5000 km di avventure con BlaBlaCar – terza e ultima parte

5000 km di avventure con BlaBlaCar – terza e ultima parte
Quando abbiamo iniziato il nostro anno sabbatico, che ci aveva portato a condividere la nostra auto verso la Bretagna e il paese basco, non era prevista la Spagna. La volatilizzazione di alcuni impegni in Italia ci ha però inaspettatamente concesso l’occasione per una vacanza. A questo si era aggiunto il desiderio di un po’ di evasione dopo diciassette giorni di duro lavoro con workaway sui Pirenei. Abbiamo passato un paio di serate al pc tra geometrie su google maps e calcoli su airbnb e simili e finalmente la rotta era tracciata: breve tratta fino a Bilbao, dove ci saremmo fermati a trovare un’amica, 400 chilometri fino a Madrid e, infine, una tirata finale fino a Granada. Poi saremmo tornati in Italia.

Per quest’ultima parte di cinquemila chilometri di Blablacar abbiamo accolto in macchina più di dieci persone e, anche se ognuna ci ha a modo suo arricchito, per motivi di tempo e spazio, mi soffermerò solo su alcuni di loro.

toro di osbourne
Il celebre toro del cognac Osbourne, che appare spesso lungo le strade spagnole

Last minute

Se durante i primi viaggi in covoiturage in Francia avevamo capito che non era necessaria alcuna fretta per mettere gli annunci su Blablacar, per scendere in Spagna abbiamo imparato che per pubblicare un annuncio in realtà non è mai troppo tardi: a volte ci siamo trovati a rispondere a richieste di passaggio tra le undici di sera e l’una di notte, giusto poche ore prima di partire. Proprio in queste improbabili fasce orarie abbiamo ricevuto le prime due prenotazioni per la nostra traversata iberica: sarebbero salite a bordo con noi Lamiae e Ana.
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La Sierra Nevada vista dalle colline di Granada

Che il Marocco sia con noi

Uno dei nostri primi passeggeri all’inizio del viaggio era stato un simpatico marocchino di nome Ahmed e l’avevamo interpretato come un segno in qualche modo legato al mio desiderio di sostituire la Francia con il Marocco, come meta di inizio del nostro anno sabbatico. Anche il viaggio in Spagna è iniziato con il Marocco a bordo. Lamiae è una solare marocchina di 26 anni, la troviamo ad aspettarci al tavolino di un caffè sul parking minute della stazione di Bayonne. Poco dopo ci raggiunge al punto di incontro Ana, portoghese, anche lei di 26 anni. Entrambe devono scendere all’università di Bilbao: Lamiae era venuta a Bayonne per incontrare il suo fidanzato di Fez, perché la città francese si era rivelata il punto più economico dove incontrarsi. A Bilbao studiava ingegneria delle telecomunicazioni, si stava per laureare e l’attendeva un’offerta di lavoro in Giappone. Anche Ana era venuta a Bayonne a trovare il fidanzato. Prima di trasferirsi a Bilbao, Ana aveva vissuto in Congo, Marocco e Portogallo, paese di origine dei genitori. Quante lingue parlava correttamente? Sette. E non la spaventava l’idea di imparare l’italiano per tentare un’avventura lavorativa a Milano.
Il viaggio con Lamiae e Ana scorre velocissimo, anche perché decidiamo ben presto di lasciare i nostri propositi iniziali e di prendere l’autostrada: scopriamo infatti che i pedaggi spagnoli sono molto più abbordabili di quelli francesi. Non solo, anche il gasolio costa circa venti centesimi meno che in Francia e quaranta meno che in Italia. Il tempo vola parlando di tapas spagnole e cucina marocchina.
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Una stazione di servizio tra Bilbao e Madrid: certi prezzi meritavano una foto

Il cuoco

Il cibo diventa l’argomento principale della tratta successiva. Dopo un pomeriggio e una notte a Bilbao, ripartiamo con a bordo Antonio, un giovane cuoco che lavora in una trattoria a un paio d’ore dalla città basca. Per due ghiottoni come me e Rita, avere un cuoco a bordo è un onore e un’occasione irripetibile. Antonio ci racconta che al suo ristorante fanno cucina povera rivisitata, dove i piatti forti sono a base di frattaglie. La sua specialità era il morro de cerdo, lui però si diletta anche con la cucina italiana, nonostante i suoi piatti preferiti siano galiziani, come il bacalao pilpil e il percebe, un mollusco ricercatissimo per il cenone di San Silvestro. La nostra salivazione ha una tregua solo quando la conversazione verte su un’altra particolarità delle festività natalizie in Spagna: el gordo de Navidad.
Da Wikipedia: l’Olentzero
cagatio
cagatio

