Viaggio a Tenerife, escursione sul Teide – Capitolo 2/3
Camminiamo nel buio
Tanto per rendere il percorso più complesso, io e Eric ci trovammo con i frontalini completamente scarichi, mente Danilo non lo aveva proprio.
Lo collegai al powerbank e con qualche filo che fuoriusciva dallo zaino, potei caricarlo e nel mentre usarlo.
Neanche a farlo apposta, quello di Eric era danneggiato.
Eravamo in tre con una misera luce e io stavo di fronte a loro. Ogni passo diventava sempre più pesante, l’aria era leggermente rarefatta, ma io stavo letteralmente boccheggiando e non ero il solo. Logicamente non contento dello sforzo fisico alla quale mi stavo esponendo, decisi di fumare con Eric.
Ovviamente inutili gli sforzi di chi ci disse di non farlo.
Eravamo a quasi 3000m di altezza, a fumare il possibile, prima che i nostri polmoni ci implorassero di fermarci. Nonostante la fatica, non avevamo perso la voglia di ridere.
La luce nella notte
Passavano le ore e sembrava non finire mai.
Nonostante tutto però, l’universo è stato in grado di alleviare anche solo per un poco, ogni tipo dolore che ci portavamo appresso. Il sole che era scomparso all’orizzonte da tempo, lasciando spazio a un cielo completamente privo di nuvole, che si trovavano tutte sotto di noi, come a nascondere le luci artificiali per non inquinare la bellezza a cui stavamo assistendo.
Quello che vidi, fu uno dei cieli più stellati, che avevo mai visto in tutta la mia vita. Solo in Norvegia mi capitò un cielo pari a questo.
Migliaia di puntini bianchi, davano forma a ogni tipo di costellazione che potevamo ricordare, ogni tanto anche la possibilità di esprimere un desiderio, con il continuo flusso di stelle cadenti, alla quale stavamo assistendo.
La luna come ennesimo regalo della vita, non fu presente quella notte. Eravamo solo noi tre, stesi per terra, a contemplare la bellezza del mondo.
Finalmente, il rifugio!
Era ormai l’una di notte, nonostante le mie richieste di fermarci i miei amici mi convinsero a proseguire, convincendomi che ormai mancava sempre meno all’arrivo. Arrivai al punto di avere forti giramenti di testa, ero ormai senza più forze. Fu Eric, ormai senza voce, a dirmi “Guarda là”. Si notava solo una piccola ombra ma era lì, avevamo raggiunto il rifugio.
Ero stanco morto, ma mai abbastanza per emettere un ultimo urlo, con le poche energie che mi erano rimaste. Lanciai le miei cose all’interno del bivacco, su quello che mi parve un sottile materasso macchiato dallo sporco.
Mangiammo e bevemmo le birre che ci eravamo portati e, illuminati dalle candele, nessuno più parlava. Eric era già stato lì e sapeva dove trovare l’acqua; ci mostrò un piccolo tombino la quale sollevandolo, vi si trovava un tubo di plastica.
Svitando il tubo e aprendo la manovella si poteva usufruire dell’acqua destinata al rifugio.
Ci siamo… ecco la vetta
Era l’una di notte e per arrivare fino al bivacco avevamo impiegato 14 ore.
Puntammo la sveglia per le 5 di mattina.
In massimo due ore avremmo raggiunto la cima a 3755m di altezza.
Con passo deciso e i polmoni ancora sofferenti marciammo senza mai fermarci, superammo il punto di arrivo del Teleferico e da lì la salita riprese con un’altra forte pendenza, ma finalmente si intravedeva la fine.
L’odore di zolfo nell’aria era sempre più persistente, dalla terra, si poteva osservare il fumo fuoriuscirne.
Il vento freddo, diventava più pungente man mano che salivamo.
Aiutandomi con la catena disposta nelle zone più a rischio, tiravo il mio corpo con la forza delle braccia, ormai sfiancato.
E lì arrivai; per qualche secondo non udii una sola parola delle altre persone che erano arrivate prima di noi, stordito, mi guardavo intorno cercando di realizzare che ero davvero lì.
La cima del Teide
L’intensità di quel momento, fu così travolgente da lasciarmi senza fiato, il mio corpo era travolto da una nuova energia, eppure non riuscivo più a muovermi.
