
Breve riassunto della prima parte: Il mio viaggio da Torino fino a Marsiglia, e poi da Marsiglia fino a Perpignan, in autostop, ha come fine ultimo la ricerca di un lavoro nella raccolta dell’uva. A Marsiglia, in particolare, incontro Anna, una ragazza che insegue gli stessi obiettivi e condivide le mie stesse modalità di viaggio. Dopo aver vissuto con lei una serie di avventure, esperienze ed incontri del destino, raggiungo Maury, una piccola cittadina circondata da terreni agricoli, soprattutto vigneti che si perdono a vista d’occhio. A Maury, io e Anna troviamo lavoro presso aziende differenti. [Leggi la prima parte QUI]
IL PRIMO GIORNO DI LAVORO

Decine di filari
Ci sono decine e decine di filari, talmente tanti che non si riescono a contare. E quanti saranno i campi che dovremo ripulire? Quanti gli ettari dove verseremo sudore e perderemo un po’ della nostra salute (fisica e mentale)?
Non è certo questo lo spirito giusto con cui cominciare, ma sono sincero: io temo il lavoro, soprattutto quello monotono, quello che toglie spazio alla creatività, che ti trasforma in un robot e che quando torni a casa, spogliato di ogni energia e creatività, ti fa diventare pigro, a causa di tutto quel cortisolo (ormone dello stress) prodotto dal corpo. E’ anche per questo che ho scelto di diventare un viaggiatore a tempo indeterminato alla ricerca di stili di vita diversi, possibilmente “più sani”.
Devi essere veloce (!)

Una squadra internazionale

Nella squadra ci sono due coppie di giovani studenti francesi (Tony, Sandra, Lolita, Christopher), poi Piero, che è il suocero di Jean-Charles, quindi Michelle un immigrato algerino, infine Selina, moglie del patron. Siamo in pochi, più tardi arriveranno altri rinforzi: Juan (un giovane spagnolo con i rasta), Antonio (un vecchio che ama cantare animando il gruppo con le sue canzoni Andaluse), Mohammed (un padre di famiglia algerino), Carla (ragazza spagnola disoccupata), Nino (un ragazzo siciliano), infine i simpatici portoghesi, Kiko e George, i più veloci raccoglitori d’uva del nostro team, che ora si è fatto internazionale.
Come funziona
Donne e Vendemmia



Per qualche stupida ragione maschilista, vengo sorpreso dalla presenza (e dal successo) nella raccolta di numerose giovani donne: spagnole, polacche e francesi, queste ragazze dimostrano di avere una forza e una resistenza psico-fisica pari (o superiore) a quella dei loro coetanei di sesso opposto. Vengono qui per mettersi soldi da parte, che servono per lo studio, oppure semplicemente per continuare a viaggiare nei loro furgoncini alternativi. Donne emancipate che vivono di viaggi, che lavorano poco durante l’anno, ma quando lavorano ci mettono tutta l’anima. Come Anna, la mia sopracitata compagna d’autostop.
Quanto si guadagna?
“Le paghe francesi sono doppie di quelle polacche”, mi spiega Anna. “E’ per questo che veniamo qui a lavorare, per metterci da parte dei soldi. Con una sola stagione ci paghiamo un intero anno di studi”.
Le cifre che si possono raggiungere sono effettivamente interessanti: si va dai 1500 eurofino a 2000 euro dopo un mese di lavoro, a seconda del ruolo all’interno della squadra, delle ore svolte e altre condizioni. Sono circa 10 euro all’ora. Con quei soldi, un viaggiatore decrescente può viaggiare per un anno intero; studenti polacchi, ungheresi o ucraini possono permettersi di affittare un appartamento vicino alla propria università, per il periodo di un semestre – almeno secondo alcuni miei amici dell’est europeo.


Wwoofing o lavoro stagionale?
Il fine settimana conosco un’altra ragazza, francese, di nome Helene. Mi accoglie nel suo furgone mentre faccio l’autostop per andare a visitare il museo della preistoriadi Tautavel, vicino a Maury. Helene mi spiega che vive un po’ dappertutto, inseguendo tutte le occasioni di raccolta stagionale durante l’anno. Oggi l’uva, domani le mele, a Novembre sarà la volta delle olive. Per vivere e viaggiare le bastano pochi soldi. La sua casa è il furgoncino hippy, arredato appositamente con materiali riciclati. Le sue amiche e il suo cane, sono la sua famiglia.
Le parlo del wwoof e le dico che è una forma di volontariato che permette ai viaggiatori di essere ospitati nelle fattorie in cambio di un po’ di lavoro nelle attività del campo.
Le spiego che è un bel modo per vivere la cultura del posto e imparare nuovi mestieri, che il lavoro è faticoso, ma non ha niente a che vedere con la fatica della vendemmia; le spiego anche che fare Wwoof vuol dire offrire aiuto a piccole realtà agricole che producono cibo con metodi biologici e rispettosi dell’ambiente; infine vuol dire avere più tempo libero ed è per questo che, quando viaggio, lo preferisco al lavoro remunerato.
Ad Helene, però, tutto ciò non interessa. Non le interessa vivere in una fattoria o in una comunità con altre persone, né lo scambio culturale; le interessano di più i soldi, quei soldi che le servono per essere libera di continuare a viaggiare, a modo suo.
Amici di Vendemmia e Tempo libero

