Perché molte persone oggi vogliono vivere in una comunità?

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- foto di Pexels & Pixabay

Ormai tutti sanno cos’è un eco-villaggio. Almeno una volta nei mesi precedenti ci saremo imbattuti in un titolo di giornale che parla di Cohousing o in un annuncio di persone che cercano altri membri per vivere assiema in comunità, oppure acquistare un borgo antico con terreno in comune.

Perché molte persone oggi vogliono vivere in una comunità [1] assieme ad altri individui con cui non hanno necessariamente legami di parentela?

[Ancora non sai cos’è un eco-villaggio? Clicca qui😊]

In questo post vorrei esprimere la mia opinione, dettata dalla mia esperienza. Ho posto spesso due semplici domande alle persone dallo spirito comunitario che ho incontrato durante i miei viaggi:

  • perché vuoi vivere assieme ad altre persone?
  • Non senti il bisogno di avere uno spazio personale tutto tuo?

Alienazione e solitudine

La risposta alla prima domanda comincia sempre con la descrizione di una vita alienante spesa in una grigia città, dove tutto scorre veloce, il tempo non basta mai, nemmeno per respirare, regna sovrana la frenesia e alla fine della giornata ci si sente soli, schiacciati dal peso dell’ansia e dalla sensazione che nulla abbia un senso. Da qui la necessità di cambiare vita, trasferirsi in un ambiente più vicino alla natura assieme ad altre persone con una mentalità simile.

Alla seconda domanda, mi viene risposto che lo spazio personale di cui abbiamo bisogno può essere più piccolo di quello che crediamo: una stanza, una camera da letto; il resto, come la cucina o i bagni, può essere tranquillamente condiviso con gli altri. Altre persone invece spiegano che si può vivere benissimo in comunità senza rinunciare al proprio spazio privato, alla propria “casa”. L’importante è mantenere il senso di appartenenza ad una comunità o a un insieme di valori all’interno di un villaggio o di un borgo; un senso di appartenenza che spesso sembra mancare nelle labirintiche città moderne.

Da soli si procede veloci…

…ma insieme si va lontano (proverbio africano).

Mentre sfoglio la mia bacheca dei post di Facebook, mi accorgo che molte persone come me, (cioè interessate agli stili di vita alternativi e sostenibili) si focalizzano molto sull’autosufficienza. Oggi puntare a essere autonomi e indipendenti (da corporazioni e altri sistemi corrotti) non è mai stato così importante e necessario. Tuttavia (specialmente durante i miei viaggi come wwoofer) mi sono accorta che non esistono singole fattorie o famiglie che abbiano raggiunto tali nobili e necessari scopi da soli. Spero vivamente di sbagliarmi ma l’autosufficienza è forse soltanto una mera illusione se perseguita come singoli. Non possiamo essere liberi, in pratica, se non contando sull’aiuto di altre persone. E allora perché non unire le forze? Perché non condividere la propria vita con persone che hanno idee simili alle nostre, e con loro creare una piccola comunità?

Questo è un altro buon motivo per cui, oggi, molte persone vogliono vivere in “famiglie più estese”.

La mia felicità è al servizio della tua

Se anche voi, come me, avete fatto volontariato almeno una volta nella vita, sarete sicuramente d’accordo con questa semplice verità: aiutare gli altri rende felici. Vivere una comunità ci dà ogni giorno la possibilità di essere a servizio degli altri. Cuciniamo per gli altri, e gli altri realizzano qualcos’altro per noi. Aiutiamo i bambini, anche se non sono i nostri. Il sostegno reciproco rende più facile dare amore e riceverlo. Anche una piccola cosa come mangiare insieme porta un senso di gioia e comunione che nella società dominante moderna è solitamente riservato ai giorni di festa.

Avere un ruolo e  fare  parte  di  una  squadra  è una  buona  medicina contro  quasi  tutti  i mali moderni  dell’animo.mangiare insieme, comunità intenzionale

Vivere nella natura

Trasponiamo tutto quanto appena descritto all’interno di un paesaggio naturale e capiremo perché questo stile di vita comunitario oggi cattura l’immaginario e il fascino di molte persone.  Si possono formare anche comunità urbane, cioè nelle città, ma diciamo che è più facile creare una comunità in mezzo alla natura.  Vivere in campagna o in montagna significa anche avere la possibilità di coltivare il proprio cibo (vegetale o animale). Non c’è niente di meglio che mangiare i prodotti del proprio lavoro che magari abbiamo coltivato insieme ad altre persone.

Sostenibilità

Una vita comunitaria è anche un ottimo modo per ridurre la propria impronta sull’ambiente. Molto dipende dagli individui che vi fanno parte e dalla loro sensibilità ambientale ma in genere, quando si uniscono le risorse domestiche (e agricole) i consumi e l’impatto ambientale possono diminuire notevolmente.

Questi sono solo alcuni motivi che mi vengono in mente per spiegare perché molti oggi cercano “la comunità”. C’è qualcosa di molto profondo nel vivere assieme a tanti amici e condividere con essi le fatiche della giornata e la bellezza della natura e del tramonto alla fine del lavoro, magari davanti ad un bel bicchiere di vino. 🍷😊 Il problema più grande è forse quello di trovare le persone giuste, cosa assai difficile.

Però, una volta che hai trovato le anime affini che cercavi, non sarà difficile poi così difficile creare un’eco-villaggio e vivere lo stile di vita dei propri sogni.

Fonti e approfondimenti

[1] https://www.emerald.com/insight/content/doi/10.1108/S0196-1152(2010)0000018007/full/html


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Cinque anni fa, grazie al wwoof, ho fatto un corso di Permacultura nel sud Italia e da allora curo il mio orto personale, nella mia piccola fattoria. Cerco di autoprodurre il più possibile e mi piace scambiare il surplus di prodotti con i miei vicini. Il mio sogno è ottenere presto gli spazi necessari per ospitare viaggiatori, nomadi e contadini da tutte le parti del mondo.

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