Nonostante il forte vento freddo, che come una lama mi trafiggeva la pelle, io rimanevo inerme ad ammirare il sole nascente di fronte a me, come se fosse la prima alba della mia vita.
L’energia che si sentiva era tangibile nell’aria stessa, il silenzio scese su tutta la cima.
Nessuno parlava più, tutti erano immobili ad assistere a quello spettacolare momento fatto di luce, la stessa che con il suo calore ci stava investendo.
Sotto il sole nascente, un’oceano di nuvole bianche nascondeva colline e paesi. Lento saliva nel cielo, mutando costantemente i colori che lo circondavano.
Fu indescrivibile, solo il vento in quel momento emetteva il suo costante soffio.
I colori del mondo
Di fronte a noi il sole sorgeva, dietro invece si poteva vedere l’ombra della montagna.
Anch’essa prendeva forma su un altro oceano di nuvole, questa volta rosate.
Ero riuscito a giungere alla cima dopo tutte quelle ore di cammino, ero stremato ma quel momento mi regalò qualcosa di unico, che non si rispecchiò solamente in ciò che vidi.
L’emozione di averlo fatto e di essere lì, in quel preciso istante, fu così forte che mi commossi.
Per festeggiare il nostro arrivo, Eric estrasse dallo zaino una bottiglia di rum al miele e cosi alle 7 del mattino brindammo alla nostra riuscita.
Echeggiò nell’aria il nostro urlo di gioia, l’energia era così forte e trascendente che non potevamo più trattenerla e la sprigionammo nel mondo.
Sorrisi, canti e bevute, la gioia era tanta ma era ora di scendere, il forte e freddo vento diventava insopportabile e io in pantaloncini corti stavo gelando.
Autostop a Montaña Blanca
Il dolore ai muscoli, riprese a farsi sentire, ma nonostante ciò, fluiva dentro di me una nuova energia, fu così infatti che fino alla fine del sentiero facemmo solo una pausa, nonostante la discesa fu altrettanto impegnativa.
Idealizzammo l’idea di raggiungere il parcheggio a Montaña Blanca; da lì tentare di chiedere un passaggio in auto.
Arrivammo al parcheggio alle 11 di mattina. Di 24 ore avevamo dormite 4; il resto lo avevamo dedicato interamente a camminare. Inutili i tentativi fatti una volta giunti, nessuno era disposto a caricare tre sconosciuti.
Proseguimmo a piedi per un’altra strada, dove il primo paese disponibile si sarebbe trovato a oltre 30 km di cammino.
Sulla strada nessuno si fermava, tanto che i miei due amici persero presto la speranza e iniziarono ad accelerare il passo.
Si torna all’ostello
Fu dopo quaranta minuti che si accostò di fianco a noi, una giovane coppia di ragazzi spagnoli.
Non solo acconsentirono a tutti e tre di salire a bordo, ma ci portarono addirittura nei pressi di Puerto da la Cruz, perché pure loro erano diretti lì.
La vita non smetterà mai di stupirmi.
Avevamo camminato per ore, eravamo stati travolti da profumi celestiali, dall’immensità delle stelle e avevamo ammirato un’alba unica nel suo genere.
Come se non bastasse, ecco che troviamo pure un passaggio per tornare all’ostello.
Il viaggio durò quasi un’ora e al nostro arrivo seduti in un bar, Io Eric e Danilo festeggiammo urlando più e più volte “Provvidenza!”
Giunti all’ostello ormai tardo pomeriggio, chiunque voleva sapere della nostra avventura fuori dall’ordinario, sporchi e maleodoranti, non facemmo altro che parlare e parlare.
La doccia che feci poco dopo, fu il colpo di grazia che mi fece crollare sul letto, senza più un minimo di energia.
Provvidenza
Potrei raccontare innumerevoli episodi in cui questa “Provvidenza” ci regalò non solo momenti unici ma persino situazioni surreali.
Che la si chiami Provvidenza, legge dell’attrazione o altro, alla fine tutte si possono definire come energia, la stessa che ogni giorno incontrammo sul nostro percorso di vita. Il pensiero influisce su ciò, tanto che veniamo ricambiati della stessa energia, che emaniamo ogni giorno.
