, senza un programma dettagliato di ciò che sarebbe accaduto, nessun hotel. Solo l’appoggio di un’amica italo-argentina che ha casa a Villa Devoto in Buenos Aires e nella quale sto fino a sabato 26 marzo.
Poi mi sposto a casa di Cristian ed Hernan, cambio zona, ho affittato una stanza in casa loro. Per viverne la vita, le abitudini, l’idioma, e le usanze.

Sono qui. Ogni mattina non so cosa accadrà, ed ogni sera ho scoperto una cosa di questa cultura e di me.

La memoria

Cristina Savi

Uno dei motivi per cui sono venuta a Buenos Aires proprio in questo periodo era la partecipazione ai 40 anni dal colpo di stato del 1976, il 24 marzo. La luchas por lo Derechos Humanos: memoria, justicia e verdad.
Mii sono commossa parecchio, non so bene perchè. Forse per la forza, il dolore e la determinazione che ho trovato arrivando verso Plaza de Mayo.
Un popolo in strada che non si stanca di chieder giustizia, che chiede di non dimenticare e non smette di lottare per la verità e i diritti umani.

L’intraprendenza

Cristina Savi

Andare sulla strada che sento mia, seguire le mie intuizioni. Nessuna forzatura. Camminare verso e attraverso ciò che mi fa stare bene. Nella direzione di ciò in cui non credevo di poter arrivare con la consapevolezza di potercela fare. Ed è così. Il muoversi verso ciò che si è apre le porte alla buona riuscita di ciò che si fa.

viaggiare con lentezza
Un’auto scassata

Una mia grande difficoltà, così credevo fino a questo viaggio, fu l’orientamento spaziale. Forse era più pigrizia mentale, o forse le costruzioni lego con mio figlio in questi anni hanno sviluppato un’area del mio cervello. Fatto sta che qui con mappe e “preguntas” (domande) riesco a muovermi senza ansie e paure. Ritrovandomi spesso in luoghi affascinanti e, a volte, in inaspettate sorprese.

La conquista

Sapere che ce la si può fare, sapere che anche se si parte soli non si è soli. Sapere che se ci si apre al mondo il mondo ti accoglie. Nella consapevolezza che ognuno ha più case, ognuno ha una propria terra da andare a cercare, ognuno ha una patria in cui si sente a casa. Io credo che la mia sia l’Argentina. Un popolo con cui sto bene, un idioma che mi piace molto, una bellezza estesa e naturale che mi affascina, una storia che mi commuove, tradizioni che sento mie.
La cortesia e la semplicità di chi si racconta, di chi ti parla, di chi ti aiuta.

Non voglio dire che non vi sia pericolo o non vi sia da prestare attenzione. Quello è certo, come in ogni parte del mondo, come in grandi città cosmopolite, come spesso accade in zone di degrado sociale e miseria. Nessuna giustificazione, nessuna retorica, la giusta misura tra tranquillo peregrinare e fiducia.

Buenos AiresCosa mi sta insegnando più di ogni altra cosa l’Argentina?
A non smettere di lottare
A rallentare
Ad avere pazienza
A rivalutare il piacere della convivialità

Cristina Savi

Cristina Savi

E soprattutto quanto sia bella l’ironia. Loro sono un popolo estremamente ironico e simpatico, oltre che gentile e cortese. Magari io sono stata fortunata ma questo è ciò che mi è capitato di osservare.


Hasta luego!

Cristina

Per leggere la parte dei consigli di viaggio lento a Buenos Aires, scritti da Cristina Clicca qui.

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