Storie di cambiamento – Questo post fa parte della serie di racconti del “viaggio senza soldi” di Roberta e Simone che inizia qui.
Un riassunto delle storie di cambiamento che vi abbiamo raccontato finora.
La scorsa settimana abbiamo lasciato Saveria ed Emanwela, le due incredibili sorelle inglesi che ci hanno accolto ad Esperaza. Poco prima di incontrare Jean Marc, il nostro attuale host*, abbiamo avuto una simpatica chiacchierata con un tizio messicano al quale abbiamo rivelato di voler raggiungere la protesta degli Indignados in Spagna; lui criticava questa scelta poiché, diceva, –Se volete cambiare le cose nel mondo, non dovete protestare contro qualcosa, ma dovete “lucir”- (ovvero brillare). Intendeva dire, forse, che bisogna illuminare la vita degli altri, vivendo in prima persona l’esempio che si vuole dare. Una persona che si illumina è capace, come se fosse una candela, di accendere un’altra persona e così via. Tanti lumi che si accendono possono portare ad un cambiamento e sconfiggere il buio, culturale e intellettuale dentro cui sentiamo di essere immersi oggi. Una bella metafora che abbiamo voluto riportare.
In effetti oggi si protesta molto. Pochi però si danno da fare per cambiare. Manifestare è importante, nessuno lo mette in dubbio; ma è ancora più importante ispirare la gente, cominciando a cambiare prima noi stessi. Durante questo viaggio abbiamo avuto la fortuna di incontrare tantissime persone che stanno cercando di cambiare la loro vita, per essere più libere. Si tratta di persone per certi aspetti molto diverse fra loro ma con una mentalità che le accomuna: approcciano la questione della libertà con gli strumenti della decrescita, ovvero vivendo una vita più sobria.
Ecco qui di seguito un piccolo riassunto.
Alla ricerca dell’autosufficienza
Demetris
Demetris, la nostra seconda host, ha costruito la sua fortuna dal nulla: voleva spendere la sua esistenza lontana dal logorante lavoro aziendale, perciò ha deciso di acquistare un piccolo terreno in una collina rocciosa. Non volendo chiedere prestiti alle banche e indebitarsi, ha rinunciato alle comodità essenziali come un tetto, l’acqua calda e la corrente elettrica per diversi anni, finché, pian piano, è riuscita a costruirsi un piccolo angolo di paradiso. Ora, dopo tanti sacrifici e privazioni e dopo aver subito tante critiche ingiuste, possiede una casa nella roccia davvero invidiabile!
Saveria
La vita di Saveria è probabilmente la più’ “lenta” di tutte quelle che abbiamo conosciuto finora. Ha lasciato Londra 12 anni fa, stufa della vita costosa e caotica di una delle metropoli più’ grandi d’Europa. A poco a poco, anche lei si è costruita una bellissima casa; stando a ciò che ha affermato, la sua è la più bella abitazione fra tutte quelle della sua famiglia Anglo-Maltese, che l’ha sempre criticata per la sua scelta di vivere “fuori dagli schemi“. E in effetti, anche se è ancora da finire, è davvero una bella casetta, circondata da un grande giardino e collocata nel verde di un’affascinante paesaggio naturale della Francia del Sud. Saveria svolge piccoli lavori per campare, insegna Yoga e quando può viaggia. La gente che la conosce è stupita del fatto che abbia abbandonato la scuola convenzionale a quindici anni, perché è una donna molto intelligente, piena di cultura. Un giorno ci ha detto: “tutto ciò che ci serve sapere per vivere bene come esseri umani, si impara viaggiando, stando insieme ad altri esseri umani, e provando spesso a vivere in maniera differente dalla solita routine. E’ la scuola della vita”. Saveria vive con poco, con il piccolo sussidio che riceve dallo stato francese e con qualche lavoretto agricolo che le permette di pagare ai suoi figli la scuola pubblica e qualche divertimento.