El Gordo è la lotteria di Natale spagnola, ma come ci spiega presto Antonio, non si tratta di una semplice lotteria, è un evento per il quale la gente si unisce e spera insieme. è un gioco piuttosto diverso da quello italiano, innanzitutto perché non c’è un solo e unico grande premio, ma moltissimi “piccoli” vincitori: a vari biglietti è assegnato un premio di quattro milioni di euro, ma ogni biglietto è frazionato in dieci parti acquistabili singolarmente, ognuna delle quali può far vincere un premio fino a quattrocento mila euro. L’attesa e la gioia sono così condivise da moltissime più persone e c’è chi si precipita ad acquistare la “decima” con il proprio numero fortunato anche due mesi prima dell’estrazione. L’entusiasmo di Antonio ha coinvolto anche me e Rita e a Granada abbiamo comprato un tagliando anche noi.

Per rimanere in tema natalizio, sapevate inoltre che nei Paesi Baschi i regali non li porta Babbo Natale, ma bensì l’Olentzero? Si tratta di un personaggio folkloristico, vestito da carbonaio, che la notte della vigilia scende dalle montagne ad annunciare la nascita di Gesù e a portare regali. E sapevate inoltre che anche in Catalogna i regali non vengono portati da Babbo Natale, ma che vengono invece, traduzione letterale, cacati da un tronco? Sì, proprio così: nei giorni precedenti al Natale i bambini nutrono un piccolo ceppo addobbato, chiamato “caga tio”, dandogli resti di cibo o torrone, per poi, la notte di Natale, picchiarlo con un bastone fino a farne uscire torroni e regali.

Con affettuosi saluti ci siamo separati da Antonio, lasciandolo davanti al posto di lavoro, e abbiamo proseguito per Madrid, dove avevamo fissato un Airbnb.
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L’avvocato

Il ritorno verso l’Italia non è cominciato nel più promettente dei modi. Abbiamo infatti preso a bordo l’eccentrico Jason: ventisette anni, californiano, avvocato e con i capelli verdi. Arrivato in ritardo perché aveva avuto difficoltà ad alzarsi dopo una notte brava, l’americano si è messo ben presto a dormire. Al suo risveglio ci racconta finalmente un po’ di sé: per lavoro difende i locatari sotto sfratto, è in vacanza in Europa da circa due mesi e si era fatto colorare i capelli di verde così per gioco a Berlino. Ah! A Berlino aveva anche partecipato ad una “super” orgia in una delle più famose discoteche della città. Ci racconta che sta riuscendo a fare molto couchsurfing, anche perché, secondo lui, all’interno della rete gay, è molto più facile essere ospitati. Ci spiega che, nonostante sia in vacanza, quando serve può partecipare alle udienze in California anche dall’Europa: deve pagare un costo di cento dollari, ma può così farle in videoconferenza, anche se per questioni di fuso orario questo significa lavorare di notte. Jason, dopo un inizio non troppo brillante, si sta rivelando un compagno di viaggio interessantissimo.
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Alla guida, sulla sfondo una piccola parte degli sconfinati oliveti andalusi

Un passeggero indisciplinato

Le cose purtroppo cambiano appena ci fermiamo per pranzo. Mentre io e Rita mangiamo un panino per fare presto, Jason ordina due portate dal ristorante dell’area di sosta e impiega cinquanta minuti per mangiare; capiamo dopo che in realtà sta aspettando che si ricarichi la batteria del pc. Appena ripartiamo, infatti, si mette a lavorare ed è come se non ci fosse. Per il suo pranzo, arriviamo in ritardo a prendere un altro passeggero a Valencia. Ci fermiamo per una sosta in bagno alcune ore dopo e, di nuovo, Jason ordina del cibo che impiega venti minuti a mangiare. Arriviamo a Barcellona alle 21:00, dopo undici ore di viaggio. Lasciamo Jason davanti alla casa del suo couchsurf e andiamo al nostro ostello, ma dieci minuti dopo ci arriva un suo sms: si è scordato l’adattatore del pc in macchina. Passiamo il giorno dopo visitando Barcellona, ma soprattutto scrivendoci con lui per fissare la consegna dell’adattatore. A metà del pomeriggio smette di farsi sentire: probabilmente l’adattatore lo sta ancora aspettando in qualche cassetto della reception del nostro ostello. Jason è stato l’unico viaggiatore con cui non ci siamo trovati bene, era la prima volta che faceva covoiturage e forse un po’ per ignoranza, un po’ per indole ci è sembrato sprovvisto delle qualità fondamentali per farlo: empatia, rispetto e spirito di adattamento.
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Sí, il Marocco è decisamente con noi