A volte mi è difficile raccontare a pieno ciò che certi momenti mi hanno regalato, quelle stesse volte io stesso sembro pazzo solo a parlarne o a scriverne, eppure le ho vissuti tutti, come se fossero un dono dal cielo.
Ma di questo ne parlerò forse nel prossimo futuro.
Guidati dal richiamo del cuore
Scorre nelle nostre vene, quel bisogno a volte di uscire dall’ordinario, per vivere lo straordinario.
Spinti dalle emozioni, siamo in grado di arrivare in posti e vivere situazioni che a volte nemmeno la nostra fantasia è in grado di immaginare. Spesso bloccati dalla paura, ci neghiamo ciò che il nostro cuore a gran voce brama, ma quando superiamo quel muro irrazionale che noi stessi creiamo, le sensazioni che proveremo ripagheranno lo sforzo fatto, anche solo dalla semplice consapevolezza che otterremo una diversa considerazione di noi stessi e del nostro potenziale.
Muovendoci al difuori della nostro comfort zone, c’è il rischio anche di fallire, ma se crediamo davvero in ciò che stiamo facendo nulla ci vieta di perdurare.
Identifichiamo il fallimento come un dramma, quando invece è un maestro di vita. Esso ci insegna, che non esiste solo una strada per giungere alla nostra meta, ma che il mondo è fatto di altre vie e lì in mezzo a tante, si trova la nostra.
Siamo ciò che siamo
Girammo in lungo e in largo, finché non ci fermammo un paio di settimane a El Medano.
Lì ci iscrivemmo a un corso di Kite surf; una scelta presa sul momento dopo aver visto altre persone che lo eseguivano poco distanti da noi.
Inutile dire, che passammo la maggior parte del corso, a giocare sulla sabbia. Spesso, mi ritrovavo una gran quantità di sabbia nella bocca, con lui dietro di me che si piegava dal ridere, quasi soffocando per la mancanza di fiato.
Questa nostra parte infantile fa parte del nostro io più profondo, e spesso ce ne dimentichiamo.
Lo soffochiamo lentamente, finchè a un certo punto non la sentiamo più; ma questa rimane lì, in un piccolo angolo del nostro cuore. Senza questa parte di noi stessi, potremmo davvero capire chi siamo davvero? Alla fine l’una non esclude l’altra, tutto ciò che serve è trovare il giusto equilibrio tra la nostra parte bambina e quella adulta.
L’energia di Tenerife
Tenerife vive di un’energia tutta sua.
Le persone dimostrano una tranquillità invidiabile; in due mesi non mi è mai capitato di incontrare qualcuno che litigasse o che suonasse il clacson perché aveva fretta di raggiungere la sua destinazione.
Spesso mi capitava di ridere e scherzare con diverse persone per strada, bastava un sorriso, un saluto e immancabilmente venivo subito ricambiato della mia cortesia.
Tutti mostravano dolcezza e un vero interesse, chiunque tu fossi. Hanno il potere di farti sentire apprezzato, anche se ti hanno appena incontrato.
Siamo così abituati al non interesse delle altre persone che quando qualcuno ci si avvicina e ci chiede come stiamo, abbiamo quasi la sensazione che ci stia prendendo in giro.
Questa però è la dimostrazione che il mondo non è come spesso ce lo hanno mostrato, ma che invece nasconde modi di vivere alla quale noi non siamo per nulla abituati.
Alla prossima amico mio
Passò un mese ed entrambi sentivamo la necessita di muoverci diversamente.
Io dovevo aspettare l’arrivo dei miei zii e di due cari amici, lui invece desiderava spostarsi in un’altra isola.
Decidemmo così una sera, mentre giocavamo a biliardo, che ci saremmo ritrovati in futuro.
Le idee su dove andare erano tante, perciò in un modo o nell’altro ci saremmo ritrovati nel mondo.
Eric ora tu probabilmente stai leggendo questo articolo e voglio ringraziarti di tutti i momenti passati insieme a te.
Non ricordo un giorno in cui non abbiamo riso, o giocato insieme, sempre fumando e bevendo.
Sei un carissimo amico alla quale tengo molto, dovunque tu sia ti auguro il meglio della vita e che la nostra “provvidenza” possa accompagnare ancora a lungo il tuo cammino.
