
Oggi impariamo l’autosufficienza alimentare!
Viaggio in treno da Diamante a Potenza
Il treno regionale che da Diamante (Calabria) ci porta alla stazione di Potenza (Basilicata) è… Lento! Non so se appostarmi sul lato destro del vagone per ammirare le montagne e gli antichi paesini che si affacciano sulla costa, o a sinistra, per ammirare il mar Tirreno, vasto, che luccica e riflette i raggi del sole sulle isole, le spiagge e i promontori della Calabria. Vince il fascino dei villaggi medievali, ancora oggi abitati da chissà quali anime fortunate. Con la mente inizio un secondo viaggio, un viaggio mentale: come si vive lassù? Quali storie, quali braccia, quali menti, quali sogni hanno portato alla realizzazione di queste bellezze misteriose, sospese nel tempo e nella cima di quei colli?
Dare una mano in cambio dell’ospitalità
Mi chiedo se fra quelle case di pietra qualcuno abbia bisogno di una mano -solita scusa per me, per andare a viverci, senza soldi, senza fare rumore: il mio aiuto in cambio di vitto e alloggio, in una nuova comunità, una nuova, temporanea, famiglia. Forse no, forse questi paesani non hanno bisogno di aiuto, forse gli stranieri non sono benvenuti. Potrebbero rovinare l’armonia del posto; potrebbero andarsene in giro a rivelare i segreti, i tesori, le bellezze misteriose che loro custodiscono gelosamente…

Il dilemma del viaggiatore
Ahimè, quello che faccio attraverso il blog è proprio questo: scoprire tesori e rivelare agli altri che esistono. Eppure, forse, alcuni tesori dovrebbero rimanere nascosti, nessuno dovrebbe sapere della loro esistenza, pena la rovina dei tesori stessi, deturpati in seguito dal turismo, dalla massificazione, dall’industrializzazione, dall’antropizzazione. Ci sono ancora, per fortuna, tante bellezze incorrotte ed è bene che rimangano tali.
E qui il dilemma: la mia missione è scoprire posti autentici, integri, bellissimi e, magari, raccontarli. Poi, però, ci ripenso, e anche io, come questi paesani, divento geloso delle mie scoperte; alla fine desidero tenerle tutte per me. Forse è meglio così, che rimangano nascoste.
PANE E POMODORO: missione autosufficienza
Altre realtà, invece, è bene raccontarle e diffonderle. Come quella di Pane e Pomodoro.
Alla stazione di Potenza è sera, e lì incontriamo Beppe. Senza fare troppe domande ci facciamo portare nella sua dimora in mezzo al bosco, al buio, lasciando che sia la mattina a svelare il nuovo scenario bucolico.
Pane e Pomodoro è il nome della fattoria. Un nome che richiama la semplicità. Scopriamo che ci sono due case di legno, legno di abeti importati dalla Norvegia. Vi sono poche suppellettili al suo interno, solo lo stretto necessario. Le stanze e le camere sono vuote, per scelta. Al centro dell’ingresso c’è un focolare, lì siamo invitati a sederci per la colazione, per terra, perché non ci sono né tavoli né sedie. Beppe è un falegname, potrebbe costruirsi tutti i mobili che vuole, ma ama la semplicità, una semplicità declinata quasi a vita tribale: prepariamo il fuoco con le mani, ci scaldiamo con la legna raccolta a mano; mangiamo attorno al fuoco, riempiamo il vuoto dato dall’assenza del televisore ascoltando le storie di Beppe; siamo a 1000m sul livello del mare, nel silenzio più assoluto della boscaglia.
Volontariato
Sono qui con la solita formula del wwoof. Di giorno lavoriamo molto, sempre, ma al giusto ritmo. Mentre noi scaviamo una buca per creare una vasca destinata a diventare bancale per l’orto, Irina, giovane wwoofer, si prende cura del coltivo, strappando l’erbaccia con le mani. È giunta qui come aiutante, ma sembra aver trovato in Pane e Pomodoro la serenità, gli strumenti e le risorse per condurre una vita appartata e naturale, fra meditazione e cura degli animali.
Ogni tanto, a turno, portiamo al pascolo le capre e le pecore di Beppe, accompagnati dalla cagnolina Babù, che ci segue fedelmente, finché non scompare fra le distese dei campi lucani.
Il sogno di Giuseppe

Più siamo, aggiunge Beppe, più sarà facile. “Ci faremo i vestiti da soli, i formaggi, la carne, le verdure, gli utensili, avremo energia auto-prodotta, non avremo bollette da pagare, vivremo in maniera semplice, come si viveva una volta”.

A metà strada
Il contatto di Giuseppe:
beppesantarelli@gmail.com
GUARDA IL VIDEO CHE ABBIAMO GIRATO SU PANE E POMODORO:
Welcome, my brothers, my name is Younis. I have read your announcement which made me feel very happy! When I saw the pictures of the farm and the magical buildings that looked so simple and humble, outside of this tired world & society that makes the men sick, I really hoped, from the bottom of my heart, that one day I will become part of this movement too.