Provenendo da Vercelli e attraversando una pianura ricca di fameliche zanzare d’estate e di nebbie persistenti d’inverno, si incontra in una tappa della Via Francigena, la città di Mortara, capoluogo della lomellina. Un territorio che si estende al confine con la Regione Piemonte tra i fiumi Ticino, Sesia e il Po. Un tempo, negli anni ’70, Mortara era ricca di industrie tessili, ora quasi tutte chiuse e abbandonate. Sopravvive invece –anzi i lomellini lo considerano un vanto– la monocultura risicola che nel quadrante pavese e novarese fornisce una produzione notevole di cereali a livello nazionale. Quando le risaie sono allagate, i mortaresi dicono “questo è il nostro mare” e in effetti l’impressione a volte è proprio quella di abitare in una piccola Venezia. Strade sterrate tutto attorno per il transito dei grossi mezzi agricoli e il profumo in lontananza del Parco del Ticino.
Città accogliente ma anche un po’ chiusa, un po’ pettegola, come forse tutte le piccole città di provincia lontana dall’influenza dei centri culturali più importanti. Da sempre nodo ferroviario di primo ordine, soffre da qualche lustro la sensazione di essere diventata pattumiera della regione Lombardia con il suo concentramento di discariche, inceneritori e altre tristezze.
Benvenuti a Mortara pellegrini sulla Via!
Benvenuta/o amico pellegrino in questa città dove in estate le zanzare puniscono tutti coloro che osano esporre anche un solo lembo di pelle, dove alla fine di settembre si svolge un incredibile sagra paesana folkloristica con giochi, sbandieratori, sfilate, concerti, in essa il cibo prediletto risulta essere il salame d’ oca che proviene da allevamenti locali. Altri prodotti tipici sono nei paesi attorno a Mortara anche il risotto di Cergnago, gli asparagi di Cilavegna, le cipolle di Breme e le offelle cioè un biscotto dolce di Parona. Nel tuo cammino li troverai e forse li assaggerai dopo averli trasportati nel tuo zaino.
Benvenuto nella città dei supermercati, tanti sono quelli esistenti, due in costruzione, territorio pieno di istallazioni inquinanti, discariche , inceneritori fanghi sparsi nei campi coltivati ma anche ricca di abbazie generose di storie e di leggende come quella in cui ti trovi ora e di chiese importanti come quelle di San Lorenzo e di Santa Croce che ti consigliamo se hai ancora un poco di energia di visitare. Sono le chiese che probabilmente hai già incontrato sulla tua strada, arrivando fin qui. Se non sei troppo stanco il nostro consiglio è di uscire stasera, tornare sui tuoi passi, cercare viale Parini e alla fine fermarti un poco nelle panchine del Municipio oppure nell’adiacente piazza di San Lorenzo, poi proseguire verso la Piazza del Teatro e sostare nella grande piazza con le palle di cemento e osservare il passeggio dei giovani, la sera.
Strada millenaria, fu camminata nei secoli da mercanti, sovrani, religiosi e pellegrini che si recavano a Roma e poi proseguivano per la Terra Santa o che, in un percorso inverso, risalivano, verso Santiago de Compostela. Negli ultimi mesi in tanti l’abbiamo percorsa nel tratto lomellino che porta da Robbio a Tromello e poi al Santuario delle Bozzole, in inverno e in primavera, da soli o in compagnia e possiamo dire che ogni volta la strada ci ha regalato la “dolcezza” dei suoi paesaggi, la bellezza delle sue albe, la tenerezza della vita che si rinnova continuamente.
Perché tu sai del resto molto bene che la Via permette di recuperare il senso della frugalità, dell’essenzialità, della lentezza, la possibilità di fare un turismo che non sia mordi e fuggi, di unire insieme storia, ambiente naturale, cultura materiale ed immateriale, radici. E perché no, camminare crea anche incontro, relazione, in un territorio dove i paesi piccoli che avrai trovato giungendo sin qui sono sempre più spopolati, dove il pendolarismo verso Pavia e Milano svuota i centri abitati più grandi e dunque aiuta a ricucire gli effetti della disgregazione sociale, generare inclusione e partecipazione.
Per chi lo desidera la Via, e dunque anche questo tratto che stai percorrendo, può dare senso e valore a una visione autenticamente spirituale della vita in un mondo secolarizzato, pieno di falsi miti. Una full immersion nella natura per soddisfare un bisogno autentico, un contatto con tempi e ritmi naturali. Puoi abbracciare gli alberi, perderti guardando le stelle.
Autori e cammino
E infine la cultura del passo, dice Regis Debray placa i tormenti dell’effimero. “Nel momento in cui si getta lo zaino sulle spalle e la scarpa appoggia sui ciottoli della strada, la mente si disinteressa delle ultime notizie. Quando percorro a piedi trenta km al giorno, calcolo in anni il mio tempo, quando in aereo ne faccio tremila calcolo in ore la mia vita. Il cammino scandisce la nozione del tempo, il viaggiatore si ritrova in un tempo rallentato a misura del corpo e del desiderio. L’unica fretta a volte, è quella di arrivare prima del calare del sole. L’orologio cosmico è quello della natura e del corpo, non quello della cultura con la sua meticolosa divisione del tempo”.
Informazioni e contatti
pellegrino, la sera per raccontarti dei questi luoghi, di poesia locale , di musica, per scambiare storie e narrazioni di vita. Ci stiamo organizzando per il prossimo anno, nel frattempo se ti va scrivi sui social di te e se lo desideri, mettici foto, posta commenti, raccontaci da dove vieni e dove vai e i tuoi ragionamenti.
P.s: Abbiamo aperto una pagina su Facebook dal nome “pellegrini della francigena a Mortara” . Se hai piacere posta foto del tuo passaggio, commenti, raccontaci da dove vieni e quale è la tua meta, se hai piacere anche le tue motivazioni, le cose che ti hanno reso felice e quelle che ti hanno lasciato perplesso. Raccontaci cosa hai apprezzato del cammino e di come si potrebbe migliorarlo, raccontaci le storie degli altri pellegrini che hai trovato sulla Via Francigena, metti una tua foto in jpeg e una tua mail. Se raccoglieremo molto materiale interessante faremo un e- book e te ne manderemo una copia.
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