Se è vero che in luoghi come questo sia facile fare conoscenze, che diventano poi profonde amicizie, è anche vero che il modo in cui la maggior parte dei vendemmianti trascorre il proprio tempo libero, almeno qui a Maury, è -a mio avviso- abbastanza deludente. Siano essi giovani o adulti, viaggiatori o studenti, immigrati o residenti, ragazzi conformisti o anticonformisti, constato con rammarico che condividono tutti una spiccata passione per gli stessi vizi: quando non sono al bar, a bere, si rintanano nelle loro tende o nei loro furgoncini, a fumare canapa, oppure a giocare a carte. Alcuni si dedicano alla giocoleria. I meno schizzinosi si tuffano nella Piscina artificiale di Maury, in questo periodo decisamente sporca.
La Biblioteca
Trovo molto difficile identificarmi con loro, per questo mi rifugio spesso alla biblioteca del paese, ogni volta che la trovo aperta. Vengo accolto con molta curiosità da Catherine (Cathy), la bibliotecaria che ha studiato italiano e forse proprio per questo è felice di ricevermi. La signora trova interessante il fatto che un giovane vendemmiante s’interessi alla storia dei Catari. E’ anche una guida turistica e dei Catari conosce tutto. Quando è libera dalle scartoffie burocratiche della biblioteca, si siede nello stesso mio banco. Mi mostra mappe, castelli, mi racconta le storie della fortezza di Montsegur, del castello di Peyrepertusa, di Queribus, di Termes, di Carcassone, delle vicende di Simon de Montfort e della crociata Albigese, dei roghi e delle tragedie dell’inquisizione dell’epoca. Mi dice quali sono le cose che non posso assolutamente perdere e mi spiega tutto ciò che è importante sapere sulla storia del posto.
Oltre a questo, credo che Cathy veda in me qualche elemento della personalità di sua figlia, Matilde: giovane venticinquenne che ha lasciato gli studi universitari e il lavoro, per vivere come una vagabonda su una zattera costruita da lei e dai suoi amici hippies. Durante il periodo di vendemmia, la biblioteca è la mia safe room, anche se resta aperta solo poche ore e pochi giorni alla settimana.
La promozione

Dopo soli due giorni di lavoro, scopro di non essere più alla raccolta e divento “Porteur”, ovvero portatore d’uva. Mentre gli altri staccano i grappoli dalle ramificazioni della pianta, io mi occupo di svuotare i loro cesti, trasportarli sulle spalle e scaricarli nel camion con quella che una volta veniva chiamata bigoncia o gerla: un contenitore di plastica (un tempo era di legno) di forma cilindrica, che viene riempita dai “Coupeur”(ovvero i tagliatori, cioè i raccoglitori dell’uva). Il lavoro del Porteur è ancora più fisico e consiste, talvolta, nel sollevare pesi importanti. Tuttavia è psicologicamente più sostenibile, almeno per il sottoscritto: senza più il fiato sul collo, senza più l’andatura veloce e senza più la schiena curva, il portatore si gode il panorama circostante e la paga oraria leggermente superiore.
Il Patron
Oltre a questo, mentre scarico i grappoli, ho la possibilità di conversare con il patron che osserva tutti dal suo trattore e che mi aiuta a ordinare le casse. Dopo la vendemmia, da Novembre fino a Maggio, Jean-Charles dovrà mettersi a potare tutte le viti dei suoi circa 20 ettari di terreno. Sarà solo, nessuno lo aiuterà, ma questo non lo spaventa. E anche se mi parla di “passione per il suo lavoro” e di orgoglio per i risultati conseguiti nel tempo, noto nel suo sguardo una certa tristezza quando mi rivela che gli mancano ancora una ventina di anni prima di andare in pensione.
Non tutti ce la fanno
Ambienti di lavoro

LA VENDEMMIA E’FINITA


Doveva essere per me solo un’esperienza di pochi giorni ma alla fine ho voluto viverla tutta. Tutto sommato non è stato poi così male. Quando la vendemmia giunge al termine, la città è in festa e non manca del buon vino servito nei banchi e nelle tavole del paese. Io, però, non vi ho partecipato: col pensiero e con lo zaino ero già in cammino verso la fortezza di Montsegur, per cercare il suo tesoro nascosto.
Consiglio a tutti i giovani di provare l’esperienza della vendemmia. E’ un buon modo per fare soldi, ma anche per vedere posti nuovi, e farsi dei nuovi amici.
Per approfondire…
Clicca qui per la prima parte di racconto dove trovate qualche contatto per fare la vendemmia durante la prossima stagione.
Domanda di disoccupazione e MODULO U1
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bel racconto, ora sono di fretta non posso essere prolisso, ma ritengo tu faccia una buona e completa analisi, ma comunque gradevole da leggere, senza troppo finta poesia e raccontare un viaggio idilliaco pagato per non fare niente XD.
ovviamente sono qui per cercare informazione che questo settembre vorrei andare, tuttavia preferirei zone più vicine all’italia e zone più fresce perche potrò partire dall italia intorno al 5 sett.
saluti a risentirci.