Abbiamo ancora molti progetti da realizzare perciò sarà inevitabile un nostro nuovo incontro. A presto amico mio e grazie di tutto, sei davvero una persona unica.
Masca
Incontrai gli zii venuti dall’Italia e con la quale passai diversi giorni in loro compagnia. Li raggiunsi a Los Cristianos e insieme con un tour guidato visitammo il parco del Teide, con l’intento questa volta di prendere il teleferico per giungere nuovamente la cima.
Causa forte vento rimase chiusa, perciò dovemmo accontentarci del giro turistico.
Erano più i momenti in cui venivamo sgridati che altro, immersi nella fotografia ci spostavamo all’interno delle zone vietate finendo per farci riprendere di continuo.
Poco dopo la loro partenza mi diressi in solitaria a Masca, un piccolo paese situato in mezzo alle montagne. Per raggiungerlo mi ci vollero due ore e diversi cambi di autobus.
C’era anche la possibilità di attraversare il Barranco di Masca, un percorso di tre ore attraverso una stretta gola che conduceva al mare. Questo richiedeva un particolare permesso che non avevo e che avrebbe richiesto troppo tempo, perciò seduto a bere un caffè a un bar, ammirai per un po’ il panorama che avevo di fronte e me, colmo della bellezza che la natura regalava.
Si riparte
Non c’era ombra di dubbio, questo per me era il posto perfetto in cui fermarsi. Ci pensai a lungo se farlo o no, ma come sempre le risposte arrivano quando meno ce le aspettiamo.
E arrivarono una sera, in un piccolo ostello nei pressi di costa Adeje. Li avevo trovato la compagnia di due ragazzi italiani, un ragazzo portoghese e un signore spagnolo. Una sera eravamo seduti al tavolo, con un’altra ragazza italiana; stavamo condividendo alcune delle nostre storie e fu li che la scintilla si riaccese.
Ascoltando le svariate storie e rivivendo le mie, le corde della mia anima ripresero subito a vibrare; tornò rapido il richiamo all’avventura.
Il sol pensiero mi fece venire la pelle d’oca, dovevo tornare sulla strada.
Bastarono pochi minuti e la scelta fu presa, mi rimanevano ancora pochi giorni già pagati all’ostello ma ormai avevo già scelto che cosa fare e perciò li regalai.
Due giorni dopo, ripartii senza nuovamente sapere che cosa mi aspettava.
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Ho fnito di leggermi tutti i tuoi racconti. Vorrei avere anche io il coraggio di cambiare e semplicemente vivere la vita giorno per giorno. Ma sono troppo attaccato alle cose… spero di riuscire a liberarmi dalle paure e dagli “oggetti” che mi posseggono, un giorno. Sì. Un giorno, chissà. Buoni viaggi a tutti
Ti ringrazio molto di aver letto i miei racconti, spero ti siano piaciuti. IN questo momento sto cercando di terminare quello sulla Turchia, ma ahimè è impegnativo ;).
Io avevo lo stesso problema, portavo con me un’intera collezione di oggetti inutili e dentro di me una montagna di paure che nascevano solo e unicamente da un’idea sbagliata che io stesso mi stavo facendo.
Non so dirti cosa scatto in me, so solo che quando fu il momento, dal giorno alla notte iniziai a vendere tutto ciò che non mi sarebbe servito, e un passo alla volta iniziai ad affrontare le mie paure cominciando da piccoli viaggi in solitaria.
Tutto parte da te, io ero stanco di sognare ad occhi aperti, sentivo il bisogno di un forte cambiamento nella mia vita e cosi feci. Non esiste il momento giusto in cui svoltare strada, ma esiste la possibilità che giorno dopo giorno inizii a cambiare piccole cose di te; e da li che comincia il vero cambiamento, da qual piccolo processo scatenerai dentro di te una tempesta. io ti auguro un grande in bocca al lupo, ma se mai vorrai approfondire l’argomento scrivimi a questa mail, sarò ben lieto di trasmetterti una motivazione in piu per cambiare la tua vita.
La vita è un dono e prima o poi finisce, non sprecarla a fare ciò che non ti fa star bene…
Un’abbraccio
bosiomichele91@gmail.com