Di tutt’altro stampo è stato un altro neofita del carpooling: Drizz, il nostro ultimo passeggero. Marocchino sulla sessantina, Drizz era la prima volta che usava Blablacar e ne era entusiasta. Più volte durante il viaggio si è complimentato con noi per aver scelto di utilizzare la piattaforma francese. Aveva scoperto Blablacar tramite il figlio di undici anni, che gli aveva anche creato un profilo e fatto la prenotazione. Drizz stava andando a Nizza a ritirare un’auto che aveva comprato di seconda mano e adesso non aveva dubbi: l’avrebbe usata per fare covoiturage.
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Un bilancio

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l’ultima parte dei nostri 5000 km in BlaBlaCar
Dopo 5000 chilometri e svariate decine di ore di guida, non posso che condividere l’entusiasmo di Drizz. Blablacar ha permesso a me e Rita di fare un viaggio nel viaggio. Ogni istante in auto si è trasformato in un incontro e soprattutto in un’esperienza. Certo, come ho già avuto modo di raccontare, pubblicare i passaggi e organizzarsi con gli altri viaggiatori richiede tempo ed energie, ma questi sono ben ripagati.
5000 chilometri con 140 euro a testa: con questi soldi in Italia si fa, forse, un viaggio andata e ritorno da Firenze a Napoli.
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Conclusione: l’importanza del tempo

Recentemente una lettrice di Viaggiare con Lentezza ha chiesto a me e Rita qualche dritta su come spostarsi in Francia in maniera low-cost. Nello stesso periodo, un’altra lettrice dello stesso blog ha commentato il nostro anno sabbatico dicendo che era un lusso e che non tutti potevano permetterselo. Anche sulla nave merci su cui mi trovo ora mentre scrivo, un officiale ha chiesto a me e Rita se avevamo vinto qualche lotteria. Dietro all’entusiasmo, allo scetticismo o alla curiosità di questi interlocutori si nasconde un timore e un’idea di viaggio che per molto tempo ho condiviso. La verità è che ciò che ci manca per viaggiare il più delle volte non è il denaro, ma il tempo, e un po’ di spregiudicatezza. Quando siamo partiti io e Rita non eravamo esperti di covoiturage o di workaway, ma abbiamo deciso di provare, pronti a fallire, e di metterci in viaggio. Per il momento posso dire che in realtà, nell’era globalizzata in cui viviamo, spostarsi è diventata un’esigenza, un’esigenza alla quale con il tempo si sono trovate risposte sempre più efficaci, soprattutto grazie a internet, ma non solo. Abbiamo conosciuto persone che erano in viaggio da anni, ma nessuna di loro era miliardaria, semplicemente tutte si arrangiavano e trovavano qualche lavoretto quando necessario. C’era chi, durante il viaggio, aveva fatto le pulizie in un hotel in Norvegia e chi la barista in un resort sciistico, chi aveva lavorato in un ostello e chi aveva fatto la vendemmia in Francia, c’è anche chi ha raccolto marijuana in California…
Per mettersi in viaggio, forse, più del denaro serve il tempo. Tempo rubato alle sicurezze della nostra routine, le stesse che possono rendere la vita insopportabilmente monotona. Se la salute è un lusso, allora sì, forse io e Rita abbiamo davvero vinto la lotteria. Se però ci si accontenta di partire con non molto di più, la rete permette oggi di spostarsi e soggiornare all’estero anche con pochissimi euro e, allo stesso tempo, di rendere la nostra esperienza più ricca e interessante, aiutandoci a conoscere molte più persone. L’avventura è a portata di mano e chi ne ha voglia potrebbe già partire per un piccolo viaggio domani mattina stessa: basta andare su Blablacar e pubblicare un annuncio per il tragitto da casa a lavoro.

Per saperne di più…

Stefano e Rita stanno facendo il giro del mondo con la Sharing Economy. Potete ascoltare una loro intervista su youtube.

Oppure visitare la loro pagina facebook IO VOLEVO SOLO ANDARE IN MAROCCO.

Leggi anche il loro racconto sul viaggio in nave cargo.

Quest’avventura è stata possibile anche grazie al Workaway

Per iscriverti al Workaway clicca qui.

Scopri di più su:

About Rita e Stefano BonaVera 9 Articles
Stefano: fiorentino, laureato in lingue e ora iscritto ad antropologia, receptionist in hotel da più di 10 anni. A novembre 2016 sono partito per un anno di viaggio con la mia ragazza. Rita: calabrese di nascita e crescita, fiorentina d'adozione. Fra pochi giorni parto per un anno sabbatico col mio ragazzo in giro per il mondo. Prima tappa e ultima previste: Francia e Iran. Mi appassionano le lingue straniere, ma conosco bene solo l'inglese e francese. E anche la lingua dei segni italiana. Whatelse?

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