Jean Marc
Jean-Marc, infine, è l’host che ci sta ospitando in questo momento in Francia, vicino ai Pirenei. Un uomo molto pragmatico. Anche lui è deciso a restare fuori dall’insensatezza del mondo consumistico.
Con gli ultimi risparmi ha acquistato una grande proprietà in un paesino di montagna (Auriac), vicino alle rovine di un castello. Un po’ delusi dall’accoglienza del posto (Auriac è in realtà un piccolo borgo che conta 30 anime) abbiamo scoperto che il suo progetto di vita comunitario è appena iniziato. Da qualche mese vive praticamente solo. Uno dei ruderi che ha comprato si è danneggiato ulteriormente dopo un forte diluvio. In questi giorni Jean-Marc deve decidere se completare l’acquisto del grande casolare dove stiamo soggiornando. Per questo motivo, sta passando un periodo di forte sconforto e abbattimento. La sua missione attuale non è tanto quella di rinnovare la sua casa, quanto quella di trovare altre persone entusiaste che condividano il suo obiettivo: realizzare un progetto di comunità intenzionale e autosufficiente, un vero e proprio eco-villaggio fra i Pirenei.
Questo è, probabilmente, il desiderio che accomuna tutte le persone che ci hanno ospitato finora: la ricerca della libertà e di una comunità in cui sentirsi parte.
Il motore ad idrogeno?
Purtroppo cambiamento e solitudine a volte vanno a braccetto, e Jean-Marc sembra soffrire parecchio la solitudine. Per fortuna non è poi così solo: la piccola Otilia, ed alcuni simpatici vicini vengono spesso a fargli visita. Forte dei suoi pochi ma buoni amici, il nostro host*, è determinato ad andare avanti, soprattutto perché ha un buon asso nella manica: assieme ad un suo amico belga sta costruendo un motore che produrrebbe elettricità usando come carburante un gas (HHO) ricavato dalla reazione chimica dell’idrolisi. Insomma un motore ad acqua. Qui vicino c’è un fiume: se Jean Marc dovesse riuscire a costruire questo motore, potrebbe davvero effettuare un passo in avanti nella sua ricerca di autosufficienza ed emancipazione dal denaro.
Jean-Marc non è un hippy idealista, ma una persona molto razionale, con i piedi per terra. Abbiamo scelto di conoscerlo e vivere un po’ di tempo con lui proprio per approfondire alcuni di questi temi. Da giovane ha viaggiato per tutto il mondo, per lavoro e anche perché una delle sue passioni è stata la navigazione. Ha scritto anche un libro che Tutti i francesi dovrebbero leggere, (non è un suggerimento ma proprio il titolo del suo libro): una critica alla nostra società capitalista e consumista. Secondo Jean-Marc, un governo più giusto, una democrazia più autentica, un sistema più sostenibile, possono avverarsi solo quando al centro di ogni cosa verrà messo l’uomo, la sua salute, il suo benessere, anziché quello dei soldi. Jean Marc ci ha proposto di fare parte del suo progetto, perché abbiamo molti valori in comune. Tuttavia per noi è davvero difficile compiere questo passo: vogliamo visitare ancora un sacco di posti per allargare le nostre conoscenze e trovare altre ispirazioni. Inoltre, il posto, se pur magnifico, è molto isolato rispetto al resto del mondo. Per noi è troppo presto e troppo azzardato scegliere di fermarci qui…
In fondo il senso del nostro viaggio non è solamente quello di dimostrare che sia possibile viaggiare senza denaro (o con pochissimo denaro). La nostra missione è anche quella di viaggiare per scoprire nuove realtà, sondare nuove possibilità. Viaggiare, dunque, per conoscere chi si è già messo in cammino verso il cambiamento, per vivere un’idea diversa di vita, meno frenetica.
Vi terremo aggiornati! A presto.
Roby&Simo in viaggio.
*host, è un termine inglese. Si tratta di “chi ospita”.
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